Riflessioni sul sufetato tra Tiro, Cartagine e Roma. Nuovi documenti da Sulky (Sardegna) e Thugga (Tunisia) (original) (raw)

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Abstract

The recent discoveries of new documents that attests the word “sufete” in the ancient punic city of Sulky/Sulcis (Cronicario Area) in Sardinia and from the city of Thugga in Tunisia, allows us to underline the history and development of this particular magistry between the Levant and the West, typical of Phoenician-Punic rules of administration, but also important during the Roman Era, with specific regard to the regions and provinciae with evidences of Punic cultural background.

Il tofet dove e perché. L’identità fenicia, il Circolo di Cartagine e la fase Tardo Punica

Bollettino di archeologia on-line 1.2013 (Anno IV) http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/16/D\_ANDREA\_GIARDINO.pdf, 2013

L’origine del santuario tofet va ricercata nella madrepatria fenicio-cipriota o a Cartagine? Che ruolo ha quest’ultima nello sviluppo e nella diffusione del tofet? E cosa accade dopo la distruzione della metropoli punica? L’analisi delle tendenze storiografiche, delle fonti classiche e dei dati archeologici e lo studio della localizzazione e della cronologia dei santuari tofet, dei loro repertori ceramici, lapidei ed epigrafici porterà a riconoscere un’identità fenicia in quello che chiameremo “Circolo del tofet” (VIII - metà VI sec. a.C.) ed una dipendenza dalle scelte politico-religiose della città punica nel “Circolo di Cartagine” (metà VI sec. a.C. - 146 a.C.). La ricerca e lo studio dei tofet neopunici (II sec. a.C. - II sec. d.C.), localizzabili nella regione magrebina dopo la fine dell’imperialismo cartaginese, suggerisce, infine, che questa nuova categoria santuariale nasca e si diffonda in più siti proprio in virtù della loro acquisita indipendenza socio-politica e religiosa conseguente alla distruzione di Cartagine la quale aveva fino ad allora osteggiato la diffusione di santuari tofet nel proprio entroterra africano. The origin of the Tophet sanctuary has to be found in the Cypro-Phoenician Motherland or in Carthage? What is Carthage’s role in the Tophet development and spreading? And what happens when the Punic city comes to its end and afterwards? The analysis of the historiographic tendency, either through the classical sources or the archaeological finds, and the study of the localization and the chronology of the Tophet sanctuaries, and their pottery and epigraphic repertoires will lead us to acknowledge a Phoenician identity in the so called “Tophet Circle” (8th - middle of 6th cent. BC) and a reliance on Carthaginian political and religious choices in the “Carthaginian Circle” (middle of 6th cent. BC - 146 BC). Moreover, research and study of Neopunic Tophet (2nd century BC – 2nd cent. AD) in the Maghrebian area right after the end of Carthage’s hegemony suggest that this new sanctuary category arose in several different sites because of their brand new political and religious independency, after-acquired the destruction of Carthage, the city which had hampered the Tophet diffusion in its own African hinterland.

Athyrmata fenicio-punici: la documentazione di Sulcis (CA)

Athyrmata erano chiamati dagli antichi Greci gli ornamenti personali nonchè la tipica merce di scambio dei Fenici, che si rinviene principalemente in contesti funerari o santuariali. Nel presente lavoro verrà presa in esame la documentazione del centro fenicio-punico di Sant'Antioco (antica Sulcis) in Sardegna (VIII-III sec. a.C.). Sarà fornito un elenco di tutti gli oggetti sinora editi e uno studio analitico di quelli rinvenuti recentemente in sei tombe puniche. Sarà quindi analizzata l'intera documentazione sotto tre aspetti fondamentali: l'uso, la produzione e gli scambi.

Dalla laguna al mare. Osservazioni su Cagliari tra Cartagine e Roma

Know the sea to live the sea Conoscere il mare per vivere il mare Atti del Convegno (Cagliari-Cittadella dei Musei, Aula Coroneo, 7-9 marzo 2019) a cura di Rossana Martorelli Morlacchi Editore U.P., 2019

La pratica quotidiana dell’archeologia urbana ha prodotto una straordinaria quantità di dati nuovi che, pur in via del tutto preliminare e con la prudenza dovuta ad indagini che non sempre hanno potuto essere esaustive ed a studi ancora in corso, consentono di proporre qualche riflessione sulla fisionomia di Cagliari nel momento del passaggio dal governo cartaginese a quello romano nello spazio che, allora come oggi, si configura come interfaccia tra il mare e la città.

Carthago a cartha, in G. Bartoloni, P. Matthiae, L. Nigro, L. Romano (eds), Tiro, Cartagine, Lixus : nuove acquisizioni. Atti del Convegno internazionale in onore di Maria Giulia Amadasi Guzzo (Roma, 24-25 novembre 2008)(= Quaderni di Vicino Oriente, IV), Roma 2010, 237-258.

Presentazione del volume M. Guirguis - S. Muscuso - R. Pla Orquín (eds), Cartagine, il Mediterraneo centro-occidentale e la Sardegna. Società, eco-nomia e cultura materiale tra Fenici e autoctoni. Studi in onore di Piero Bartoloni, Sassari, 2020-2021,

CaSteR 7 , 2022

due volumi di studi in onore di Piero Bartoloni, uscito all’interno della collana Le Mo-nografie della SAIC, della Società Scientifica “Scuola Archeologica Italiana di Cartagine” nel 2020 (volume I) e nel 2021 (volume II), nascono da una illuminata iniziativa di tre dei suoi più cari allievi, Sara Muscuso, Rosana Pla Orqín e Michele Guirguis, che nel luglio del 2017 hanno organizzato una giornata di studi e ricerche dal titolo “Cartagine, il Mediterraneo cen-tro-occidentale e la Sardegna. Società, economia e cultura materiale tra Fenici e autoctoni”, presso il Museo Archeologico “Ferruccio Barreca” di Sant’Antioco. In sede di pubblicazione, i curatori dell’opera hanno voluto allargare ulteriormente l’orizzonte cronologico, culturale, tematico e geografico dei volumi, in modo da poter includere più Autori, che hanno voluto rendere omaggio a Piero Bartoloni con i loro scritti, condividendo le ricerche che si ricollega-no, in maniera più o meno diretta, ai suoi molteplici studi ed interessi.

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References (138)

  1. fra Avitta Bibba e Thuburbo Maius: i sufeti Maximus Saturi f. e L. Lu- cisci f. sono ricordati in Cil, viii 12248 (130 d.C.); la civitas è an- cora attestata con Gordiano iii (Cil, viii 12250). divenne munici- pium (Cil, viii 12252) in un momento fra Gordiano iii e Gallieno sine collega.
  2. Zucca 2004, 41, fra Tepelte e Sucubi. i sufeti Macer e Baliato sono ricordati in un testo del 138-161 d.C. (AE 1982, 931). non sap- piamo se cambiò statuto. 131 desanges 1980, 295-296; lepelley 1981, 190-191; Gascou 1982b, 294-295; Gascou 2003, 240. hr. Bir magra. dubbia l'identi- ficazione con l'oppidum civium Romanum Tibigense (Plin. nat. 5, 29). il sufeta Felix Victori[s ---]ae filius curò una dedica ad Escula- pio per la salus di Antonino Pio e dei figli (Cil, viii 765 = 12228);
  3. la civitas è menzionata anche su una base di statua per un imperatore del ii secolo d.C. o per settimio severo (Cil, viii 767 = 12230) e su una dedica del 218-228 d.C. (AE 1995, 1653). divenne municipium in un momento imprecisato prima del 255 d.C. (Cil, viii 766 = 12229), statuto ancora conservato in una dedica a Costantino, forse del 308-309 d.C. (Cil, viii 23118).
  4. Ferchiou 2010-2012, 147-161. Fra Gales e Furnos Maius; tracce insediative sin dalla preistoria. i sufeti Baric Honorati (f.) e Chi+[---] (AE 2010, 1806) sono ricordati su un testo genericamente datato fra i-ii secolo d.C. ma la cui cronologia, in base ai formulari in uso nella valle dell'oued el-kébir può forse essere circoscritta al- l'età antonina. in età tarda era nota una civitas o una colonia [splend]idissima (AE 1981, 878: dedica a Costantino, Costantino ii, Costanzo e Costante). 133 lepelley 1981, 172-173; Gascou 1982b, 284-285. hr. Zektoun, sul versante sud del dj. saouaf, fra Ziqua e Abthugnos. Cil, viii 11193 (138-161 d.C.) ricorda i sufeti Felix e Ae[---] o Felix Ae[---];
  5. la civitas è ancora nota nel 212 d.C. (Cil, viii 11194); dei munici- pes Thacenses sono indicati in un testo del Basso impero (Cil, viii 11195); forse a Thaca si deve attribuire il municipium menzionato in un testo dalla vicina Aïn-el-Ansarine (Cil, viii 24069: 425-439
  6. Zucca 2004, 42-43. un testo del principato di Commodo men- ziona i sufeti Natalis [..]llisii (f.) e Namphamo Gu[d]dis ? (f.) fra il 185-192 d.C. (AE 1982, 932). non sappiamo se il suo statuto sia mu- tato in seguito. 135 lepelley 1981, 165; Gascou 1982a, 214; Gascou 2003, 237- 238. non distante da Bisica Lucana. la civitas, ancora attestata nel 168 d.C. (Cil, viii 23941), divenne municipio con settimio severo e Caracalla, statuto ancora conservato fra il 364-375 d.C. dei sufeti sono indicati da Beschaouch 1993-1995b, 249-250 in un testo ine- dito. 136 lepelley 1981, 170; Gascou 1982b, 290. hr. tambra. dei su- feti sono ricordati in un testo inedito (Beschaouch 1993-1995b, 249- 250);
  7. in una data imprecisata anteriore al 313 d.C. ottenne lo statuto municipale (Cil, viii 23897).
  8. Zucca 2004, 43. sidi mediéne. un testo inedito ricorda dei su- feti (Beschaouch 1993-1995b, 249-250);
  9. i Taphrurenses dedicarono un tempio a saturno, a spese pubbliche, durante il principato di Adriano (AE 1983, 951).
  10. Themetra), dove pro honore sufetatus si ricorda il versamento di 800 sesterzi e la realizzazione di una statua per l'imperatore (con- tra Aounallah 2001, 274 per l'assenza nel testo dei verbi promitto, taxo o simili); per un parallelo nei formulari, sempre da Vina, AE 1961, 199: ob honore magistratus. 160 È interessante il confronto con alcuni testi del municipio di Lepcis Magna: in iRt 318 = iPt 27 e iRt 347 il sufeta, cui primo ordo et populus ob merita maiorum eius et ipsius lato clavo semper uti concessit, evidentemente felice dell'onore ricevuto aram et podi(um) d(e) s(ua) p(ecunia) f(acienda) c(uravit); in iRt 348 sem- brerebbe aver versato una summa di 80.000 sesterzi probabilmente per una dedica a domiziano. si veda inoltre Balboa lagunero 2014, 368-369 pur con una differente ottica. 161 Zucca 2004, 11-12. la testimonianza più antica è una citazione di Catone ripesa da Festo (142-143l); poche altre indicazioni si tro- vano nell'oratore m. Calidio, contemporaneo di Cesare, in livio, se- neca e infine in Paolo diacono.
  11. Belkahia, di vita-Évrard, 1995, 256: esempi a Utica e con va- riante archarchon a Thuburnica, cfr. infra; perplessità in manfredi 2003, 381 che pensa invece che archon si riferisca meglio al rab (infra). 163
  12. Aounallah 1992, 307-309 (che propone almeno per Vina l'equi- valenza fra magistratus e sufetatus, cfr. anche Aounallah 2001, 272);
  13. Belkahia 1994, 1077, 1083-1085;
  14. Belkahia, di vita-Évrard 1995, 264-273. i magistratus sono attestati a Vina (AE 1961, 199; 1992, Riflessioni sul sufetato tra Tiro, Cartagine e Roma. Nuovi documenti da Sulky (Sardegna) e Thugga (Tunisia) 170 kotula 1973, 77; Belkahia, di vita-Évrard 1995, 262-263;
  15. Aounallah, 2003, 253; Coltelloni-trannoy 2011, 564 pensano a una sopravvivenza delle istituzioni numide o una magistratura straordi- naria che sostituiva il normale collegio di due magistrati; manfredi 2003, 380, ipotizza che il collegio sia un ritorno alla tradizione feni- cia dei tre sufeti o il tentativo di dare una maggiore visibilità politica alla componente libica dopo la caduta di Cartagine (ma cfr. anche supra, nota 144); pensa a un'istituzione decisamente indigena Balboa lagunero 2014, 369-370. 171 secondo kotula 1973, 77 un re (Gld) e due mWsn "capi dei cento" (Ril 2, cfr. Ghaki 1997, 42) si sarebbero trasformati in un collegio di tre sufeti guidato dal sufes maior, corrispondente al rab sofet / GLD. 172 dubitativamente Belkahia, di vita-Évrard 1995, 262, 267, 270- 272 sulla scia di kotula 1973, 78-79 e Fantar 1988, 210-211 (che lo identifica con i B'l', i capi della famiglia allargata): in realtà le due studiose optano per un alto dignitario locale, una sorta di princeps senatus (cfr. supra § 2) dotato di un'auctoritas superiore e che forse restava in carica molto più a lungo (su questa linea Belkahia 1994, 1085-1086; di vita-Évrard 1997, 75-76); per Picard 1974, 131 forse nascondeva il ricordo del re di Numidia; per Aounallah 2003, 252- 253 era forse un incarico onorario. in generale cfr. maurin in dFh 143-144; manfredi 2003, 380-382: principes sono ricordati anche nel municipium di Lepcis Magna (iRt 350), a Guelaa-Bou-Aftane (ilAlg., i 561), a Thugga (AE 1966, 510 = dFh 48: i secolo d.C.), dove era forse equivalente al GDL (Ril 2, cfr. Ghaki 1997, 29, 45): di conseguenza pare difficile un'equivalenza con il rab "capo dei su- feti" (rab sofetim) e con il sufes maior (cfr. anche infra; favorevole invece all'identificazione Balboa lagunero 2014, 370-371). 173 non si scordi tuttavia il controverso esempio di Thimida Regia (supra) e che la lex agraria del 111 a.C. (Cil, i 2 585, l. 81) ricordava terre pubbliche assegnate ai figli di massinissa.
  16. Belkahia, di vita-Évrard 1995, 263; khanoussi in dFh 143. 175 Picard 1974, 129-132; Belkahia, di vita-Évrard 1995, 263 (con riferimento al testo di Chul);
  17. di vita-Évrard 1997, 75-76 cfr. anche desanges in ibid.); khanoussi in dFh142-143; Aounallah 2003, 253; manfredi 2003, 380-381;
  18. Coltelloni-trannoy 2011, 564.
  19. Supra § 2. si è già visto, supra, come il sufes maior non possa identificarsi con il princeps; Février, Fantar 1965, 47-49 hanno sup- posto che il RB hŠPtm fosse l'equivalente del quaestor di Gades (liv. 28, 37, 2, cfr. anche supra § 2), un funzionario dunque con man- sioni esclusivamente finanziarie che affiancava i sufeti, con i quali componeva di fatto un triumvirato. 177 Poinssot 1959, 124-126; Ferchiou 1987, 66. in generale si deve osservare una scarsa propensione del mondo punico alla scrittura, se non appunto nella stessa Cartagine (per la sardegna un quadro par- ziale in Zucca 1996, 1450-1451).
  20. Beschaouch 1993-1995b, 249-250, cfr. anche Balboa lagunero 2014, 363-365. sulla politica di valorizzazione delle aree rurali vo- luta da Cesare e soprattutto Augusto, cfr. ibba 2012a, 34, 38-39; las- sère 2015, 108, 123. 179 Beschaouch 1993-1995b, 250; Aounallah 2001, 294; Aounal- lah, maurin 2008, 245: in precedenza Chul era forse un castellum Abbreviazioni bibliografiche Abou samra G. 2005, Bénédictions et malédictions dans les inscriptions phénico-puniques, kaslik.
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  37. 214 Michele Guirguis -Antonio Ibba adtributum a Cartagine. Paiono meno credibili i riferimenti all'era delle Cereri a Cartagine o all'era provinciale. 180 Aounallah 2001, 192-195; su questa linea già Picard 1974, 127- 129; vedi anche Jacques, scheid 1992, 287-296; sulla lenta diffu- sione delle istituzioni romane, cfr. Gascou 1982a; Gascou 1982b; Gascou 2003; ibba 2012b, 137-143. l'ipotesi di Beschaouch (supra) troverebbe per altro difficile applicazione negli oppida libera gestiti da sufeti (Oea, Lepcis Magna, Sabratha, Capsa, Curubis, Utica, Hippo Regius, Mactaris e forse Avitta Bibba) Piuttosto che imposi- zione di istituzioni locali, si deve pensare a un riconoscimento delle medesime da parte delle autorità provinciali e del senato (poi del- l'imperatore) ma su precisa richiesta delle comunità medesime; lo stesso discorso vale per la diffusione delle coloniae e dei municipia e per la concessione di statuti autonomi a castella adtributa (ibba 2012a, 66; ibba 2012b, 142-145). 181 lepelley 1994; lepelley 2003, 222-224. 182 in generale, ibba 2012a, 72, 81, 83-84; lassère 2015, 253-255, 296-346; cfr. anche supra § 4. Balboa lagunero d. 2014, Conquistadores y conquistados: estrategias de dominio y formas administrativas de origen púnico en el África romana, in Bravo G., González sali- nero R. (eds.), XI Coloquio de la AIER. Conquistadores y conquistados: relaciones de dominio en el mundo romano, madrid, 357-375.
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"Giù dalle mura: da Tiro a Cartagine visitando altri luoghi": “Rivista di Studi Fenici”, 44 (2016), 145-153.

In this exercise of comparison, I examine some cases in which prisoners are thrown from the walls of besieged cities: Tyre, Utica, Hippo, and Carthage. Comparisons are made with ritual actions taken in case of siege, and with executions of convicted and prisoners, in order to observe typological similarities and differences, and to emphasize the specific features of events and circumstances. Keywords: Tyre; Carthage; Utica; Falling from the Walls; City under Siege; Treatment of Prisoners.

DUE NOTIZIE CONCERNENTI L'ITALIA MERIDIONALE DAL KITĀB AL-‘UYŪN WA ’L-ḤADĀ’IQ FĪ AḪBĀR AL-ḤAQĀ’IQ (LIBRO DELLE FONTI E DEI GIARDINI RIGUARDO LA STORIA DEI FATTI VERIDICI)

Come è noto a ogni studioso che si sia occupato e si occupi della storia dell'Italia meridionale medievale, la Biblioteca arabosicula di Michele Amari costituisce tuttora uno strumento fondamentale, soprattutto per la massa di documenti che essa mette a disposizione dei non-arabisti (1). E tuttavia, è oggi necessario integrare la straordinaria raccolta amariana con le notizie provenienti da testi ancora inediti all'epoca del grande studioso siciliano. Questa operazione, cominciata già nel 1910 con la pubblicazione di nuovi testi arabi riguardanti la Sicilia nei volumi celebrativi del centenario amariano (2), non è sempre facile, anche per l'oggettiva difficoltà di comunicazione fra gli studi arabistici e quelli concernenti il medioevo italiano: basti pensare che quello che lo stesso Amari considerava uno dei testi più interessanti per la storia dei rapporti tra Ifrīqiya e Italia meridionale, il Kitāb riyād . al-nufūs fī tabaqāt 'ulamā' al-Qayrawān wa-Ifrīqiya (Libro dei giardini delle anime nelle biografie dei sapienti di Qayrawān e dell'Ifrīqiya) (3), manca ancora 1 (1) M. AMARI, Biblioteca arabo-sicula, Torino-Roma, E. Loescher, I-II, 1880-81.