Il lessico di un'ideologia della regalità (original) (raw)

La sovranità dei normanni, le premesse della regalità nelle fonti contemporanee

2023

L’elaborato mira alla comprensione delle premesse politico- culturali che consentirono al comes di Sicilia, Ruggero II, la fondazione di una monarchia nel 1130. Lo studio è stato condotto con una specifica chiave di lettura: analizzare, all’interno dei testi delle cronache contemporanee, le terminologie utilizzate per identificare i quadri del potere politico nel Mezzogiorno italiano a cavallo tra X e XII secolo. Per completare l’analisi è stato necessario analizzare nello specifico i legami che i domini politici del tempo, i Normanni, intessero con le comunità locali in seguito al loro arrivo (1000 d.C ca.). Alla conclusione dell’elaborato è stato possibile affermare che le premesse alla monarchia siciliana furono costruite proprio dal dialogo con queste comunità e con le loro istituzioni. Osservare queste trame politiche è stato possibile confrontando i dati cronistici con le raccolte documentarie contenenti le produzioni delle cancellerie signorili. The paper aims at understanding the political and cultural premises that enabled the comes of Sicily, Roger II, the foundation of a monarchy in 1130. The study was conducted with a specific interpretation key: analyzing, within the texts of contemporary chronicles, the terminologies used to identify the frameworks of political power in Southern Italy at the turn of the tenth and twelfth centuries. To complete the analysis, it was necessary to analyze in detail the links that the political domini of the time, the Normans, weaved with the local communities following their arrival (1000 d.C ca.). At the conclusion of the paper it was possible to say that the premises for the Sicilian monarchy were built by dialogue with these communities and their institutions. Observing these political plots was possible by comparing the the compositions of the historians of that century (XI) with the documentary collections containing the productions of the domini chancelleries.

Le forme della regalità nella Roma latino-sabina

R. Fiori (a cura di), Re e popolo. Istituzioni arcaiche tra storia e comparazione, Göttingen , 2019

The analysis of historical sources, onomastics data, and the festive calendar, shows that the most archaic Roman kingship was structured in the form of a diarchy between a lifelong priest-king (rex sacrorum) and a temporary warrior-king (quirinus, magister populi): the latter ruled in the season of war, while in peacetime the city government was led in turn by the patres (interregnum). This diarchy could be the result of the influence, on Roman institutions, of the constitutional structures of the Greeks and of the Italic peoples, since among other Indo-European cultures, like Vedic India and the Celts, the pattern seems rather to be a triad — composed of a priest, a supreme king and a warrior king — surviving in Rome only at a theological level in the Pre-Capitoline triad Iuppiter Mars Quirinus. Given these premises, the subsequent Etruscan monarchy looks like the result of the rising of the army commander to a tyrannical and lifelong power, and of the marginalization of the priest-king, while the Republic seems to be a partial restoration of the oldest constitution.

Il culto della personalita e il mito di Alessandro Magno

Il culto della personalità e il mito di Alessandro Magno, 2021

Pochi personaggi hanno suscitato tanta ammirazione quanto Alessandro Magno, il sovrano macedone che in poco più di dieci anni, dal 334 a.c al 323 a.c., si impadronì dell’immenso impero persiano e condusse il suo esercito fino in India. Sin dall’antichità divenne un eroe leggendario e, nel corso dei secoli, rimase il modello di tutti i grandi strateghi, di tutti i grandi conquistatori, di tutti coloro che, in un dato momento storico aspirarono al potere supremo. L’ambizioso sovrano macedone fu il primo personaggio nella storia a porsi il problema della propria immagine e a ragionare non soltanto per l’hic et nunc, ma per l’eternità. Instaurando in vita un culto della personalità, Alessandro ha posto le basi per la nascita di un mito che ha affascinato scrittori di ogni tempo, e continua a farlo.

I trovatori e la regalità. Approssimazioni metodologiche

Published in "Culture, livelli di cultura e ambienti nel Medioevo occidentale" (Bologna, 2009)

1. È sorprendente quanto la definizione di "cortesia" sia stata oggetto di così tante discussioni, dibattiti, teorie e contro-teorie. Si direbbe quasi che la finʼamor -meglio parlarne come la chiamavano i trovatori -sia nel contempo estremamente codificata e continuamente ripensata e ripensabile. A due secoli abbondanti di distanza dai primi studi di provenzalistica, ancora oggi uno studente non può che trovarsi confuso nel confrontare un paio di manuali, anche tra i più recenti: apprenderebbe che il primo trovatore a noi pervenuto è già in grado di parodizzare un codice che al tempo non era ancora fissato se non dal-lʼinafferrabile escola NʼEblo; che nella dinamica feudale era possibile unʼiniziativa dal basso, dalla piccola nobiltà, la quale elabora un sistema culturale a cui i grandi vassalli devono adattarsi per non essere "fuori moda"; che il concetto di "poesia formale", da un lato, andrebbe ripensato attraverso lʼanalisi delle singole personalità poetiche, mentre, dallʼaltro, si continua a leggere la poesia provenzale come fenomeno essenzialmente compatto; o, ancora, che la lirica occitana subisce influssi celtici, sciamanici, classici (soprattutto ovidiani e oraziani), arabi, mediolatini. È pacifico affermare che quasi tutti ormai accettiamo i presupposti della teoria köhleriana, che ovviamente nel tempo ha perso lo statuto di teoria "forte" per andare incontro a più che giustificabili correzioni e ripensamenti 1 : ma lʼassunto centrale, articolato sul rapporto tra struttura sociale e prodotto poetico, resta ancora un punto fondamentale nel panorama critico romanzo.

Un razionalismo barocco? Spunti per una lettura leibniziana

Quaestio, 2017

The focus of this work aims to frame the notions of "ostensione" and "indice" in the broader category of icons. To be able to address this challenging issue, it is appropriate to begin by presenting, in a nutshell, the concept of reality, sketching it from a semiotic point of view. We follow a path that will include the following steps: a) a preliminary reading of philosophical semiotic relationships between the individual/reality; b) the presentation of the notions of index and ostension; c) an explanation of the characteristics of icons. Particular attention will be reserved to the attempt to locate the foundational components of icons in both "indice" and "ostensione". The conclusions will focus on the definition of intersemiotic translation (interpretation of linguistic signs using non-linguistic signs) proposed by Roman Jakobson in 1959, which will be used to understand the relationship between reality and human knowledge as an non-ontological problem but as a transmutation process between different semiotics fields.