Natura umana individuale e Benedizione delle coppie omosessuali (original) (raw)

Cristianesimo e omosessualità

Parte terza Approfondimenti * Pastora valdese, attualmente ha la cura pastorale delle chiese metodiste di Carrara e La Spezia ed è vicepresidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Natura e persona nell'etica sessuale di Tommaso d'Aquino

The paper deals with the question whether Aquinas’ sexual ethics remains in the limits of an animal teleology (the finality of the species perpetuation), or obeys other requirements (e.g. absence of violence towards persons). An examination of the principal Thomistic works reveals some inner tensions in Aquinas’ doctrine of lust. Although Thomas, as principle, defines as not “permissible” those venereal acts which do not aim at procreation, he delineates, as important elements in his analysis of luxuria, various types of injuries to other men. On the other hand the sexual "sins against nature", although they do not cause an injury to anyone among human persons, are nonetheless considered the most execrable guilt as immediate injury to God.

Natura e cultura in relazione al problema della monogamia

È almeno dai tempi di Aristotele che si parla di natura (“physis”) in accezione “moderna” e, anche attraverso la mediazione del cristianesimo, l’idea per cui questa natura sarebbe indissolubilmente legata ad ogni cosa stessa, si è affermata nel pensar comune. Forse in nessun campo come in quello della sessualità e dell’affettività il conflitto tra natura e cultura si manifesta così chiaramente. La tesi tenta di mostrare le implicazioni profondamente morali e politiche che si celano dietro questo fragile rapporto e dietro quello altrettanto problematico tra filosofie “essenzialiste” (come la sociobiologia darwinista) e filosofie “non-essenzialiste” (come il costruttivismo o l’approccio queer). Nel primo capitolo sono analizzate alcune possibili conseguenze morali delle posizioni sociobiologiche (giustificazione dello stupro o delle disparità di genere), viene sostenuta una base "religiosa" della sociobiologia stessa e segnalato il ruolo che il concetto di natura ha avuto nella persecuzione dell'omosessualità. Nel secondo capitolo vengono analizzate le basi "essenzialiste" e platoniche di una delle più diffuse idee sull'amore: il mito dell'altra metà, con un accenno al suo rapporto con l'omosessualità. Vengono inoltre sostenute argomentazioni a favore della non-naturalità, e quindi della non-inevitabilità, di alcuni degli attributi tipici riferiti al soggetto borghese, e di conseguenza tipicamente estesi ad una universale natura umana: egoismo, eterosessualità e monogamia. Per analizzare gli aspetti storici, economici, sociali e antropologici che si nascondono dietro la monogamia, nel terzo capitolo l'opera di Engels L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato è interpretata alla luce dei cambiamenti che stanno attraversando la famiglia odierna, con il supporto di lavori recenti come Sex at Dawn di Cacilda Jethá e Christopher Ryan, Storia del matrimonio di De Giorgio e Klapisch-Zuber, Eros tiranno di Giulia Sissa e Queer Theories di Donald Hall.

Sulla Kenosis e la natura umana nell'Incarnazione

Info tratte da "Secondo il pensiero cristiano, Dio si svuota della sua divinità, e facendo così non la perde, ma la riveste di umanità (*) Un Dio che è in forma umana, amata a tal punto da assumerla nella sua interezza (*) conferendole una dignità eccelsa. (**) Dio non ha paura di uscire da se stesso per venire "incontro alle sue creature" facendosi uno di noi. (**) Questo modo di fare di Dio ci fa capire che l'essere umano realizza se stesso uscendo da sé, e non restando chiuso nel suo egoismo. Dio avrebbe potuto agire diversamente, salvando l'uomo "dall'alto" senza diventare umano, invece ha deciso di stabilire un rapporto di reciprocità con l'essere umano, perché è una caratteristica dell'Amore venire incontro agli altri." (*) Nota di Lunaria: l'incarnazione di Dio in un corpo maschile è un problema dal punto di vista femminile, visto che dei due sessi, Dio ne sceglie uno solo, lo usa "come forma materiale" e vive le sue esperienze terrene come maschio, ma non anche come femmina.

Appunti Sulla Specificita' Dell'Essere Umano

2009

Questo volume è stato pubblicato con il contributo della Regione Veneto e dell'Istituto Jacques Maritain di Trieste Sito internet: www.lascuola.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm), sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941, n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO,

Felicità e umanità tra capitale e relazione

Giacomo Pezzano -Felicità e umanità tra capitale e relazione 1 Giacomo Pezzano Felicità e umanità tra capitale e relazione Da Eraclito a Krakauer: essere indemoniati insieme. Far dialogare antichi e moderni: questa è l'unica via per far luce sulla felicità. Parto da Eraclito e da Socrate. Del primo si conserva un frammento che recita: «ethos anthropoi daimon» [Eraclito, DK22, B119] che in prima battuta può essere tradotto con «il carattere proprio è il demone per l'uomo» o con «il demone è il carattere proprio per l'uomo». Socrate, dal canto suo, parla a più riprese [cfr. Platone, Apologia di Socrate, 27c-28a, 31c-d, 40a-b e 41d; Id., Eutidemo, 272e; Id., Repubblica, 496c; Id., Fedro, 242b-b; Id., Teeteto, 151a; ma anche Senofonte, Memorabili, I, 1: 4 e IV, 8:1] del daimonion come di quella «voce guida interiore» che fa, per così dire, delle pareti dell'interiorità della psyche la cassa di risonanza di qualcosa che è di per sé irriducibile alla coscienza stessa. Questo qualcosa, accostando Eraclito e Socrate, è proprio l'ethos, la necessità per l'uomo si avere un habitus, di essere etico. Se, infatti, l'animale non ha bisogno di conoscere se stesso e di agire attivamente perché la sua vita è regolata dall'istinto, l'uomo, privo di istinti ed esposto al mondo, è consegnato alla cura di sé e degli altri: la carenza istintuale lo svincola da comportamenti codificati, ma allo stesso tempo gli apre dinnanzi lo scenario del possibile, la possibilità-necessità di diventare se stessi, di seguire il proprio demone, di essere indemoniato, anzi ben indemoniato [cfr. U. Galimberti, La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla pratica filosofica, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 402-404]. «Eudaimonie psyches kaì kakodaimonie» [Democrito, DK 68, B170], «felicità e infelicità sono fenomeni dell'anima», «se la felicità [eudaimonia] consistesse nei piaceri del corpo, dovremmo dire felici i buoi quando trovano da mangiare» [Eraclito, DK22, B4]: felicità è eu-daimonia, infelicità è kako-daimonia, ossia la felicità è la buona e riuscita (eu) realizzazione del daimonion, del demone che accompagna l'esistenza umana come suo ethos, come suo carattere più proprio. La felicità non è dunque semplice ricerca di cose nel mondo, di oggetti e di piaceri, ma è anche e soprattutto piena e florida realizzazione di sé nel mondo e con gli altri: fiorire per gli uomini significa doversi dare un mondo, creare dinamicamente la propria misura, essere artisti della vita reperendo attivamente il proprio limite e dando forma alla propria forza (energheia, conatus, vis, volontà di vita, volontà di potenza, libido che sia). L'uomo, dunque, deve rendere etica la propria presenza nel mondo, rendere abitabile il mondo per abitarlo, questo è il suo daimon, e proprio per questo è aperto alla felicità come possibilità più propria, nel momento in cui tale abitare è buono, eu, si realizza quell'eu-daimonia che è la felicità, che è il buono, bello, armonioso ed equilibrato stare al mondo dell'uomo, abitare il mondo, soggiornare in esso -un equilibrio sempre dinamico e mai semplicemente statico, stabilizzato una volta per tutte: «la felicità è un'attività [energeia], ed è evidente che l'attività è in divenire [ginetai] e non si trova a essere [hyparchei] come un possesso stabile [ktemà]» [Aristotele, Etica Nicomachea, IX, 9, 1169b 30-31]. Non c'è eu zoé, buona vita, senza eu-daimonia, senza felicità appunto, la ricerca della buona vita e dunque della felicità è ciò che contraddistingue l'uomo rispetto a tutti gli altri viventi, unitamente al fatto che tale ricerca conduce alla vita in comune [cfr.

"Non è bene che sia uno solo": dalla differenza sessuale alla bellezza dell'umano

2016

Questo lavoro d'esordio si colloca all'interno delle attività svolte durante il seminario di Antropologia teologica curato dalla prof.ssa Selene Zorzi e ha come cornice teorica il seguente titolo: Antropologia duale: uomo e donna ad immagine di Dio. Nello specifico questo contributo si prefigge lo scopo di ricapitolare il rapporto tra le varie culture e i modelli di genere dall'epoca antica fino all'età patristica.

La Natura come Persona

La locuzione "Scienze della Persona" sembrerebbe indicare un insieme di discipline e di attività di ricerca identico o strettamente analogo alle "Scienze dello Spirito" di Wilhelm Windelband, contrapposte alle "Scienze della Natura" secondo una partizione che da allora (1894) ha avuto una certa fortuna. In questo caso, tale espressione sarebbe legata a una concezione del sapere che attesta dualisticamente una dicotomia metodologica, riflesso implicito o esplicito di una più profonda dicotomia ontologica presupposta o conseguente; legata a una concezione del sapere che taglia arbitrariamente una serie di interferenze e di connessioni interdisciplinari eludendone la reale complessità; legata a una concezione della realtà che astrae e ipostatizza dualisticamente Natura e Spirito come sostanze separate, secondo una tradizione che deriva alla tradizione occidentale da René Descartes e da Platone.