Atlas of European Historiography. The Making of a Profession 1800-2005. Edited by Ilaria PORCIANI and Lutz RAPHAEL (original) (raw)

Il medioevo italiano e la professionalizzazione degli studi storici in Gran Bretagna (1857-1923). Tra storia universale e scienza della politica

Agli inizi della storiografia medievistica in Italia, edited by Roberto Delle Donne, 2020

This essay forms the first part of a wider survey of the diverse presence of the Italian Middle Ages in British historical literature between the Risorgimento and the first post- war period. It focuses on the various models of treatment of the Italian past which may be found in the works of some specialists of Venetian history (R. Brown, H. Yule, H. Brown, W. Miller), authors of general histories of Rankean inspiration (T. Hodgkin, M. Creighton, Lord Acton), advocates of a nomothetic approach aiming to make history a branch of the science of politics (E. Freeman, J.R. Seeley, J. Bryce, A.J Toynbee). The attitudes showed by these scholars towards medieval and Renaissance Italy prove peculiarly revelatory of contrasts and uncertainties about the exact meaning of the trans- formation of historiography into a would-be scientific discipline which accompanied its professionalization in Great Britain.

Prospettive per la Didattica della Storia in Italia e in Europa, a c. di E. Valseriati, New Digital Frontiers, Palermo 2019, pp. 7-12.

Partendo dallo stimolo offerto dalle più recenti riforme scolastiche, questo libro vuole fare luce sulla Didattica della Storia in Italia, in comparazione con la situazione vigente in altri importanti paesi europei (Francia, Germania, Olanda e Svizzera). Ampio spazio è inoltre dedicato, al suo interno, ad alcune esperienze di didattica laboratoriale condotte in Italia ai fini di ripensare la trasmissione del sapere storico nelle scuole secondarie di secondo grado e più in generale negli istituti scolastici taliani.

Il mestiere di storico nell’Europa dell’Est tra stalinismo e destalinizzazioni

Clio nei socialismi reali. Il mestiere di storico nei regimi comunisti dell'Europa orientale, 2020

Gli anni che vanno dalla fine della Seconda guerra mondiale al crol-lo dell'Unione Sovietica hanno rappresentato per i paesi europei del blocco sovietico una fase storica di omogeneità reciproca ma anche di alterità rispetto ai paesi occidentali. L'alterità fu imposta dall'ideo-logia sovietica. Con il 1948, le democrazie "borghesi" vennero messe fuori gioco: i partiti comunisti locali imposero il proprio monopolio, con l'appoggio militare e politico di Mosca. Questa omogeneità, alla quale solo la Jugoslavia di Tito si sottrasse proprio nel 1948, perdurò in tutti gli altri paesi d'oltrecortina fino alla morte di Stalin ma in Alba-nia, Cecoslovacchia, Romania e Repubblica democratica tedesca (Rdt) i meccanismi innestati dallo stalinismo hanno lasciato tracce profonde ancora per lunghi decenni (Tismăneanu 2003). Al fine di analizzare la diversità che progressivamente i paesi del socialismo reale hanno mostrato rispetto al modello politico e culturale dello stalinismo so-vietico, lo studio di Clio, delle sue pratiche e forme, dei riti che prende-vano piede nelle sue cattedrali (le istituzioni di ricerca e le università) da parte dei suoi chierici-laici (gli storici), così come nei nuovi templi profani dedicati alla scrittura della storia dogmatica di partito, può mostrare non solo come le rotture rispetto all'uniformità stalinista siano state localmente imposte a livello continentale, ma fare anche luce sulle comunità epistemiche che hanno riaffermato la propria voce (Iacob 2012) nelle cosiddette "vie nazionali", il compromesso ricono-sciuto da Nikita Chruščëv come necessario per salvare l'unità del co-munismo. Questo processo si è affermato con modalità e tempi differenti a seconda delle esigenze delle élite di ogni partito comunista nell'arco di più di un decennio (

ARCHEOLOGIA DEI PAESAGGI STORICI A VENT’ANNI DALLA CONVENZIONE EUROPEA DI FIRENZE, TRACES OF COMPLEXITY. STUDI IN ONORE DI ARMANDO DE GUIO | STUDIES IN HONOUR OF ARMANDO DE GUIO, ed, Luigi Magnini, Cinzia Bettineschi, Laura Burigana, Mantova, 2021, pp. 141-164.

The extension of meanings and values relating to the concept of landscape, which has occurred in recent decades, has had multiple consequences: on the epistemology of the disciplines that deal with landscapes (from geography, to history, to archaeology, to natural sciences); on protection, no longer linked to individual monuments, but enforced through planning together with specific economic and social management policies. These themes will be analyzed in this paper. The principles and methods of study of historical landscapes developed by the medieval archeology team of the University of Padua are investigated in relationship with the current models of participation and sustainable development promoted by the main international institutions that deal with the protection and management of cultural heritage.