Alcune epigrafi cristiane urbane conservate a Venezia (original) (raw)
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Two early Christian epitaphs of Verona are studied, both datable around to the fifth century. One, in Greek, unpublished, is set into a wall of the San Procolo’s church; it is dedicated to a three-month-old baby. Another, already known, but so far considered non-Veronese, is preserved at the Maffeiano Museum; it presents an already corrupt Latin and several mistakes, probably caused by a misreading of the draft. These epigraphs are considered in the light of a broader perspective on the (few) early Christian inscriptions of the city.
Reimpieghi epigrafici datati da Venezia e dalla laguna veneta
The presence of ancient inscriptions reused as building materials in Venice and in the surrounding islands has been recorded since the early Humanism. However, a precise historical context for these spolia is often hard to determine. Absence of information in documentary sources, as well as the difficulty in tracing dispersed objects, have led to a substantial lack of interest by scholars. In other words, the phenomenon has been so far acknowledged but neglected. Based on a series of case studies, this article focuses on inscribed artefacts dating to the Roman period, whose reuse can be dated with a good degree of accuracy, thanks to the data provided by field archaeology, architectural stratigraphy, and art-historical analysis.
Nel campanile di San Zeno si collocano quattro epigrafi medievali, oggetto del presente contributo, oltre a numerosi graffiti, posizionati per la maggior parte sulle pareti delle celle campanarie e tracciati in un arco cronologico assai ampio, compreso tra il tardo medioevo e il secolo scorso. 1
Le indagini condotte negli anni 1991-2007 a Porto 1 hanno interessato l'area in cui, nella seconda metà dell'Ottocento, erano state messe in luce le strutture di un edificio di culto cristiano, ritenuto dal de Rossi lo xenodochio di Pammachio 2 . Tale identificazione prendeva spunto dalla notizia di S. Girolamo della costruzione a Porto, nell'anno 398, di uno xenodochio da parte di Pammachio 3 e dall'analisi della planimetria dell'edificio allora scoperto, che mostrava una serie di ambienti che si aprivano intorno al quadriportico centrale. Tuttavia il ritrovamento di lastre iscritte, ritenute assimilabili alla produzione epigrafica filo-1 Le indagini, condotte dalla Soprintendenza archeologica di Ostia, sono state dirette da L. Paroli. L'edificio è stato riscoperto nel 1991: S. Coccia, L. Paroli, Indagini preliminari sui depositi archeologici della città di Porto, Archeologia Laziale, 11, 1993, 175-180. Referenze fotografiche: nn. 1-8, 15-20 (Soprintendenza archeologica di Ostia);