Un dio inquietante dai molti nomi (original) (raw)

DIO-IO -alla ricerca del Sacro e del non conosciuto

DIO-IO, due parole che per me hanno un ruolo chiave ed è giusto che vi dica, da subito, prima ancora di iniziare questo mio lavoro, che trattando di queste due parole, toccherò dei concetti sensibili come la religiosità e la fede che, per come li voglio affrontare oggi, possono risultare davvero sconvolgenti per ciò che si chiama senso comune. Quindi, se siete particolarmente suscettibili a questi argomenti, tenete conto di questo mio avvertimento, perché non è certamente mia intenzione sconvolgere la sensibilità religiosa di nessuno, ma in questa mia esposizione, presenterò il mio pensiero per ciò che è, senza usare nessun filtro del politicamente corretto che renderebbe inutile trattare di questi due argomenti. Partirò da un concetto fondamentale: la Mente è l'entità che pensa. Ma, chi è la mente, o cosa fa la mente? Ecco, nella sua veste di coscienza di esistere come individuo, la mente è il SÉ, è un soggetto che pensa, ma che non si fa domande, non fa elaborazioni, è pensiero puro che fluisce liberamente. Il SÉ è il soggetto dell'Anima, nella sua essenza, è il soggetto dell'inconscio che non avverte ancora una separazione da altri enti della Natura, dall'altro, è indissolubilmente sciolto nella Natura, collegato ad ogni altro SÉ. Ma, quando la mente inizia ad individuare nelle immagini esterne un IO, come succede al bambino nella fase dello specchio, cioè quando nell'immagine di un corpo riflesso lui identifica sé stesso, ecco che la mente-il SÉinizia ad

Dio parla di sé in molti modi

P. Sequeri, Iscrizione e rivelazione, 2022

Nella prefazione al testo di P. Sequeri, Iscrizione e rivelazione vengono presentati i temi di teologia fondamentale già elaborati ne "Il Dio affidabile", ora ripresi per proporre uno sviluppo che considera il ruolo specifico della Bibbia intesa come "rivelazione attestata" all'interno della ricerca teologica e dell'esperienza della fede.

Un santo dimenticato da Dio

Saranno passati cinquant'anni da quando il mio corpo bolso ha lasciato spazio alla muffa e ai vermi. Ranuncoli, che gracidano tutt'attorno alla riva della Jamuna, vi hanno impresso cicatrici, e negli interstizi, ora orrendamente voragini protese fin nel centro del cervello, sono cresciuti alberi di pesche e uva. Un pero ha inciso le sue fessure nei mitocondri attaccati al cervello esanime, che ora ha la forma di una spora mucillaginosa. Un granchio ha impresso nell'ano le sue chele, e vi ha scavato una casa dalla quale si sporge, di quando in quando, per andare a cacciare le prede.

“Non nominare il nome di Dio invano”

Clara Ferranti, 2014

in Figli della memoria (“Il tempo, la storia e la memoria” 1/2014), a cura di P. Coen e C. Ferranti, EUM, Macerata 2014, pp. 183-209.

Una breve indagine su Dio

Perché l'uomo ha la necessita di parlare di Dio? Perché c'è questa ricerca dell'inizio della vita e dell'origine? Ovviamente non tutti hanno questa voglia di perché che nasce dallo stupore del bambino che alla fine rimane dentro di noi. Ovviamente ci sarà qualcuno, che o per verità o per puro voglia di essere antagonista dirà che non ha nessuna necessita ne voglia di parlare di Dio realizzando quella che poi diventerà anch'essa una religione, ovvero la ricerca spasmodica di dimostrare l'inesistenza, ma questa è un'altra storia. La teologia, volendo semplificare molto, alla fine è la voglia che l'uomo ha di parlare di Dio. Perché fin dal principio l'uomo anche "tribale" cerca di dare un senso alle cose più grandi di lui come il sole che poi ne diventerà un culto. Anche l'idea di Dio si evolve all'esigenze del "logos" che in quel momento storico si pone la domanda, forse perché Dio riflette la necessità contingente dell'uomo storico, la domanda viene spontanea forse è un Dio che cambia? Un Dio che si evolve certamente potrebbe essere superiore ad un Dio statico fermo su sé stesso. Se lo stesso universo è in espansione ed in movimento perché il suo Dio dovrebbe essere fermo su sé stesso? Se poi Dio nasce dall'esigenza del logos dell'uomo, (in principio era il verbo, Gv.) o meglio la sua indagine allora si potrebbe spiegare perché il tentativo di spiegazione dell'ente Dio sia mutevole. Ma l'ente Dio esiste a priori, ma per parlare dello stesso ente è necessario, fosse pure per i limiti del linguaggio umano e per il rigore della ragione, ricorrere alle idee su Dio e alla inevitabile sua "antropomorfizzazione". Lo stesso ente Dio se è vero che la creazione è la sua emanazione fisica si espande, e più l'uomo immagina grande l'idea di Dio più l'ente Dio si ingrandisce così dovrebbe essere per ogni categoria che l'uomo indegnamente attribuisce a Dio sia pure che si parli di grandi categorie, come: onnipotenza, eternità, infinitezza, bontà, onniscienza, onnipresenza. Una ipotesi della voglia di ricercare Dio ed il suo significato, potrebbe nascere dalla forma pensiero creatrice

Il dio queer

Indecent Theology: The queer God. Nell'affrontare il commento di questo libro mi sono premurato di suffragare ogni mia affermazione e giudizio con la citazione delle ipsissima verba dell'autrice, il cui saggio ho letto anche nella versione originaria in lingua inglese. La casa editrice Claudiana di Torino nella collana Piccola biblioteca teologica ha offerto per la prima volta al pubblico italiano il saggio il Dio queer della pensatrice argentina Marcella Althaus Reid, deceduta nel 2009 ad Edimburgo presso la cui università insegnava da alcuni anni teologie contestuali. Il libro è preceduto da un'ampia presentazione di Gianluigi Gugliermetto che l'ha egregiamente tradotto ed è seguito da una postfazione di Letizia Tomassone. L'autrice, da annoverarsi tra le principali epigoni del pensiero queer, aveva già pubblicato nel 2000 un altro saggio all'emblematico titolo Indecent Theology: Theological Perversions in Sex, Gender and Politics. Per cercare di comprendere i motivi ispiratori del libro giova innanzitutto soffermarsi sul termine queer che nella lingua inglese era originariamente sinonimo di strano, eccentrico e singolare, ma che l'inizio del secolo scorso ha cominciato a contrassegnare tutto ciò che non è eterosessuale. Coglie indubbiamente nel segno Claudio Canal quando, dopo aver ricordato che utilizzare l'espressione "teologia queer," è anche un'operazione politica, fa opportunamente notare che in italiano sarebbe come parlare di "teologia frocia" o "teologia finocchia" giusto per rendere l'idea dispregiativa! 1 Ma qual è l'oggetto di questo new trend queer che l'autrice stessa nel saggio citato precedentemente aveva appunto definito indecent? Per dirla con le sue stesse parole, il Dio Queer è un libro che riguarda questa riscoperta di Dio al di fuori dell'ideologia sessuale che è stata prevalente nella storia del Cristianesimo e della teologia. Per fare questo, è necessario facilitare il coming out di Dio, la sua uscita dal nascondiglio, attraverso un processo di queering teologico. Con questo s'intende un'interrogazione deliberata dell'esperienza e del pensiero eterosessuali che hanno dato forma ai nostri concetti di teologia, di ermeneutica e del ruolo di chi fa teologia. 2 Il fine proposto quindi è quello di prendere i corpi sul serio, 3 di smantellare l'ideologia sessuale della teologia, 4 di disfare la teologia totalitaria, 5 di pervertire la teologia cristiana, togliendo alla teologa le mutande che ancor stanno li a darle una reputazione, 6 di scandalizzare, di ripensare 1 Dall'articolo Il Dio queer. Quando l'amore divino rompe la gabbia della decenza di Claudio Canal pubblicato sul Manifesto dell'11 dicembre 2014. 2 Pag. 47 op. cit. 3 Pag. 71 op. cit. 4 Pag. 46 op. cit. Affinché nessuno abbia dubbi sul fine eversivo che sottintende il suo pensiero l'autrice scrive: le teologie queer vanno in diaspora adottando tattiche di occupazione temporanea, pratiche scompaginati che non devono essere necessariamente essere ripetute e riflessioni il cui scopo è quello di sconcertare. Pag. 55 op. cit. 5 Pag. 55 op. cit. 6 Pag. 65 op. cit.

Angeli piangenti al cospetto di Dio

«Studia Albanica» 52/1 (2015), 83-104 (in Italian and Albanian language); «Erba d'Arno» 138-139 (autunno 2014-inverno 2015), 80-93 (only in Italian)