La prova dell'enunciazione. Fotografia digitale, deepfake e pertinenza documentale denegata o rinegoziata (original) (raw)
Related papers
Il mock-documentary e la decostruzione del genere documentario
La caratteristica dei cosidetti finti documentari (o più precisamente mockdocumentary, documentari beffardi, burloni con una non casuale sottolineatura sul carattere scherzoso e traditore del termine) è quella di utilizzare la “forma” del documentario per veicolare contenuti che “veri” non sono. In alte parole l’elemento di fiction viene trattato come se fosse un elemento reale, appartenente cioè a quella parte di realtà che è teoricamente possibile catturare con la macchina da presa o con la telecamera. Ma qual è la forma del documentario? O meglio quali sono le forme del documentario? Quali sono le sue caratteristiche principali? È una risposta complessa perché il cosidetto documentario non solo ha cambiato forma e aspirazioni nel corso degli anni, ma è ormai sempre più soggetto a un processo di contaminazione con la cosidetta fiction. Nella presente tesi non cercheremo di dare una risposta diretta alle domande che ci siamo appena posti, ma procederemo in senso inverso: attraverso l’analisi di un gruppo particolare di mock-documentary individueremo le caratteristiche del documentario che vengono disattese e decostruite in questi testi. Per inquadrare correttamente il problema ci avvaleremo del supporto di un testo importantissimo Faking it. Mock-documentary and the subversion of factuality (1). Questo libro, oltre a tracciare un interessante percorso dal documentario al mock-documentary, avvalendosi del contributo dei più sagaci studiosi del genere, introduce e mette a disposizione dello studioso un altro importantissimo strumento: il mock grade, traducibile provvisoriamente in italiano come gradiente di finzione. La traduzione è approssimativa perché l’aggettivo “mock” in inglese indica sì qualcosa di finto ma anche qualcosa di ironico, più vicino allo scherzo e alla trappola che alla mistificazione. E la caratteristica beffarda, oltre a quella decostruttiva è proprio quella fondante del mock-documentary che decostruisce il genere, attraverso una irresistibile ironia. Questa ironia non è una caratteristica accessoria ma fondamentale perché nasconde una sottintesa comunicazione con il pubblico. Il mock-documentary, infatti, è forse l’unico genere di “spettacolo” che pretende una partecipazione “attiva” del suo pubblico. Potremmo quindi affinare la nostra traduzione in livello d’ironia o meglio in livello di beffardia. Jan Roscoe e Craig Hight individuano tre livelli di beffardia nell’analisi del mock-documentary: il primo livello (mock grade 1) è costituito dalla parodia e comprende la stragrande maggioranza dei testi, il secondo livello (mock grade 2) è caratterizzato dalla critica quei testi che operano una critica feroce alla comunicazione e spettacolarizzazione operata dai media. Infine troviamo il livello più alto (il mock grade 3), dove secondo la studiosa australiana e lo studioso neozelandese si opera una vera e propria decostruzione del genere, capovolgendo completamente tutte i suoi elementi fondanti. I testi con queste ultime caratteristiche sono molto rari, i tre più importanti (2) sono Dave Holzman’s Diary (USA, 1967, 73’) di Jim Mc Bride, The falls (GB, 1980, 185’) di Peter Greenaway e Il cameramen e l’assassino (C’est arrivé près de chez vous, Belgio, 1992, 95’) di Remy Belvaux, André Bonzel e Benoît Poelvoorde.. Una volta analizzati questi tre testi fondamentali e aver estrapolato le loro caratteristiche di decostruzione tenteremo di portare la nostra analisi più avanti, aggiungendo qualcosa di nuovo a ciò che fin qui è stato detto. Cercheremo cioè di individuare le caratteristiche di un nuovo genere che che a differenza degli altri possiede solo il nome di ciò che intende rappresentare, la realtà. La struttura di questo lavoro sarà organizzata come segue; nel capitolo 1 verrà esposta una panoramica dei finti documentari, nel capitolo 2 si esporranno le recenti trasformazioni del documentraio e si introdurrà il concetto di mock grade, che sarà analizzato in dettaglio nel capitolo 3 Nel capitolo 4, saranno analizzati in tre testi prescelti e ne sarà proposto un quarto, ovvero Tribulation 99. Alien Anomalies Under America (USA, 1992, 48’) di Craig Baldwin Infine nel saranno esposte le conclusioni del lavoro, ovvero l’ipotesi che il mock-documentary in ultima analisi disveli la nascita di un nuovo genere proprio più che del cinema, dei mezzi di comunicazione di massa, vale a dire la realtà. Seguirà una filmografia di tutti i finti documentari prodotti fino alla stesura della tesi e un’ appendice con un’ampia documentazione sulla trasmissione alla televisione neozelandese del mock-documentary Forgotten Silver di Peter Jackson, una rassegna stampa su Il cameramen e l’assassino all’epoca della sua uscita in Italia e il resoconto della corrispondenza via e-mail con Craig Hight per l’inserimento del film Tribulation 99. Alien Anomalies Under America tra i testi di categoria mock grade 3. (1) Jan Roscoe e Craig Hight, Faking it. Mock-documentary and the subversion of factuality, Manchester University Press, 2001 (2) (2) Nel nostro paese l’unico che avuto una certa fortuna è l’ultimo. Gli altri due non sono usciti nelle sale, se non rare apparizioni a festival o rassegne. Recentemente (novembre 2004) è uscito un cofanetto di DVD (Dolmen) che comprende anche The falls di Greenaway.
Traccia e registrazione. Sui fondamenti di Documentalità
Rivista Di Estetica, 2012
The aim of the paper is to discuss the basic concepts developed in Ferraris’ book Documentalita, in particular the first two items of the conceptual triad trace-registration-inscription. The alleged priority of icnology on semiotics can hardly be justified; due to the overlooking of the notions of rule and code, the law of the production of traces remains obscure. On the other hand, the notion of registration as presence of traces in the mind conflicts whit some of our knowledge about the brain and cannot avoid a logical circularity, since the trace is defined as something which can exist only if a mind is recognizing it as such.
Pornografia contemporanea: il deepfake come forma di abuso
European Public & Social Innovation Review, 2024
Introduzione: La creazione non consensuale di immagini intime attraverso il deepfake è in aumento. I nudifier, nuovi strumenti di IA che realizzano nudificazioni delle immagini caricate, sono un nuovo metodo di produzione di contenuti che possono essere utilizzati a scopo di abuso. Metodologia: Attraverso un’analisi empirica e qualitativa, abbiamo esaminato l'uso e il risultato di queste applicazioni. Risultati: Gli intervistati hanno mostrato difficoltà nel riconoscere le immagini reali da quelle nudificate e rare forme di deterrenza nell’uso improprio di questi strumenti. Discussione: L'uso di nudifier pone seri problemi etici e legali, evidenziando la necessità di misure deterrenti più efficaci. Conclusioni: È fondamentale sviluppare strumenti e leggi per contrastare l'abuso dei nudifier e proteggere la privacy delle persone coinvolte.
RIFL – Rivista Italiana di Filosofia del linguaggio, 2022
In this essay, we consider the possible impact that deepfake technologies may exert upon the phenomenon of Non-Consensual Diffusion of Intimate Images or videos (NCDII), sometimes (mis)labeled as "revenge porn". In partial contrast to the pessimistic view according to which deepfakes could enhance the threat constituted by NCDII, we forecast that, on the long run, the spread of deepfake media could lead to deflating the sense of trust that make us assume that photographic-looking images and videos represent some actual reality. By so doing, deepfakes can ultimately depower the sense of intimacy that NCDII bring about, hence possibly reducing their allure among the wrongdoers as well as their power to harm.
Gian Piero Brunetta and Carlo Alberto Zotti Minici (eds.): La fotografia come fonte di storia, atti del convegno (Venezia, 4-6 ottobre 2012)., Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2014, pp.248-268, 2014
È molto difficile, e direi anche contraddittorio, parlare di fotografie senza mostrarle: qui parlerò non di specifiche fotografie, bensì dei diversi spazi virtuali e digitali nei quali ci confrontiamo con le immagini. Tratterò anche di alcuni mutamenti che il digitale ha imposto alla cultura fotografica. Il passaggio dalle pellicole ai pixel, una vera rivoluzione, ha profondamente trasformato la storia stessa della fotografia. Così come per la lanterna magica, descritta da Athanasius Kircher nel Settecento, che proiettava la luce attraverso vetri dipinti, le fotografie digitali di oggi necessitano di uno strumento per essere illuminate. Quello che teniamo in mano non sono le fotografie, ma soltanto gli emulatori di fotografie, questi strumenti che mediano tra i nostri occhi e le fotografie che abbiamo scattato o stiamo visionando, quasi come le proiezioni dell’antica lanterna magica.
2010
Analisi della celebre Prefazione verghiana a L'Amante di Gramigna, condotta alla luce della metafora fotografica con cui Salvatore Farina (alfiere del realismo italiano e dedicatario della prefazione) prende significativamente le distanze dalla proposta di realismo avanzata dallo scrittore siciliano. La metafora fotografica impiegata da Farina indica un territorio, quello della realtà empirica e degradata, escluso dall'ontologia della forma tipica dell'estetica ottocentesca. Un territorio, tuttavia, verso il quale la proposta di realismo operata da Verga punta la sua indagine, approntando un modello metodologico convergente rispetto al coevo modello di realismo fotografico ottocentesco.