Un nuovo epitaffio in greco della Sicilia di età alto-imperiale e il formulario con gli epiteti χρηστὸς καὶ ἄμεμπτος (original) (raw)

Il gesto simbolico delle mani alzate: a proposito di due epitaffi in greco dalla Sicilia, in Aristonothos, 17, 2021, pp. 169-203.

Il mio interesse per il tema della rappresentazione delle mani alzate su monumentini iscritti nasce dal rinvenimento a Marsala, nella necropoli monumentale lungo la via del Fante, di un epitaffio dipinto su una colonnina in calcare ricoperta di stucco bianco. L'epitaffio figura all'interno di una tabella nella quale è raffigurato un giovane fiancheggiato da due grandi avambracci verticali con le palme verso l'osservatore e i pollici al centro (Figg. 1-2) 1. Ἀχιλλεὺς, χαῖρε καὶ κατὰ χθονός. "Achille, gioisci anche sotto terra"

Forme amministrative e scelte linguistiche nelle epigrafi e nelle monete della Sicilia romana

Gerión, 2019

Riassunto. Fino a non molto tempo fa gli studiosi sostenevano che le scelte linguistiche nelle colonie romane della Sicilia fossero coerenti: il latino sarebbe stata la sola lingua usata in un contesto "ufficiale" e il greco sarebbe stato adottato in contesti diversi, come il culto (non coloniale) o l'ambito privato. Ricerche recenti hanno messo in discussione tali affermazioni. Nel presente articolo ci soffermiamo sull'uso del greco e del latino nelle città non coloniali. L'impiego del latino è spesso stato legato all'attribuzione di un preciso stato amministrativo, quello dei municipi, in epoca augustea o post-augustea; al contrario, testimonianze concernenti i municipia e scritte in greco sono state considerate risalenti agli anni di Sesto Pompeo. Intendiamo dimostrare che l'uso del linguaggio in contesti municipali "ufficiali" è molto più vario di quanto non si sia pensato in precedenza e proponiamo nuove letture e datazioni per diverse iscrizioni, soprattutto IG XIV, 954 (in riferimento ad Akragas/Agrigentum), IG XIV, 367=IG Palermo 44 (Aluntium), CIL X 7350 (Thermae Himeraeorum), IG XIV, 575 (Centuripae), AE 1945, 64 (Segesta) e SEG LXI, 758=AE 2011, 435 (Syracusae). Abstract. Until recently scholars used to claim that the language use in the Roman colonies of Sicily was coherent: Latin was the only language in use in any "official" context, and Greek was only chosen when the context was somehow different, such as a (non-colonial) cult or a private setting. Recent research has challenged the assumption. In the article, we focus on the use of Greek and Latin in non-colonial cities. The use of Latin has often been connected with the attribution of a precise administrative status, that of municipia, in Augustan age or Post-Augustan age; on the contrary, evidence on municipia written in Greek have been considered to date back to the years of Sextus Pompeius. We show that there was much more variation in language use in the "official" municipal contexts than previously thought. We also propose new readings and datings for several inscriptions, notably IG XIV, 954 (with a reference to Akragas / Agrigentum), IG XIV, 367=IG Palermo 44 (Aluntium), CIL X 7350 (Thermae Himeraeorum), IG XIV 575 (Centuripae), AE 1945, 64 (Segesta) and SEG LXI, 758=AE 2011, 435 (Syracusae).

Come maledire un siceliota: alfabeti ed espedienti grafici nelle defixiones greche della Sicilia [2021]

N. Moncunill Martí, M. Ramírez-Sánchez (eds.), Aprender la escritura, olvidar la escritura. Nuevas perspectivas sobre la historia de la escritura en el Occidente romano, 2021

Le defixiones della Sicilia costituiscono un interessante caso di studio della modificazione e sostituzione di sistemi di scrittura, nonché dell’uso di espedienti grafici diversi non sempre di perspicua interpretazione. Poiché i documenti più antichi usavano l’alfabeto ufficiale di ogni polis, l’arrivo sull’isola dell’alfabeto milesio comportò una precoce infiltrazione di lettere «ioniche». Il presente contributo cerca di offrire una visione completa della convivenza di segni vecchi e nuovi nelle maledizioni durante alcuni decenni del v secolo a.C., prima della quasi totale scomparsa degli allografi più caratteristici dell’epigrafia siceliota. Si fornisce altresì una presentazione aggiornata degli espedienti grafici usati nelle defixiones, in particolare le diverse inversioni del senso della scrittura e l’impiego di segni diacritici. [Sicilian curse tablets offer an interesting case study of the ways in which writing systems are modified and substituted for one another, as well as of the use of different graphic resources that cannot always be interpreted straightforwardly. While the oldest inscriptions employed the official alphabet of each polis, the arrival on the island of the Milesian alphabet implied a rapid infiltration of «Ionic» letters. This paper aims to present a comprehensive panorama of how old and new signs coexisted on curse tablets for several decades, before the almost complete disappearance of the most characteristic Sicilian allographs. Besides, I offer an updated overview of the graphic resources used in defixiones, namely the different inversions of the direction of ductus and letters, and the employment of diacritic signs.]

Tra epigrafia e metrologia numismatica. Sicilia e Magna Grecia

Irattanclo specificamente problcmi di geogralia storica, L. Ro bcrt così scrivcva r-rc.l 1951; "[... ] l'épiglaphic ct la Dun]ismdtique ne sont elles pas Ìcs dcux mamelles .l'une mèmc scictcc?"'. Da allor'a, ie t^nte riccrche, che lo stesso Rol:crt ha dedicato allo studio cli singoli problerri di nrulismatica'e che molti airri epigralisti hanno intr'apre sor, sranno a testinoniare quanto possa esscrc ft[ttuosa 1'unione fra queste due scieDze dell'antichità.

Due studi recenti sui carmi epigrafici greci

Review article on: Amalia Margherita Cirio, Gli epigrammi di Giulia Balbilla (ricordi di una dama di corte) e altri testi al femminile sul Colosso di Memnone, Lecce, Pensa MultiMedia, 2011; Matylda Obryk, Unsterblichkeitsglaube in den griechischen Versinschriften, Berlin-Boston, de Gruyter, 2012.

Nuove epigrafi greche da Halaesa Archonidea: Dati inediti sulle Tabulae Halaesinae e su una città della Sicilia tardo-ellenistica

BAR Publishing, 2020

Il libro presenta l’edizione di un gruppo iscrizioni greche tardo-ellenistiche provenienti dalla città di Halaesa Archonidea in Sicilia, comprendente documenti di recente scoperta, alcuni dei quali inediti e altri recentemente pubblicati dall’autore, fra cui spiccano due frammenti superstiti delle perdute Tabulae Halaesinae (IG XIV 352 + SEG IV 45) e il frammento di un contratto di locazione (misthosis), presumibilmente fondiaria. Grazie ad una analisi complessiva dei documenti il volume offre un contributo all’interpretazione e alla comprensione delle Tabulae Halaesinae e fornisce, attraverso i nuovi dati epigrafici, una ricostruzione dello scenario storico-istituzionale nel quale la città di Halaesa, probabilmente intorno all’ultimo quarto del II sec. a.C., ridefinì la sua terra pubblica, istituì un sistema per risolvere i conflitti sulla proprietà delle terre e affittò la terra ai suoi cittadini. This volume contributes a new interpretation and understanding of the Tabulae Halaesinae. It uses fresh epigraphical data to reconstruct how the city of Halaesa, around the last quarter of the 2nd century B.C., resurveyed its public land, established a system to resolve conflicts over land ownership, and leased the land to its citizens.