Giuseppe Parini, Il Giorno, a cura di Roberto Leporatti, commento di Edoardo Esposito e Antonio Di Silvestro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2020 (Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini) (original) (raw)
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Un'idea di Parini: contrasto e antitesi nel "Giorno"
1. Sulla questione della marcatezza sintattica e dell'ordine dei costituenti con i suoi correlati informativi, rinvio alla recente e ottima messa a punto di Angela Ferrari (2012). LA LINGUA DELLA POESIA NELL'ETÀ DELL'ILLUMINISMO 70 2. Berra (1998, p. 381). 3. Si veda per questo quanto detto al PAR. 1.2, e quanto si dirà più analiticamente nel saggio in Appendice. 4. Cfr. Roggia (2003), da cui riprendo l'analisi del brano del Mezzogiorno e vari altri spunti. 3. UN'IDEA DI PARINI: CONTRASTO E ANTITESI NEL GIORNO 71 5. Sulla nozione di focus (l'elemento di una frase in cui si concentra il massimo di informazione, collocato al centro [focus] dell'interesse comunicativo) e sulle varie strategie di focalizzazione disponibili in italiano, rinvio a Roggia (2009, pp. 95-107); cfr. inoltre GGIC (2001, I, p. 45, e pp. 115 ss.), Lambrecht (1994, in particolare le pp. 286-95 per la nozione di contrastività), Ferrari et al. (2008, pp. 95-9 e 206-32), Lombardi Vallauri (2009). A voi celeste prole, a voi concilio di Semidei terreni ALTRO concesse Giove benigno (Mt I 61-63). 3. UN'IDEA DI PARINI: CONTRASTO E ANTITESI NEL GIORNO
Il "Giorno" di Parini e l'eroicomico
Il Giorno di Parini e l'eroicomico 193 E tuttavia Genette non ha tutti i torti. Il Giorno è in un certo senso un frutto tardivo, maturato in condizioni sociali e culturali ormai completamente diverse da quelle dei suoi antecedenti: l'attualità dell'operazione eroicomica a metà o addirittura fine Settecento è quindi possibile solo a prezzo di una sostanziale appropriazione e trasformazione da parte di Parini dei modelli preesistenti. Di questo appunto vorrei occuparmi in questo contributo, ponendo (o meglio riprendendo) la questione dei rapporti del Giorno col genere eroicomico così come questo era venuto definendosi in un secolo e mezzo di vita. Certo, parlare di Parini e l'eroicomico implica per definizione un discorso su Parini e l'eroico, da un lato, e su Parini e il comico dall'altro: ed è inutile nascondersi che si tratta di temi da sempre centrali della critica pariniana. Inevitabile insomma toccare punti già noti, ma mi illudo che non tutto lo sia: non in particolare la curvatura complessiva del discorso 3 .
Nell’ambito della popular music, durante la metà del secolo scorso, si assiste al fiorire di un nuovo genere musical-letterario, il prodotto di un’interrelazione tra cultura alta e cultura bassa. Questo fenomeno culturale si manifesta, in Italia, nello stesso periodo in cui uno scambio tra il mondo letterario e quello musicale mirano a fare della canzone un mezzo di divulgazione efficace di cultura e poesia. Scrittori e poeti quali Italo Calvino, Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini, Roberto Roversi e Riccardo Mannerini, e non ultimo Dario Fo si interessano alla canzone prestandosi alla collaborazione con interpreti e compositori. Optano per una lingua diretta, ma dal valore comunicativo pregnante. In altri termini, elaborano forme espressive in grado di elevare le qualità formali della canzone di consumo, aprendola a problematiche storiche, politiche e filosofiche che le conferiscono, pertanto, un livello qualitativo differente. Alcune di queste collaborazioni, come quelle che si avvalgono della penna di Fortini, Calvino e Pasolini, sono di breve durata, mentre altre, ossia quelle intraprese rispettivamente da Fo, Mannerini e Roversi, hanno carattere più duraturo. Fra le collaborazioni più interessanti e sistematiche svetta quella fra il poeta Roberto Roversi e Lucio Dalla, prima musicista ed interprete e poi cantautore, da cui scaturiscono tre album: Il giorno aveva cinque teste (1973), Anidride solforosa (1975) e Automobili (1976). Con questo contributo, s’intende mettere in luce una serie di aspetti relativi ad alcune composizioni del primo album originato da questo singolare connubio. Vengono indagati i processi di significazione propri del testo scritto, e l’interazione tra parole, interpretazione, musica nonché il tipo di sonorità impiegate. L’insieme di questi elementi permette di comprendere appieno il senso di quell’organismo intermediale che è la canzone. Si fa un accenno anche ai riferimenti intertestuali presenti in questi brani che rimandano all’opera poetica e al pensiero di Roversi e di altri Roversi credeva fermamente nel ruolo engagé dell’intellettuale, motivo per cui i suoi testi diventano veicolo di contro-storia con l’intento di favorire una consapevolezza sul presente che necessita di uno sguardo al passato, in vista di un auspicato ed effettivo progresso sociale e civile. A tale scopo nella parte conclusiva di questo contributo, si riflette sul concetto di memoria culturale e si passano in rassegna degli estratti, sempre estrapolati da Il giorno aveva cinque teste, allo scopo di comprendere le modalità e gli intenti militanti del poeta bolognese.
L'importanza di Parini nell'elaborazione dell'endecasillabo moderno è un fatto condiviso in ambito critico, nondimeno manca ancora uno studio sistematico sulla prosodia e sul ritmo del Giorno e delle altre opere pariniane. 1 Pertanto si vorrebbe procurare una prima descrizione della fisionomia dell'endecasillabo del poemetto e dei sonetti, analizzando la distribuzione dei gruppi ritmici e le figure ritmiche precipue di ogni pattern. 2 L'endecasillabo pariniano è stato infatti investito di un valore paradigmatico da subito, e di conseguenza è stato di notevole peso nella storia della metrica, specie per quanto riguarda la valorizzazione del verso sciolto. Quest'ultimo, nel Settecento, «Stilistica e metrica italiana» 16
I volumi della collana sono sottoposti a un processo di peer review. Volumi pubblicati 1. Jean-Marie Schaeffer, Piccola ecologia degli studi letterari. Come e perché studiare la letteratura?, traduzione di Marina Cavarretta 2. Cinzia Ruozzi, Raccontare la scuola. Testi, autori e forme del secondo Novecento 3. Pasquale Guaragnella, Barocco e «nuova scienza». Proposte di ricerca didattica per il docente di italiano 4. Marielle Macé, La lettura nella vita. Modi di leggere, modi di essere, traduzione di Marina Cavarretta 5. Le competenze dell'italiano, a cura di Natascia Tonelli 6. Per leggere i classici del Novecento, a cura di Francesca Latini e Simone Giusti 7. Letterature e letteratura delle origini: lo spazio culturale europeo. Prospettive didattiche per la Scuola secondaria e per l'Università, a cura di Giuseppe Noto 8. Simone Giusti, Tradurre le opere, leggere le traduzioni 9. Insegnare letteratura. Teorie e pratiche di una disciplina, a cura di Ambra Carta 10. Ariosto tra gli specchi del Novecento, a cura di Clara Allasia e Carla Sclarandis 11. Sulle spalle di Atlante. Un altro Novecento, a cura di Carlo Albarello e Simonetta Teucci 12. Simone Giusti, Natascia Tonelli, Comunità di pratiche letterarie. Il valore d'uso della letteratura e il suo insegnamento Volumi in preparazione -Nancie Atwell, La zona di lettura, traduzione di Alessandra Nesti 13 La felice impresa Letture e commenti delle opere
La fede nella realtà non sarà il nostro argomento, se non come assenza e nevrosi. Certo, si potrà lecitamente obbiettare che una fede assente è pur sempre una fede, e che per negare qualcosa è necessario, prima, averlo posto. Pare invero che un tempo la fede nel mondo sia stata possibile, e che la scrittura abbia trovato il suo fondamento implicito e la sua giustificazione nella rappresentazione di esso. La fine del grande romanzo borghese, rassicurante nella sua buona fede, coincide con lo sprofondare del mondo borghese stesso nel pantano di fine secolo. La realtà appare, ad un tratto, irrappresentabile. Non più fuga dalla realtà, ma fuga della realtà: la morte di Dio come annuncio della fine di ogni metafisica non ne è che la metafora più esplicita.
Partizioni e storia redazionale del ‘Giorno’, in Studi dedicati a Gennaro Barbarisi
studiosi e lettori di prestigio, a cominciare da Carducci. Nel quadro della ricostruzione di tale processo si è tuttavia generalmente rinunciato a ragionare sui motivi del passaggio da un primo progetto in tre poemetti idealmente collegati l'uno all'altro ma autonomi -il Mattino, il Mezzogiorno, la Sera -ad uno schema in quattro parti riunite entro un solo poema: Mattino, Mezzogiorno [poi Meriggio], Sera [poi Vespro] e Notte. Sfuggono in effetti, oltre alle ragioni che impedirono a Parini di completare la prima forma dell'opera, quelle che determinarono una diversa partizione.