Ἔκδικοι (σύνδικοι), defensores plebis, tribuni plebis: nota a Codex Theodosianus XII 1, 74 (original) (raw)
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Rivista di Filologia e di Istruzione classica, 2022
This article aims to investigate how Demosthenes exploited for rhetorical purposes the case of Athenian aid to the Euboeans in 357 B.C. First, I illustrate the attitude of Demosthenes and other orators toward the use of the past; then, I offer a reconstruction of the historical context of the featured episode; lastly, I analyse all the occurrences in which Demosthenes used aid offered to Euboea as a paradeigma. I argue that Demosthenes employed this episode to support precise points of his argumentation, often within a series of examples, of which the one relating to Euboea was often the most recent. His use of this example illustrates the virtually infinite possibilities that the re-use of the past offered to a capable and experienced orator.
Aracne editrice www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it Copyright © MMXVIII Gioacchino Onorati editore S.r.l. -unipersonale www.gioacchinoonoratieditore.it info@gioacchinoonoratieditore.it via Vittorio Veneto, Canterano (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell'Editore. I edizione: luglio Indice Le prassi giurisdizionali alla prova della documentazione d'archivio degli "stati minori". Al modo di un'introduzione Elio Tavilla «Con smembrazione e riserva del patronato». Appunti per un'analisi del giurisdizionalismo nel Monferrato gonzaghesco Blythe Alice Raviola «Un Principe totalmente pio, ecclesiastico, apostolico romano». Dinamiche del giurisdizionalismo nel Ducato di Parma e Piacenza da Pier Luigi Farnese alle guerre di Castro Controllo dei luoghi pii e amministrazione dei beni della Chiesa. Il caso delle opere nella Repubblica di Lucca (secolo XVIII) Daniele Edigati Indice Per una storia dei rapporti fra Principato di Piombino e Chiesa nell'età dei Ludovisi e dei Boncompagni Daniele Edigati Indice dei nomi Giurisdizionalismi ISBN 978-88-255-1045-4 DOI 10.4399/97888255104544 pag. 77-95 (luglio 2018) Un magistrato a difesa degli ebrei Il delegato ai catecumeni nel Ducato estense M A K * . Gli ebrei nel Ducato estense La storia che lega gli ebrei allo Stato estense risale, per molti aspetti, alle origini stesse della dominazione dei marchesi, poi duchi di Ferrara. Compreso in un ambito che, fino alla devoluzione del , andava dalla Romagna alla Garfagnana, il territorio degli Este costituì per molti israeliti un rifugio sicuro in cui approdare . Stanziamenti ebraici sono attestati, a partire dal periodo altomedievale, in vaste zone dell'area emiliano-romagnola: piccole comunità -perlopiù connesse alle attività di prestito -erano sorte, oltre che nei principali centri * Dipartimento di studi linguistici e culturali, Università di Modena e Reggio Emilia. . Sugli stanziamenti ebraici nella regione emiliana e negli Stati estensi, oltre alla panoramica complessiva in Cultura ebraica in Emilia-Romagna, a cura di S. Bondoni, G. Busi, Luisè, Rimini e alla bancadati di Italia Judaica (cfr. infra, nota ), si vedano, a titolo orientativo, gli studi più specifici di: F. F, L. L D'A, Vita e società ebraica di Modena e Reggio Emilia. L'età dei ghetti, Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Carpi ; F.D. P, Viaggio in un ghetto emiliano. Storia degli ebrei a Modena dal Medioevo al secondo dopoguerra, Modena, Terra e identità, ; A. Z, Gli ebrei negli Stati estensi, in Lo Stato di Modena. Una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d'Europa, a cura di A. Spaggiari, G. Trenti, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, , II, pp. -; Vita e cultura ebraica nello Stato estense, a cura di M. Perani, E. Fregni, Fattoadarte, Nonantola-Bologna . Sempre utile, per quanto datato, il lavoro di A. B, Gli Ebrei e gli Estensi, Anonima Poligrafica Emiliana, Reggio Emilia (II edizione ampliata). Una ricognizione delle fonti per la storia dell'ebraismo emiliano-romagnolo in Genizot dell'Emilia-Romagna. Gli archivi delle comunità ebraiche e il loro patrimonio di storie, a cura di G. Caniatti, Costa, Bologna . . Cfr. M. L, Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale fra tardo Medioevo e inizi dell'Età moderna, in Storia d'Italia, Annali , Gli ebrei in Italia, a cura di C. Vivanti, Einaudi, Torino - [di seguito: Annali ], I, pp. -.
Plebe, pontefice massimo, tribuni della plebe: a proposito di Liv. 3.54. 5-14
Diritto@ storia, 2006
La possibile impasse per il rinnovo del tribunato della plebe.-3. I motivi della scelta del pontefice: a) la tutela pontificale dei sacra e l'integrazione della plebs.-b) una possibile capacità di sostituzione del pontefice massimo?-4. Il silentium.-5. Conclusioni. 1.-Premessa: Liv. 3.54.5-14 e la restaurazione del tribunato della plebe Dopo aver esposto la concitata caduta del decemvirato legislativo[1], responsabile di due gravi crimini commessi belli domique[2], Tito Livio[3] procede a descrivere la restaurazione degli organi della res publica. Infatti, erano state sospese le magistrature, come testimonia lo stesso Livio ricordando la trasmissione dell'imperium consolare ai decemviri [4]; mentre Cicerone serba memoria dell'abdicazione sia dei consoli, sia dei tribuni della plebe[5], ma anche Pomponio, nel lungo frammento del suo Enchiridion conservato nel Digesto di Giustiniano, fa riferimento alla sospensione di tutte le magistrature[6]. Per Tito Livio la fine della magistratura decemvirale fu sancita da un senatoconsulto: Liv. 3.54.5-14: [5] Factum senatus consultum, ut decemviri se primo quoque tempore magistratu abdicarent, Q. Furius pontifex maximus tribunos plebis crearet, et ne cui fraudi esset secessio militum plebisque. [6] His senatus consultis perfectis dimisso senatu decemviri prodeunt in contionem abdicantque se magistratu ingenti hominum laetitia. [7] Nuntiantur haec plebi. Legatos quidquid in urbe hominum supererat prosequitur. Huic multitudini laeta alia turba ex castris occurrit. Congratulantur libertatem concordiamque civitati restitutam. [8] Legati pro contione: 'Quod bonum, faustum felixque sit vobis reique publicae, redite in patriam ad penates, coniuges liberosque vestros; sed, qua hic modestia fuistis, ubi nullius ager in tot rerum usu necessario tantae multitudini est violatus, eam modestiam ferte in urbem! In Aventinum ite, unde profecti estis! [9] Ibi felici loco, ubi prima initia inchoastis libertatis vestrae, tribunos plebi creabitis. Praesto erit pontifex maximus, qui comitia habeat'. [10] Ingens adsensus alacritasque cuncta adprobantium fuit. Convellunt inde signa profectique Romam certant cum obviis gaudio. Armati per urbem silentio in Aventinum perveniunt. [11] Ibi extemplo pontifice maximo comitia habente tribunos plebis creaverunt, omnium primum L.
Même si l'on tient compte de la présence, dans la tradition antique, de clichés au sein des discours prononcés par les commandants s'adressant aux troupes, les thèmes des lÒgoi d'Alexandre à ses soldats semblent historiquement plausibles dans la mesure où ils sont en accord avec les motifs répandus, au cours de ces années-là, par la propagande macédonienne. En expert de la stratégie, Alexandre s'avère très habile à moduler les arguments en fonction de ses interlocuteurs, des situations, des troupes et des objectifs militaires.
Un inno cletico nella decima Epistola pseudoippocratica, «SemRom» XII 2, 2009, 271-288
Finito di stampare nel mese di settembre 2011 presso Universal Book s.r.l. -Rende (CS) Questa pubblicazione è stampata con i contributi del Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Roma «La Sapienza» e del Di par ti men to di Antichità e tradizione classica dell'Università di Roma «Tor Vergata» 1. All'interno della Collezione ippocratica si trovano ventiquattro Epistole apo crife centrate sulla figura di Ippocrate, che assume il ruolo ora di destinatario, ora di mittente, ora di oggetto della narrazione. Tra queste si distingue il gruppo delle Epistole X-XVII, che forma una sorta di romanzo omogeneo sull'incontro tra Ippocrate e Democrito ad Abdera. La storia è piuttosto nota, ripresa in età moderna da scrittori del calibro di Ficino, Erasmo da Rotterdam, Montaigne, La Fontaine e, nel secolo scorso, da Burton e Wieland 1 : lo stravagante ("folle") com portamento di Democrito che ride di tutto, tanto dei mali quanto dei beni che capitano agli uomini, suscita la disperazione degli Abderiti suoi concittadini, che invocano così l'intervento di Ippocrate convinti che egli sia l'unico in grado di curare l'illustre filosofo. Tuttavia, al momento dell'incontro tra il medico e il filosofo, Ippocrate assume il ruolo del discepolo che apprende la sapienza e la verità dal discorso del maestro, rivelando così che Democrito, lungi dall'essere pazzo, è sommamente saggio perché ha compreso la vacuità e la stoltezza degli uomini, affannati nella ricerca di beni effimeri e senza valore.
Edictum Theodorici Regis: alcuni aspetti critici
L'Edictum Theodorici Regis, ovvero l'Editto di Teodorico, ha costituito e costituisce il massimo esempio di legislazione ostrogota in nostro possesso sebbene molti studiosi ne abbiano contestato la paternità al re ostrogoto, mentre altri ne hanno addirittura messo in dubbio la sua originalità.