Improvvisazione in danza come spazio liminale (original) (raw)
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Improvvisazione musicale e complessità
gli articoli che rispondono a Calls for papers e i contributi inviati liberamente dagli autori. La valutazione avviene di norma nell'arco di 3-6 mesi, da parte di almeno due referees. L'elenco dei valutatori è pubblicato ogni due anni nel numero di dicembre della rivista.
L’improvvisazione musicale come nemica del platonismo musicale
Diversi studi hanno indagato la questione ontologica, se si vuole chiamarla così, dell'improvvisazione musicale. Ritengo che tale indagine non si limiti a isolare il caso speciale della musica che si suona improvvisando, come se fosse un genere o uno stile tra gli altri; ritengo invece che porsi il problema di cosa sia l'improvvisazione musicale sia una buona chiave d'accesso per riflettere complessivamente su che cosa sia la musica (soprattutto qui in occidente e ora dal dopoguerra in avanti, per varie ragioni). Mi spiego: l'improvvisazione musicale non è un genere, non è una tecnica, non ha nemmeno una storia che può essere scritta con rigore. L'improvvisazione ha sempre fatto parte della musica, in misura più o meno consistente. L'improvvisazione è una prassi musicale che differisce dalle altre (il comporre in senso stretto e l'eseguire quanto composto da altri) non per sostanza, ma per grado. Quindi, chiedersi che cos'è l'improvvisazione comporta domande complementari assolutamente interessanti come: 1) «che rapporto c'è tra l'improvvisazione e la composizione scritta?», oppure 2) «che rapporto c'è tra l'improvvisazione e la performance?» Per rispondere alla domanda principale e ai suoi corollari, la prima precisazione che occorre fare è questa: parlare di improvvisazione al singolare è fare un torto. Anche se di seguito parlerò di improvvisazione al singolare non sto per nulla sostenendo che questo concetto non sia tanto variegato e complesso da meritare delle distinzioni. Esistono infatti tanti modi diversi di improvvisare: si improvvisa in modo più o meno radicale su certi e non altri aspetti della musicaquesti aspetti non coincidono necessariamente con i parametri tradizionali della musicologia come altezza, timbro, durata, dinamica, melodia, armonia -secondo regole diverse -più o meno formalmente stringenti -e secondo scopi e intenzioni diversi.
Ermeneutica, estetica, ontologia. A partire da Maurizio Ferraris, ed. T. Andina and C. Barbero, Bologna, Il Mulino, 65-76., 2016
Per quanto le avanguardie ci abbiano invitato ad allargare i confini dell’opera musicale, non c’è ragione di pensare che qualsiasi oggetto o evento possa presentarsi come un’opera musicale. Questo problema è stato affrontato in base ad alcuni principali argomenti: 1) storico/concettuale (senza che ci sia l’idea di opera non ci possono essere opere); 2) ontologico (perché ci sia un’opera occorrono determinate caratteristiche oggettive e strutturali); 3) estetico-valutativo (è opera un oggetto musicale che, di fatto, viene concepito alla luce di un circuito di valutazione). Ripercorreremo queste piste per cercare di capire quale, in fin dei conti, si rivela essere la più pertinente nel delimitare l'effettivo modo di funzionare dell’opera musicale. Questa riflessione dovrebbe permetterci di chiarire in certo modo i rapporti fra estetica e ontologia, e in particolare il primato che è stato talvolta accordato alla seconda nello stabilire un quadro di riflessione di pertinenza estetica.
Valore e Autonomia Dell'Improvvisazione. Tra Arti e Pratiche
In this paper I will accept Georg Bertram's criticism against what he calls the "autonomist paradigm" in philosophy of art and I will follow his theoretical suggestion: a coherent, informed, and accomplished philosophy of art should consider not only the specific nature of art, but also its value for the human practices and as one of the human practices. However, I will show the connection between human practices and art in a different, although related, way. Instead of beginning from a reflection focused on art, I will rather move from the human practices, showing that "art" may be a particular way to look at and to develop human practices. I shall argue that the theoretical link between human practices and art can be provided by the notion of improvisation. Improvisation is not only a particular artistic technique. Rather, improvisation can be more generally understood as the paradigm of art, in the interesting sense, defended by Bertram, of incorporating a...
Lo spettatore coreografato: o quando il teatro entra al museo
L’approccio museografico attuale sembra essersi posizionato sull’interdisciplinarità e sull’incontro di arti ormai, tra loro, sempre più permeabili. Dal MAXXI di Roma, al Louvre di Parigi, passando per la National Gallery di Londra, l’interazione reciproca tra le diverse forme artistiche, per lo più performance, danza e teatro, dà vita a nuove forme di creazione e sperimentazione estetica. All’interno di una museografia teatrale (Merleau-Ponty, Ezrati, 2004), l’opera d’arte diventa corpo in movimento in uno spazio democratizzato che perde le proprie gerarchie architettoniche e statutarie. Al tempo stesso, lo spettatore è chiamato in causa: spostandosi, insieme alle opere/corpo, all’interno di una nuova forma di spazio scenico, l’individuo coreografa la propria posizione, e teatralizza l’atto stesso dell’osservazione (Pasolini, 1967). Ciò che cambia è il punto di vista; il luogo privilegiato da cui osservare scompare, così come la frontalità e la visione monoculare tipiche del Rinascimento e della postura teatrale o cinematografica. Ne deriva un’esperienza estetica e fenomenologica multidirezionale che evoca il fenomeno della parallasse. Attraverso l’approfondimento di alcuni esempi contemporanei - esposizioni coreografate, parlate, (Copeland, Centre d’art de la Ferme du Buisson, 2008-2013), danzate (Anne Teresa de Keersmaeker, Centre Pompidou, 2016) o teatralizzate (Rajan Kiartarson, Palais de Tokyo, 2016) -, l’intervento studia le dinamiche contemporanee di fruizione spettatoriale all’interno di contesti espositivi per cui il teatro diventa un dispositivo critico di mediazione transculturale.
Danza e Immagine. La dimensione performativa in "Bambino Manifesto" di Virgilio Sieni
Storie di San Pietro, frescoed at the Cappella Brancacci in Florence. The pictures are explained both as deriving from a balance between form and dynamics, that is put in motion by a detailed work on the dancing body, and as events in themselves being 'enacted' by the spectators encountering them, whether casually or purposefully, while walking in the city streets. In fact, the process anticipating and following the elaboration of the pictures comes to affect and determine the photographs performative and aesthetic value. Movement analysis, historical contextualization, as well as the ideas of punctum (Barthes), of building duration (Didi-Huberman) and of the theatricality of photographs (Maria Ines Aliverti) serve as a methodological interdisciplinary basis for this study, which shows the intertextual nature of such artistic objects and the semantic and symbolic network they activate in their observers' eyes.
Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell'impossibile
Fermare il tempo è un atto di resistenza contro le forze dell’oblio: la felicità è ciò che resta quando nulla conta più, né un prima né un poi. Il libro indaga e analizza alcuni eventi che hanno messo alla prova la danza e la performance contemporanee attraverso condizioni estreme e impossibili, come danzare a corpo morto o al buio, nell’immobilità o fuori luogo (ossia in musei o gallerie). Come una pratica in contrappunto alla cultura del rendimento e del compimento, e contro le ideologie ossessive del profitto e della visibilità. La danza e la performance sono oggi, invece, direttamente impegnate in un dibattito che riguarda le maggiori trasformazioni dell’esperienza del tempo: bloccato, intensamente trattenuto, radicalmente sospeso, fermo. Il libro affronta i lavori coreografici, performativi e filmici di: Angela Viora Adolph Bolm e Dudley Murphy Leonid Mjasin George Balanchine Kenneth MacMillan John Neumeier Virgilio Sieni Angelin Preljocaj Robert Lepage e Pedro Pires Maguy Marin William Forsythe Alessandro Sciarroni e Cosimo Terlizzi Cristina Kristal Rizzo Kazuo Ohno mk/Michele Di Stefano Yasmine Hugonnet Laurence Yadi – Nicolas Cantillon – Cie7273 Teresa Vittucci Cindy Van Hacker Hofesh Shechter