“La memoria contesa dei Novelli Innocenti. Ritorno sulla crociata dei fanciulli”, In: “Un maestro insolito”, Firenze, Vallecchi, 2010, p. 83-100. (original) (raw)
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Matteo Bandello's Novelle (Lucca, 1554, Lyon, 1573) swiftly disappear from the Italian editorial distribution: they will be published again in full version not before 1791-1793, with the Livorno edition, by Gaetano Poggiali, presented under the fallacious indication of 'London, by Riccardo Banker'. In between these chronological extremes, in the sixteenth and seventeenth centuries' Italy, only a residual survivance of his works can be recorded, which has not yet been subject to a comprehensive and detailed reconstruction. In 1560 Ascanio Centorio of Ortensi circulates a version of the collection without its dedication letters, with rewritten novelle, selected and mixed with those of other authors. As of 1562 twenty novels of Bandello will appear in the Cento novelle scelte da i più nobili scrittori della lingua volgare, the anthology thought by Francesco Sansovino and printed several times in Venice from 1561 to 1619. Eventually eight other novels will be translated in Latin by the Perugian scholar Marco Antonio Bonciari in his collection of exempla, entitled Thrasymenus sive Anthologiae Illustrium exemplorum Decades duae (Perugia 1641) and Decades tres (Perugia 1648). To this fragmentation of the original novelliere corresponds the gradual disappearance of the author: first denying his privileged setting, represented by the dedicatory letters, then even his proper name. Examining the above listed works in detail and in their whole, we shall ponder the reasons for the poor audience of the princeps edition, the moral, literary and editorial problems it could raise, as well as its true circulation amongst readers of this age.
Del Novellino di Masuccio Salernitano, com'è noto, non vi sono testimonianze autografe, e, anzi, le uniche attestazioni manoscritte consistono in alcuni frammenti, scoperti e studiati da Giorgio Petrocchi, che recano la primitiva redazione di poche novelle 1 . Anche dell'editio princeps della raccolta, la stampa napoletana del 1476 o '77, edita da una società formata dallo stampatore Sisto Riessinger e da Francesco Del Tuppo, e ancora segnalata nei repertori ottocenteschi del Brunet e del Gräesse 2 , non rimane oggi alcuna traccia.
Carte Romanze, 2019
Utilizzando le risorse dell’OPAC SBN e di altre banche dati bibliografiche disponibili in rete, e piú ancora le preziose bibliografie ottocentesche della novella in prosa, il saggio analizza la lunga durata della grande tradizione della narrativa breve dal Novellino alla reinvenzione del genere che si compie tra Otto e Novecento. Con questa impostazione documentaria descrive la fluidità di forme e funzioni della novella nel corso dei secoli, riconoscendovi il pervasivo e perdurante primato del modello del Novellino, cioè di narrazioni esemplari con prioritaria funzione morale ed edificante (il piacevole che insegna e ammonisce: per classicistiche tipologie) e con una costante presenza sul mercato (molto marcata nel Seicento) di raccolte allestite da autori o compilatori di status ecclesiastico. Di contro a questa imponente tradizione la presenza delle novelle di consapevole imitazione boccacciana, indipendentemente dal loro costituirsi in “libro” organico o di restare spicciolate, risulta invece un’esperienza di nicchia, seppure di medio e alto profilo letterario, che però stenta a imporsi sul mercato del libro di lettura (sono tanti i narratori di questo tipo che restano inediti fino al Sette-Ottocento), dominato sia dalle narrazioni lunghe (romanzi e poemi) sia dalle narrazioni brevi, ma del tipo delNovellino.
Un discorso sull'incipit del Novellino di Masuccio Salernitano non può esimersi dall'affrontare subito un interrogativo: che cosa intendere come 'inizio' di un'opera quando si è in presenza, come in questo caso, di uno stratificato corredo paratestuale, che, oltre al titolo, comprende anche una rubrica introduttiva e un Prologo in forma di epistola dedicatoria (da Masuccio indirizzata a Ippolita Sforza, moglie di Alfonso duca di Calabria, primogenito di re Ferrante I)? Quale sezione, in altri termini, considerare come superamento definitivo della 'soglia' paratestuale, di quelli che potrebbero apparire come meri 'preliminari' del testo? L'interrogativo si estende ovviamente a un gran numero di opere, specie antiche. Per restare all'ambito propriamente novellistico, si pensi al Decameron, in cui le soglie del testo sembrano moltiplicarsi e potenziare la propria funzione: titolo, intertitoli (rubriche e 'argomenti'), prologo (anch'esso, come si dirà, in qualche modo sdoppiato e propagginato in sedi lontane da quella proemiale), introduzione. E in senso stretto, il vero incipit decameroniano, prima ancora che nel Proemio che indirizza l'opera alle «dilicate donne» per «amendarne il peccato della Fortuna», nell'Introduzione che delinea la cornice in cui i racconti saranno incastonati e giustificati, coincide con una semplice rubrica preliminare, pur densa di indicazioni interpretative: qui infatti compare il verbo che tradizionalmente segna il 'cominciamento' letterario: «Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in diece dì dette da sette giovani donne e da tre giovani uomini».
Arte Veneta, 2018
The article presents a previously unknown canvas, which was discovered in a private collection, and is here attributed to Alessandro Bonvicino, also known as Moretto. The author argues the stylistic proximity of this painting to other late works by the artist, such as the altarpieces of the parish churches of Gorlago and Mazzano or the well-known Allegory of Faith now at the Hermitage, which can be dated in the early 1550s. The iconography of this painting, depicting the Infant Christ as Redemptor Mundi (the Little Savior), seated in heaven between the Tablets of Law and the Cross, is discussed within the context of Catholic Reformism in Brescia, and of Moretto's own relationships in the city. The author particularly highlighs the Pauline and Augustinian contents, in the very rare and special iconography that typically connects the Cross to the veiled Mosaic tables, in a salvific key. Judging from the compositional and material aspects, the canvas can be identified as the top part of an altarpiece. This aspect is further analyzed by taking into account the descriptions provided by the local artistic guides that refer to a painting with the same subject, attributed to the circle of Morettian and preserved until the Napoleonic suppressions on the left altar of the church of Santa Chiara Vecchia in Brescia, whose traces went completely lost.
2023
In "Fucata vetustas". Prassi e ricezione del falso nella letteratura e nell'arte del Rinascimento Italiano, a cura di S. Ferrilli, M. Nava, J. Schiesaro, Milano, Franco Angeli, 2023, pp. 95-119. OPEN ACCESS: https://series.francoangeli.it/index.php/oa/catalog/book/943