Gli abitanti al centro (original) (raw)

I centri del centro

L'Asia centrale -convenzionalmente il territorio oggi diviso fra Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan -rappresenta storicamente una singola regione posta al centro dell'Eurasia, quest'ultima antica cerniera fra Oriente e Occidente tramite la Via della Seta. Oltre a questo territorio anche le zone dell'Iran nord occidentale e dell'Afghanistan del nord sono, di fatto, parte integrante di quest'area geopolitica. Più remota è la zona dello Xinjang, regione della Cina nord occidentale confinante con il Kirghizistan e il Tagikistan, terra della minoranza secessionista uigura. Una nutrita serie di termini è stata utilizzata per rappresentare in maniera unitaria le realtà da essa delimitate, comprese tra le steppe siberiane del nord e la catena del Pamir, le montagne orientali del Tien Shan e il Mar Caspio 1 . «Tartaria», «Turkestan», «India russa», «Asia sovietica» ne rappresentano alcuni, influenzati dai connotati di questa terra e dalla più che secolare collocazione quale propaggine meridionale dell'impero russo e poi sovietico. Queste definizioni racchiudono sia le differenti percezioni sia l'evoluzione che questa regione e le sue vicende hanno impresso nel tempo e nello spazio. Punto d'incontro di diversi gruppi etnici turcofoni di fede musulmana sunnitaad eccezione del Tagikistan anch'esso sunnita ma di lingua d'origine persiana e stirpe indo-europea -essa è diventata solo da un decennio un'entità geopolitica separata in stati, eredi delle cinque repubbliche federate dell'Unione Sovietica e prodotti dalla disintegrazione di quest'ultima 2 . Il vuoto di potere creatosi con la dissoluzione dell'URSS ha da tempo generato nuovi scenari a livello interno, regionale ed internazionale. Malgrado il complesso rapporto fra questi, le questioni legate a fattori di carattere domestico sono spesso trascurate. Esse, però, assumono un importante rilievo nelle vicende dell'area poiché l'impreparazione e le difficoltà di questi stati ad una prossima transizione di potere, sia essa di leadership interna o legata a questioni internazionali, si presenterà come evenienza considerevole.

Centro/periferia

InsiemeSullaStessaBarca (a cura di), Dalle finestre di casa. Sguardi sapienziali in tempo di pandemia, Brescia, 2020

L’iniziativa di pubblicare questo e-book si colloca nel quadro di un percorso che ha avuto il suo inizio e il suo svolgimento nel tempo della pandemia. L’esperienza del dolore e della sospensione ha suscitato in molti inquietudini profonde e interrogativi nuovi

Il Centro

Il Centro lnterdipartimentale di Studi sull’America Indigena – CISAI è costituito nel 1998 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Siena dopo alcuni anni di esperienza e collaborazione di alcuni docenti e ricercatori della Facoltà in attività sia didattica (come l’insegnamento di Civiltà Indigene dell’America) che di formazione (come il Seminario Interdisciplinare di Facoltà) e poi, con il tempo, di ricerca anche attraverso accordi bilaterali di cooperazione, come quelli con organismi Cuna di ricerca e formazione, organizzazioni Mapuche, nonché con istituzioni universitarie nel Latinoamerica. E-mail: cisaicentro@gmail.com

Centralità dei margini urbani

Commento pubblicato sul numero speciale n. 551 de Il Covile, "Un'altra urbanistica per salvare le periferie", del 29 ottobre 2009.

Centro/periferia, Torino/Mondovì

Il Settecento è un secolo cruciale per la storia dei dialetti piemontesi. L'ascesa di Torino, che passa nel 1714 da sede di corte ducale a sede di corte regale, non è soltanto politica, ma culturale e linguistica insieme: come è spesso il caso, centro politico, centro culturale e centro linguistico vengono a coincidere, rafforzandosi a vicenda. Una prima ricaduta linguistica della nuova centralità di Torino si palesa, proprio nel corso del XVIII sec., con il consolidamento di una koinè regionale piemontese. Una koinè, va precisato, affatto particolare: non una koinè dialettale stricto sensu, formatasi cioè a seguito di un'operazione di mescolanza, livellamento e conguaglio tra varietà diverse dotate di eguale status sociolinguistico, bensì un dialetto di koinè "eletto" a causa del prestigio sociale ed economico della città in cui esso è parlato (la capitale/capoluogo Torino) (cfr.

La città media

Dicecca M., La città media, Libria, Melfi, 2019. ISBN 978 88 6764 181 9, 2019

Certo, le grandi metropoli sono molto affascinanti. Continueremo ad esserne attratti, come siamo attratti dal Viandante sul mare di nebbia, da Corviale o da (e come) Bowman al cospetto del monolito nella sua Odissea nello spazio. Ma quanto ci costano. Le paghiamo per il loro essere prepotentemente sul territorio, dimentiche della topografia e dei toponimi, quasi topofaghe. Forme che tutto contengono, buchi neri nolliani. Questo libro invece si immerge nella normalità della città di sempre. Tra le reti che brulicano sui nostri territori, tra le soglie che attendono di essere riscoperte. Per scovare una traccia o intuire un percorso, per capire se esiste ancora e dove risieda un campo urbano comune di dialogo in Europa. Benvenuti nella città media. ///////////////////////// Big cities are very fascinating, of course. We will continue to be attracted to it, as we are attracted by the Wanderer on the sea of fog, from Corviale or from (and like) Bowman in front of the monolith in his Space Odyssey. But how much they cost us. We pay them for being overwhelmingly in the territory, forgetting the topography and toponyms, almost topophagous. Forms that contain everything, Nollian black holes. This book instead immerses itself in the normality of the usual city. Among the networks that swarm on our territories, among the thresholds that are waiting to be rediscovered. To find a trace or guess a path, to understand if it still exists and where a common urban field of dialogue resides in Europe. Welcome to the mid size city.

Centro e Periferie.pdf

Non vi è importante rivoluzione nel mondo in cui la donna non vi abbia partecipato come combattente e come martire» (Bebel) La seconda guerra mondiale è stata e rappresenta per gli studiosi un campo di indagine molto stimolante, sebbene pericoloso. La ricchezza di aree tematiche, che essa fornisce, nasconde insidie tali da fare assumere al suo studio le caratteristiche di una vera e propria sfida. Esse prendono forma man mano che gli studiosi si lasciano alle spalle gli schemi tradizionali -con cui agli avvii si è proceduto all'analisi della guerra e della Resistenza in un contesto generale di legittimazione della realtà repubblicana -, per assumere invece come obiettivo centrale della propria ricerca il significato sociale della guerra, della catastrofe politica e strutturale che nel quinquennio 1940-1945 ha investito milioni di individui inermi.

CITTADINI E MERCENARI

Aspetti militari dei rapporti sovrapoleici e interpoleici nel mondo greco di età classica Marco Bettalli 0. Introduzione I trattati internazionali prevedevano, di solito, che le poleis firmatarie "avessero gli stessi amici e nemici" e che, all'occasione, intervenissero "panti; sqev nei kata; to; dunatov n" in soccorso degli alleati, a dimostrazione di una circostanza incontrovertibile: i rapporti internazionali sono soprattutto rapporti di tipo militare. Nella formulazione che abbiamo ricordato, salta agli occhi l'enfasi posta sull'obbligo di intervenire con tutti i mezzi e tutte le forze, mentre la realtà -- lo sappiamo bene -- era spesso assai diversa. Resta comunque il fatto che l'autarchia militare è un'utopia, così come lo è in campo economico: gli alleati, oppure, con una soluzione complementare e spesso alternativa, i mercenari, sono quasi sempre necessari. Non è un caso che il termine greco epikouros, un termine necessariamente ambiguo, nel designare chiunque "lotti accanto" (così suonerebbe l'originario significato della parola), inglobi non solo l'alleato, ma anche il mercenario, quando una chiara consapevolezza dell'esistenza di quest'ultimo ancora non si era formata 1 . Vorrei in questo intervento svolgere alcune considerazioni su di un caso particolare di questa assistenza militare tra poleis legate da un trattato, cercando di ricavarne abbastanza materiale per proporre un modello relativo al mercenariato di età classica, non del tutto alternativo, ma comunque non perfettamente in sintonia con quello tradizionale. Anche se il fulcro della discussione verterà sulla prima metà del IV secolo, non mancheranno accenni al V, in particolare a un documento epigrafico del 440 circa fino ad ora poco utilizzato.