Castel di Guido ed il III stile a Roma (original) (raw)

Riuso dell'antico nella Loggia di Paolo III a Castel Sant'Angelo

Castel Sant'Angelo nel Cinquecento. Le decorazioni farnesiane (a cura di Barbara Agosti, Silvia Ginzburg), Edizioni Efesto , 2024

This article focuses on a section of Castel Sant'Angelo, specifically the Loggia of Paul III. It is an open loggia that still preserves significant remnants of its Renaissance decoration, created in 1543-1544 by Girolamo Siciolante da Sermoneta. The article aims to demonstrate how the decoration was deeply inspired by ancient models, particularly the Golden Vault of the Domus Aurea. Through the analysis, it is shown how the Loggia of Paul III became, in its own way, a model copied by later artists. In this context, certain subjects are identified in a drawing held at the Metropolitan Museum in New York. The article concludes with the mention of another instance where ancient ceilings inspired the artists of Castel Sant'Angelo, specifically in the space known as the "Treasure Room.

I Castelli di Giulio II da Roma alla Tuscia

Pope Julius II della Rovere and the castles of Ostia Antica, Castel Sant'Angelo, Fortezza Giulia in Civitavecchia and Civita Castellana. His arms and other buildings in Vetralla and Viterbo.

Perino del Vaga, Michele Lucchese e il Palazzo di Paolo III al Campidoglio. Circolazione ed uso dei modelli dall'antico nelle decorazioni farnesiane

A seguito del ritrovamento nei depositi dell’Accademia di Belle Arti di Roma dei fregi che decoravano il demolito palazzo di Paolo III Farnese al Campidoglio, si analizza il ruolo svolto nel cantiere da Michele Lucchese, remunerato per la realizzazione degli affreschi, che sono connotati da una marcata influenza stilistica di Perino del Vaga. Viene ipotizzata l’esistenza di un’associazione temporanea di impresa composta da Perino del Vaga e da Michele Lucchese: un tipo di bottega a struttura mobile, composta da più parti, ognuna delle quali doveva avere la capacità di operare in modo autonomo, avvalendosi però dell’impronta e dei modelli di Perino. Le invenzioni presenti negli affreschi sono in gran parte derivate da modelli dall’antico. Tema dominante è quello della danza. Alcuni dei fregi rappresentano una teoria di danzatori, composta da eleganti fanciulle, da un vecchia dal seno cadente, da un uomo barbuto ed uno incappucciato, che si tengono per mano o per il bordo della veste. Altri raffigurano putti ed amorini in cerchio intenti al ballo. Il tema delle dame e cavalieri in fila che intrecciano eleganti danze, negli anni centrali del Cinquecento, doveva rispondere al gusto dell’epoca, tanto da suscitare una diffusione particolarmente intensa in molti palazzi e ville ricollegabili, per via di parentela o via politico-curiale, alla famiglia Farnese. L’indagine, quindi, si estende ad altri cantieri farnesiani, mettendo in evidenza caratteristiche ricorrenti di funzionamento delle équipe coinvolte ed una circolazione di artisti di ambito prevalentemente perinesco. Tramite i disegni, anche i modelli dall’antico circolano all’interno dei gruppi di pittori al lavoro nella stessa impresa decorativa e sono trasmessi alle rispettive botteghe e alle loro filiazioni e articolazioni. La piacevolezza del motivo delle danze, ne ha garantito una lunga durata, ben al di là della cerchia farnesiana e dell’ambito cronologico considerato. Nel tentativo di ricostruire una sorta di geografia della diffusione del tema, sono prese in considerazione le tante variazioni del soggetto che hanno popolato le dimore gentilizie del Cinquecento,e non solo. Viene inoltre ricostruito il profilo di Michele Lucchese, pittore, incisore e mercante di stampe, la cui attività si svolse all’ombra dei Farnese, ed in particolare del cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora, nipote di Paolo III. Parte della sua produzione incisoria viene letta come un tassello del complesso fenomeno della circolazione dei modelli tra Italia e Francia nel Cinquecento.

Il culto di San Guido nella tradizione manoscritta

Iter 4, 2005

Testimonianze manoscritte e, nello specifico, codici liturgici medioevali che attestino la diffusione del culto e la devozione a san Guido ( †1070), vescovo e patrono di Acqui, risultano essere numericamente modeste e relativamente tarde rispetto all'epoca in cui visse il santo. Forse deludendo già in apertura le aspettative di chi si occupa da tempo del patrimonio storico-artistico della città o di chi semplicemente risiede ad Acqui e ben ricorda la festività del santo medioevale, dobbiamo constatare che solo un paio di manoscritti -e in maniera più diffusa uno solo -attribuibili alla metà e alla seconda metà del XIV secolo ci 'parlano' di san Guido, delle preghiere e dei canti a lui dedicati ed acclamati dalla comunità acquese. D'altro canto occorre anche considerare che l'esiguità di queste testimonianze librarie non rispecchia fedelmente la situazione di allora: dispersioni, calamità di vario genere (catastrofi, guerre, incendi,…), o il solo utilizzo quotidiano fecero in modo che tali libri smarriti, consunti, o del tutto inservibili venissero solo in parte sostituiti con codici nuovi o con libri a stampa; per tutta una serie imprevedibile di fattori si deve dunque mettere in conto che i manoscritti giunti fino a noi costituiscano una piccola parte di quello che realmente era stato prodotto per celebrare la liturgia nel territorio di Acqui. Una delle due testimonianze superstiti è costituita dal Messale-Calendario dell'Archivio Vescovile di Acqui, Fondo AS Miscell., un codice in pergamena di formato medio-grande (mm 382x263), vergato in una scrittura gotica attribuibile su base paleografica alla metà del XIV secolo, che reca in realtà un esile riferimento alla festa di san Guido: Acqui, Cattedrale, particolare del portale del Pilacorte (1481). San Guido.

Il Castello di Gorizia tra Sei e Settecento

Gorizia Historical Yearbook, 2022

The castle is the symbol of Gorizia in Friuli. Considered an exclusively medieval monument after its reconstruction completed in 1937 following the First World War, the castle nevertheless played a considerable role in the modern age. It carried out three functions: representation of the power of the Habsburg ruler, defense from external (Venetians and French) enemies and detention of criminals. The castle was the official residence of the captain of the County of Gorizia. The archival documents illustrate the renovation and expansion works that gave the monument its almost final shape around 1700, when it mainly lost its military function – but as garrison and prison, the castle of Gorizia remained in use until 1914.