L’ardesia e i pittori genovesi: edicole, pale e sagome dipinte (original) (raw)
Not far from Genoa are the most important slate quarries in Italy. This has meant that in the Ligurian and, above all, the Genoese area, slate has soon started to be used as a pictorial support. The centuries-old use of slate in construction, especially for roofing and flooring, has probably affected the types of slate paintings in Liguria and their inclusion in architectural contexts. In the seventeenth century, votive shrines containing slate paintings were frequent, as well as shaped slate slabs were used as extensions, with great illusionistic effect, to bring out the figures from the fields of the great baroque decorations of the churches. In addition to these typologies, peculiar to the Genoese territory, the great production of altarpieces for churches or devotional paintings related to private contexts was also investigated, with particular attention to the information contained in the sources, which document a large number of works, some of which they have not arrived to this day.
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Immagini del pittore e della pittura tra valenze religiose e allegoria. Esempi genovesi
Il Capitale Culturale, 25, 2022
Since the sixteenth century, within the debate on the nobility of painting, painters inferred some ideas from literature to celebrate their work. In the Genoese context, which is proposed as a case study, the use of the images to emphasize the artist’s role follows at least two ways. The first is based on a theological substratum, involves acheropita images and depictions of Saint Luke, culminating in the idea of the painter as a “Speculum Dei”. The second uses the symbolic language of personifications, including animal symbology, as an allusion to the mimesis of nature.
Parole dipinte nelle opere di Genovesino
Adda Editore, 2020
Il saggio è volto a indagare le iscrizioni presenti in alcuni dipinti di Luigi Miradori, detto il Genovesino, pittore nato a Genova all’inizio del XVII secolo e attestato dal 1637 a Cremona, città nella quale ha lavorato e vissuto sino all’anno della sua morte, avvenuta vent’anni più tardi. Lo scopo principale della ricerca è quello di mostrare le relazioni che intercorrono tra parola dipinta e pittura attraverso la lettura, lo studio e la trascrizione dei testi dipinti. Questi ultimi fungono non soltanto da semplice didascalia informativa del soggetto o della scena raffigurata, bensì da veri e propri supporti scritti che mettono in scena talvolta le parole degli effigiati oppure, tal'altra, ospitano peculiari espressioni in latino, come la dibattuta "penicillorum lusus" del "Riposo durante la fuga in Egitto".
Pesce, illuminismo e Gesù storico
Illuminismo" inteso come negazione della fede dogmatica, categoria applicabile alla ricerca sul Gesù storico? Riflessioni in occasione del libro di Giuseppe Segalla, La ricerca sul Gesù storico (GTG, 345), Brescia, Queriniana, 2010.
Baldassarre Grasso, "Esimio pittore acese".
Memorie e rendiconti, Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, 2004
Tra gli uomini ilillstri ricordati da Lionardo Vigo nella "Relazione Generale dci lavori dell' Accademia di scienze, !euere cd arti degli Zelanti di Acireale". Mariano Leonardi Gambino vicnc dcfinito: ".. .lIIodest;ss;lIIo gio\'al1e iIlustratore delle arti belle. scrittorc polito e scnsato e degnissill/o crede del l10me paterno.. .... 1 Era il 1841. In qucgli anni, Mariano, che dal padre Paolo aveva cnxlilalo I'amore per la storia c I'al"te della sua citta~, continuava ad ampliare la collczione di famiglia-il primo IllICleO di opere d'artc della Pinacoteca Zclantca di Acirealc-acqllistando quadri. stampe, incisioni. recuperando antichi dipinti di maestri acesi: attivita alIa qllale seguivano puntuali e attcnte osservazioni scritte tra il 1835 e il I g48. dallc quali emerge I'aspirazione ad oltrepassarc i limiti di una citta di provincia. cd a porsi in rapporto dialettico can centri culturalmente piu avanzati. come testimoniano anche alcune lettere direue a studiosi e conoscitori d'arte di Palermo e Messina.
L'aggregato edilizio dell'Eremo di Santa Maria del Sasso sorge isolato sul versante boscoso del colle di Montemalbe che guarda verso Perugia, ubicato in linea d'aria a meno di 5 km ad ovest della città . Della presenza di religiosi "fratrum de Monte Balbe" in questa zona si ha notizia lungo tutto il corso del secolo XIV a partire dal 1277 1 , anche se nel documento non si specifica in quale luogo, dei numerosi ubicati nella selva, tali religiosi fossero insediati. La prima attestazione sicura pervenutaci circa l'esistenza dell'insediamento va comunque ricondotta all'anno 1318, quando il Comune di Perugia concede una mina di terreno seminativo della comunanza ai fraticelli "qui morantur ad Sassum in Monte Malbe et iuxta ipsum Sassum et domo Eremi" 2 . Il piccolo complesso edilizio che si sviluppa a strapiombo su un dirupo di roccia calcarea -di qui, evidentemente, il toponimo "Sasso" ancora vivo nella memoria toponomastica -, si presenta oggi come una casa colonica in abbandono, in buona parte avvolta dalle sterpaglie e in condizioni di grave fatiscenza. Il nucleo originario dell'eremitaggio è tutt'ora distinguibile nel corpo settentrionale dell'edificio tra le cubature aggiunte successivamente: scendendo una ripida scala ricavata nella roccia si rinviene un vano nel quale s'apre la spelonca che con ogni probabilità costituiva il primitivo ricovero dei frati anacoreti. All'estremità opposta dell'edificio si trova una costruzione torreggiante anch'essa innalzata sulla verticale del precipizio, qui trova spazio quella che dovette essere la cappella della comunità; si tratta di un ambiente rettangolare di modeste dimensioni (3.70 x 6.70 m.) dall'aspetto assolutamente dimesso spartito longitudinalmente da un arco trasversale a 115 * Parte degli argomenti trattati in questo studio sono stati oggetto di una relazione da me esposta il pomeriggio del 13 marzo 2006 presso la Galleria Nazionale dell'Umbria in occasione del ciclo annuale di conferenze "I Lunedì della Galleria"
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2019