Alcune epigrafi cristiane urbane conservate a Venezia (original) (raw)

S. MUSETTI, Le epigrafi cristiane di Verona: un inedito e una riacquisizione (CIL, V, *429, 143), in «Sylloge epigraphica Barcinonensis», XIX (2021), pp. 119-131.

Two early Christian epitaphs of Verona are studied, both datable around to the fifth century. One, in Greek, unpublished, is set into a wall of the San Procolo’s church; it is dedicated to a three-month-old baby. Another, already known, but so far considered non-Veronese, is preserved at the Maffeiano Museum; it presents an already corrupt Latin and several mistakes, probably caused by a misreading of the draft. These epigraphs are considered in the light of a broader perspective on the (few) early Christian inscriptions of the city.

Reimpieghi epigrafici datati da Venezia e dalla laguna veneta

The presence of ancient inscriptions reused as building materials in Venice and in the surrounding islands has been recorded since the early Humanism. However, a precise historical context for these spolia is often hard to determine. Absence of information in documentary sources, as well as the difficulty in tracing dispersed objects, have led to a substantial lack of interest by scholars. In other words, the phenomenon has been so far acknowledged but neglected. Based on a series of case studies, this article focuses on inscribed artefacts dating to the Roman period, whose reuse can be dated with a good degree of accuracy, thanks to the data provided by field archaeology, architectural stratigraphy, and art-historical analysis.

PAOLO VERONESE, “San Girolamo penitente”; GIOVANNI FRANCESCO CAROTO, “Madonna con il Bambino nel paesaggio con, sullo sfondo, i santi Cristoforo e Giovanni Battista”; DOMENICO BRUSASORZI, “Ritratto d’uomo in armatura”; DOMENICO CAMPAGNOLA, “Pietà tra i santi Michele Arcangelo e Cristoforo”; GIROLAMO TESSARI DETTO DAL SANTO, “Ritratto del cardinale Pietro Bembo, nelle vesti di Pietro Diacono”; ALESSANDRO BONVICINO DETTO MORETTO, Ritratto d'uomo; BERNARDINO LICINIO, “Ritratto di dama in abito rosso con petrarchino”; CIMA DA CONEGLIANO, “San Giovanni Evangelista”; MICHELE BONO DETTO GIAMBONO, “Velo della Veronica”; SCUOLA VENETA, METÀ DEL XVI SEColo, “Ritratto di vecchio”; PITTORE VENETO, PRIMA METÀ DEL XVI SECOLO, “Ritratto d’uomo (un podestà veneziano?)”; PITTORE VENETO, QUARTO-QUINTO DECENNIO DEL XVI SECOLO, “Concerto campestre”; BOTTEGA DI BONIFACIO VERONESE, “Continenza di Scipione”; PITTORE VENETO, METÀ DEL XVI SECOLO, “La maga Circe che dà da bere ai compagni di Ulisse”; PITTORE VENETO, PRIMA METÀ DEL XVI SECOLO, “Sacra Famiglia con san Giovannino”; PITTORE VENETO DEL SECOLO XVII, “Il senatore e la cortigiana”; DERIVAZIONE DA JACOPO BASSANO, “Adorazione dei pastori”; COPIA DA GIOVANNI BELLINI, “Circoncisione di Cristo”; GIOVANNI MANSUETI, “Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista, Caterina d’Alessandria e due committenti”; PITTORE VENETO, PRIMO DECENNIO DEL XVI SECOLO, “Madonna con il Bambino in trono tra le sante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria”; PITTORE VENETO, SECONDA METÀ DEL XVI SECOLO, “Redentore”; PITTORE VENETO-FIAMMINGO, SECONDA METÀ DEL XVI SECOLO, “Paesaggio con andata ad Emmaus”, in La Pinacotaca Malaspina, a cura di Susanna Zatti, Milano, 2011, [22 schede di catalogo].

Le epigrafi medievali, in San Zeno Maggiore a Verona. Il campanile e la facciata. Restauri, analisi tecniche e nuove interpretazioni, a cura di F. Butturini, F. Pachera, Istituto Salesiano San Zeno, Verona 2015, pp. 145-152

Nel campanile di San Zeno si collocano quattro epigrafi medievali, oggetto del presente contributo, oltre a numerosi graffiti, posizionati per la maggior parte sulle pareti delle celle campanarie e tracciati in un arco cronologico assai ampio, compreso tra il tardo medioevo e il secolo scorso. 1

D. Nuzzo, Le iscrizioni cristiane della basilica urbana di Porto (scavi 1991-2007 e indagini dell’Ottocento) e la produzione epigrafica di imitazione filocaliana, in Vetera Christianorum, 46, 2009, pp. 293-314.

Le indagini condotte negli anni 1991-2007 a Porto 1 hanno interessato l'area in cui, nella seconda metà dell'Ottocento, erano state messe in luce le strutture di un edificio di culto cristiano, ritenuto dal de Rossi lo xenodochio di Pammachio 2 . Tale identificazione prendeva spunto dalla notizia di S. Girolamo della costruzione a Porto, nell'anno 398, di uno xenodochio da parte di Pammachio 3 e dall'analisi della planimetria dell'edificio allora scoperto, che mostrava una serie di ambienti che si aprivano intorno al quadriportico centrale. Tuttavia il ritrovamento di lastre iscritte, ritenute assimilabili alla produzione epigrafica filo-1 Le indagini, condotte dalla Soprintendenza archeologica di Ostia, sono state dirette da L. Paroli. L'edificio è stato riscoperto nel 1991: S. Coccia, L. Paroli, Indagini preliminari sui depositi archeologici della città di Porto, Archeologia Laziale, 11, 1993, 175-180. Referenze fotografiche: nn. 1-8, 15-20 (Soprintendenza archeologica di Ostia);