VOLPE, Giovanni Battista, detto Rovettino (original) (raw)
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Giuseppe Rovani storico della Grecia moderna
2011
Delle opere storiografiche di Rovani, come osserva Silvana Tamiozzo Goldmann, «forse non a torto, si sono perse le tracce» 1 : se tenue è il ricordo del Daniele Manin, pressoché dimenticata è la Storia della Grecia negli ultimi trent'anni.1824-1854 2 e, sia chiaro, nessuna riscoperta critica è oggi possibile. A distanza di un secolo, infatti, vale ancora il verdetto di Carlo Dossi: «non troviamo nel libro che una semplice cronaca di gazzetta, anzi di varie gazzette» 3 . L'operazione editoriale e ideologica, tuttavia, conserva motivi d'interesse: nel 1854 Rovani pubblica una storia della Grecia moderna perché crede alla "sorellanza" etnica e politica tra le due nazioni («Vedi, Italia, a te guarda, e con desio/ Alleata te chiama e te sorella» 4 ), sa bene che l'argomento fa presa sui lettori e, last but not least, spera di ricavarne fama e denaro. Il progetto della Storia matura dunque dopo il fallimento dei moti rivoluzionari del 1848, e prende corpo nelle milanesi «officine della letteratura» (Roberto Sacchetti), dove «l'aspetto commerciale si intrecciava con l'intento di diffondere la cultura e il sapere a un pubblico nuovo» 5 .
PARACCA, Giovanni Giacomo di Antonio, detto il Valsoldo
in Dizionario Biografico degli Italiani, 81, 2014
PARACCA, Giovanni Giacomo di Antonio, detto il Valsoldo. -Nacque in Valsolda, come suggerisce il soprannome con cui fu noto, o più probabilmente in Val d'Intelvi verso il 1546 (Giometti, 2012, p. 319); operò prevalentemente a Genova nella seconda metà del Cinquecento.
Giovanni Volpato e il suo ambiente culturale
I trionfi di Volpato, 2003
Nato a Bassano nel borgo di Angarano tra 11 1732 e il1735 da Paolo Trevisan e Angela Dal Bellor, adottò, secondo quanto riportato dai suoi biografi a lui contemporanei o di poco successivi, il cognome della nonna materna Francesca Volpato2. Della sua iniziale attività poco sappiamo tranne che fece il suo ingresso nel mondo del lavoro nella città natale come ricamatore per aiutare la madre, rimasta vedova precocemente, a mantenere la famiglia3. Fu proprio lei a spingerlo verso l'arte incisoria, "che quasi da per se solo apprese", probabilmente ben conscia delle possibilità che la città di Bassano ofFriva agli intagliatori in rame. Le sue modeste incisioni yennero infatti notate da Giuseppe Remondini il quale lo accolse nella sua celebre calcografiaa dove entrò in contatto con un ambiente culturale ed economico che influenzerà in maniera determinante la sua attività futura.
Ancora una volta...Giovanni Battista
Dignus es accipere librum Miscellanea in onore di Edmondo Lupieri per il suo LXXII compleanno a cura di Luca Arcari e Laura Carnevale. Quaderni di Vetera Christianorum 35, 2022
In the light of the reading of three monographs that have appeared in the last decade by E. Lupieri, A. Destro - M. Pesce, F. Adinolfi on the relationship between John the Baptist and Jesus, in the present contribution, the following points in particular are brought into focus: 1. The historicity of the John-Jesus relationship; 2. The value of water for John and Jesus; 3. The places of the Baptist; 4. The groom metaphor.
Carlo Volpe e il Rinascimento bolognese
ricostruire in maniera puntuale la vicenda pittorica bolognese del sesto e settimo decennio del Quattrocento è impresa ardua e forse perfino proibitiva. i testi pittorici superstiti, relativi a questo specifico arco temporale, costituiscono infatti un tessuto frammentario e per molti versi contraddittorio, che appare ancora ostinatamente refrattario ad ogni tentativo di lettura coerente. le difficoltà ed il rammarico di chiunque si cimenti in questa impresa sono aggravati dall'assenza di alcuni «monumenti fondamentali» 1 , opere documentate e spesso celebrate dalle fonti che, se fossero scampate alle ingiurie della sorte, avrebbero di certo gettato una luce chiarificatrice su uno snodo tanto cruciale della cultura figurativa felsinea. Si tratta di una situazione ben nota agli studi e certamente lamentevole, non fosse altro perché cagione di duraturi malintesi. Se in generale tutto il Quattrocento bolognese ha spesso sofferto della diffidenza frettolosa e ingiusta della critica, soprattutto di quella ottocentesca, addirittura imbarazzante appare il giudizio solitamente espresso, salvo rare eccezioni, nei confronti della produzione pittorica locale della seconda metà del secolo. per citare un esempio illustre, adolfo venturi, in un articolo dedicato alla pittura bolognese nel secolo Xv, scrisse che «Bologna nel rinascimento non ha una propria, varia e ricca fioritura artistica» 2 e, ancor più impietosamente, «quanto resta oggidì dell'arte bolognese del Quattrocento, prima del Francia, se si eccettuino le tavole di Marco zoppo, merita appena uno sguardo» 3 . a seguito di un'impostazione critica così svilente, si è spesso teso a ridimensionare, se non addirittura negare, il contributo reso dall'arte bolognese allo sviluppo del rinascimento padano. Tuttalpiù, ad essa è stato riservato il ruolo di ricettacolo passivo di linguaggi originali ma integralmente allogeni rispetto alla ritardataria cultura locale. in questa prospettiva, la desolata landa bolognese è a lungo apparsa facile "terra di conquista" di maestri stranieri, in primis dei grandi ferraresi. luogo comune irriducibile che, ad un dato momento della vicenda critica, ha seriamente rischiato di trasformarsi in incrollabile dogma anche a causa di un'interpretazione fin troppo letterale dell'Officina Ferrarese di roberto longhi 4 . Come ha fatto notare Mauro lucco, «costituisce certo uno 110