Call for Papers. Convegno FAR 2020 - Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’Antico nell’Architettura del Primo Novecento. (original) (raw)

"«Nella miglior forma e nella migliore luce». Progetti per un nuovo Museo Ostiense dall’E42 a oggi" in S. Benedetti et alii (a cura di), Forme dell'Abitare a Roma, echi dell'antico nell'architettura del primo Novecento (Atti del Convegno, Roma, 23-25 novembre 2021), Roma, 2023, pp. 83-96. [preview]

The quest for suitable exhibition spaces to accommodate the artworks discovered in Ostia Antica has been a constant concern in the modern history of the archaeological area, since the establishment of the first antiquarium in 1912. The situation worsened with the excavations for the Universal Exhibition of 1942 and the discovery of about 200 new sculptures, which needed an adequate accommodation. The Director of the Excavations Guido Calza and the architect Italo Gismondi proposed the renovation of the Casone del Sale, seat of the newly inaugurated Museum (1934), but the project wasn’t appreciated by Marcello Piacentini, who imposed the construction of a new complex designed by the engineer Enrico Lenti. The new building would fit harmoniously the old museum, the Cardine Massimo and the bank of the Tiber, with an succession of open and closed spaces recalling the Roman domus. Here we will show the graphic documentation of both projects, filed in the Archivio Disegni of the Parco Archeologico di Ostia Antica and partially published: in addition, we will also show the administrative and project documentation found in the Fondo Ente Eur, filed in the Archivio Centrale dello Stato. Due to the war, the project was abandoned in favor of a modest enlargement of the existing museum, inaugurated in 1945. In the 1960s, Italo Gismondi proposed the realization of a new building, in which the opus sectile of Porta Marina would be exhibited: this project, too, was never realized, but its graphic documentation is presented here. The search for exhibition spaces continued in the 1980s, when the architect Vanni Mannucci proposed the reconversion of the building of the ex-Meccanica Romana into a museum; a project supported by the superintendent Anna Gallina Zevi, not be realized due to the failure of the expropriation.

III CONVEGNO NAZIONALE DI ARCHITETTURA DEGLI INTERNI | COSTRUIRE L'ABITARE CONTEMPORANEO. NUOVI TEMI E METODI DEL PROGETTO | Napoli, Dipartimento di Architettura 17 e 18 gennaio 2020

2019

Nel maggio del 2005 Adriano Cornoldi organizza a Venezia il primo convegno nazionale dedicato alle discipline degli interni. Le questioni allora poste risultano ancora attuali e sottolineano il ruolo di un ambito disciplinare il cui compito è quello di dare forma materiale alle esigenze abitative dell'uomo, offrendo risposte concrete a problemi reali. Il terzo convegno, dedicato a Cornoldi nel decennale della sua scomparsa, vuole porsi in continuità diretta con i primi due da lui promossi e discutere il ruolo del progetto di interni nell'attualità, le relazioni con gli ambiti disciplinari interessati alla costruzione dello spazio di vita dell'uomo, conoscere le teorie e gli aspetti metodologici dovuti ai mutamenti della società contemporanea. Obiettivo del convegno è quello di discutere i modi e le ragioni dell'abitare contemporaneo, definirne i principi e le prospettive che comportano un adeguamento delle linee teoriche. Costruire l'abitare contemporaneo vuole proporre una riflessione sull'evoluzione e la definizione dei nuovi temi e metodi della teoria, della storia e del progetto dei luoghi destinati all'insediamento dell'uomo. CALL FOR PAPERS. I contributi dovranno riguardare una delle due macro-aree previste dal convegno. TEMI La sezione mira a conoscere e approfondire:-i temi dell'abitare contemporaneo che le discipline dell'architettura sono chiamate a definire e che rappresentano una evoluzione dei principi insediativi; -gli aspetti specifici della costruzione dell'ambiente antropizzato; -le esigenze e i significati dell'abitare contemporaneo. METODI La sezione si propone di individuare e valutare: -le metodologie, le strategie e gli strumenti del progetto per rispondere adeguatamente alle necessità dell'abitare contemporaneo; -le teorie, le sperimentazioni pratiche e le prassi innovative in grado di rispondere alle esigenze della società contemporanea; -le declinazioni didattiche e applicative. Gli autori sono invitati ad inviare il loro contributo entro il 31 Luglio 2019, mediante il sistema informatico on-line per la gestione delle conferenze EasyChair, disponibile all'indirizzo:https:// easychair.org/conferences/?conf=ai-2020 La lingua ufficiale del Convegno è l'italiano, tuttavia è possibile inviare la propria proposta in inglese e spagnolo.

SAITTO, Viviana, “Ri-forme disciplinari. Riflessioni a latere delle sezioni del Terzo Convegno Nazionale di Architettura degli Interni” in CAFIERO, G. , FLORA, N., GIARDIELLO, P. (a cura di), “Costruire l’abitare contemporaneo”, Il Poligrafo, Padova 2020, pp. 58-59.

Nuovi temi e metodi del progetto a cura di Gioconda Cafiero, Nicola Flora, Paolo Giardiello INTERNI / 04 Le prime due edizioni del Convegno Nazionale di Architettura degli Interni si sono tenute a Venezia nel 2005 e nel 2007 grazie all'impegno di Adriano Cornoldi, artefice e reale ispiratore di tali eventi. La sua scomparsa nel 2009 interrompe una tradizione di confronto e approfondimento sulle materie del settore disciplinare degli Interni e sulle ricerche ad esso connesse. Il terzo Convegno Nazionale di Architettura degli Interni è dedicato, nel decennale della scomparsa, proprio ad Adriano Cornoldi, riferimento scientifico e culturale, guida per molte generazioni di studiosi, ricercatori e docenti. Riproporre tale tradizione, dopo quindici anni dal primo evento, vuole essere un omaggio a quei docenti che, con il loro impegno costante, hanno contribuito a definire i contenuti della disciplina degli Interni, l'hanno saputa promuovere con convinzione e dedizione e l'hanno lasciata nelle mani di chi da loro è stato attentamente formato, anche nell'ambito delle attività del Dottorato di ricerca in Interni, dove si è elaborato, discusso e attualizzato lo statuto di teorie, conoscenze e metodi del settore. Con la stessa modalità dei primi due convegni di Venezia, questo terzo è frutto della proficua collaborazione tra i membri del nuovo Comitato scientifico che vede l'Università di Napoli Federico II, il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, la Sapienza Università di Roma e l'Università Iuav di Venezia uniti nel comune intento di incentivare il dibattito intorno alle discipline degli Interni. Un dibattito non esclusivo o limitato al solo corpo docente del settore Architettura degli Interni, ma che intende coinvolgere tutte le discipline che concorrono alla formazione di una figura intellettuale e professionale capace di promuovere il progetto nella sua totalità. I contributi presenti in questo volume offrono un approfondimento sui modi e sulle ragioni dell'abitare contemporaneo e definiscono i principi e le prospettive che comportano un adeguamento delle linee teoriche. Costruire l'abitare contemporaneo intende promuovere una riflessione sull'evoluzione e sulla definizione dei nuovi temi e metodi della teoria, della storia e del progetto dei luoghi destinati all'insediamento e alla vita dell'uomo. COSTRUIRE L'ABITARE CONTEMPORANEO Gioconda Cafiero è ricercatore di Architettura degli Interni e Allestimento presso il Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Presso lo stesso ateneo, dal 2010 è membro del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica e dal 2011 è membro del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Scienze filosofiche-Filosofia dell'Interno architettonico. La sua attività di ricerca si concentra sulla piccola scala dell'architettura, sullo spazio domestico e l'exhibit design, ambito nel quale partecipa a concorsi e convegni e pubblica monografie, saggi e articoli, in Italia e all'estero. Nicola Flora è professore associato di Architettura degli Interni e Allestimento presso il Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Dal 2006 al 2013 ha insegnato la stessa disciplina presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno (Università di Camerino). Dopo la laurea si è dedicato all'architettura del Nord Europa, soffermandosi in particolare sulle figure di Sverre Fehn e Sigurd Lewerentz, sui quali ha pubblicato due monografie per i tipi Electa, tradotte in diverse edizioni straniere. Dal 2006 ha condotto studi su arredi mobili, fondando il gruppo di ricerca Mobilarch. Paolo Giardiello è professore associato di Architettura degli Interni e Allestimento presso il Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. È membro del collegio del Doctorado en Ciencias en Arquitectura y Urbanismo dell'IPN-Instituto Politécnico Nacional, Ciudad de México, del Dottorato di ricerca in Scienze filosofiche-Filosofia dell'Interno architettonico, del Master in Restauro e progetto per l'Archeologia, della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. È promotore e organizzatore di convegni e conferenze e autore di numerose monografie, saggi e articoli su rivista. ilpoligrafo

CAFIERO, Gioconda, SAITTO, Viviana, “Interni Condivisi”, in AA. VV., Abitare insieme, Abitare il Futuro III edizione, Clean, Napoli 2015, pp. 548-547.

Arcate e muri nascosti in cortile. Nuove prospettive di ricerche per l’Insula Volusiana, in S. Benedetti, F. Benfante, I. Benincampi, D. Bigi, L. Kosmopoulos, Forme dell'abitare a Roma. Echi dell'antico nell'architettura del primo Novecento, Roma 2023.

2023

The revival of archaeological investigations in the so-called Insula Volusiana – carried out by “Sapienza” Università degli Studi di Roma in collaboration with the Sovrintendenza Capitolina – has shed new light on the remains preserved in the courtyard of Via Petroselli 45, now the headquarters of the SIMU Department of Roma Capitale. The complex, characterised by a road flanked by rooms and structures of various types, mainly in brickwork, preserves ancient and post-antique contexts and phases of a sector of primary importance in the city. Careful research on the historical and photographic archives of the Sovrintendenza Capitolina has provided unpublished information which represents a fundamental tool for analysis and interpretation. Particularly important were the plans drawn up at the time of the discovery, often annotated in the margins by the contractors, and the images relating to the excavations that unexpectedly brought the archaeological complex to light in the 1930s. The work then focused on the examination of the remains present, framed within the general topography of the area – with particular attention to the adjacent sacred area of S. Omobono – and subjected to a direct survey and photogrammetric reconstruction of the elevations. The creation of phase plans, based on an accurate differentiation between the various construction activities and integrated with archive material and period images of the fascist demolitions, has thus made it possible to advance new interpretations of the entire complex, the first results of which are presented here.

Abiti di pietra. La memoria architettonica tra indici, impronte e “invenzioni” del passato

Moving from the assumption that cultural memory can be connected to the Peircean notion of habit, the article proposes the application of some Peircean categories to the study of spatialization of cultural memory and the process of heritagization with regard to “war heritage”. Drawing on Patrizia Violi’s notion of “trauma sites”, the article proposes to consider spatial traces left on architectures by some historical events both as indexes (Peirce) and imprints (Eco); and then focuses on architectural restoration as a practice of monumentalization and eventually “manipulation” of such traces. Following a discussion of some examples, the argument proposed is that restoration of architectures which have been damaged by war events, in case it is inspired by an intention of monumentalizion, in some cases may operate a sort of amplification of the iconic character of the trace/index (which nevertheless usually do not nullify, in fact sometimes even amplify, the indexical character), in order to make the trace/index easier to recognize according to cultural codes. Eventually, an interpretation is proposed which considers the operation of spatial monumentalization of a trace as coincident with the process of constitution of an “iconic memory sign” able to fix and communicate the indexicality that generated the trace; in other words: the conversion of a material trace in a “sign of memory” passes through an iconization of the index.