Curzio Malaparte e la letteratura tedesca (original) (raw)
La vita 1898 Curzio Malaparte nasce Kurt Erich Suckert a Prato. Il padre Erwin, di origine tedesca e religione protestante, è un imprenditore tessile che dalla Sassonia si è trasferito in Toscana con la moglie italiana, Evelina Perelli. 1911 Entra nel liceo Cicognini di Prato. Si fa notare per le prime prove letterarie ma è la politica ad appassionarlo: frequenta circoli interventisti e diventa segretario della sezione giovanile del partito repubblicano. Vicino alle avanguardie fiorentine, ha come mentore il poeta e giornalista Bino Binazzi, che lo ammaestra ai moderni, soprattutto francesi. Le opere dei poeti romantici tedeschi sono invece presenti nella casa paterna. 1914 Allo scoppio del conflitto mondiale scappa di casa ancora minorenne per arruolarsi nella legione di Peppino Garibaldi e combattere sulle Argonne per la Francia contro l'invasore tedesco. 1915-18 Tornato in Italia, partecipa alle campagne interventiste e dopo l'entrata in guerra si arruola volontario nella Brigata Alpi. Partecipa agli scontri come soldato semplice e poi sottotenente sul Col di Lana, sul Pescoi e sulla Marmolada fino alla rotta di Caporetto.Dopo la resistenza sul Piave, nell'estate del 1918 torna a combattere in Francia, e a Bligny sopravvive ai gas asfissianti dei tedeschi. Gli procureranno lesioni gravi che si ripercuoteranno sulla sua salute per tutta la vita. 1919-21 Finita la guerra rimane in Belgio nel corpo diplomatico: fa parte del Consiglio supremo di guerra della delegazione italiana, di cui dirige l'Ufficio cifra e stampa alla Conferenza della pace di Versailles e successivamente è nominato addetto culturale presso la Legazione d'Italia a Varsavia, da dove segue da vicino l'invasione bolscevica del 1920. Rientrato in Italia, riprende l'attività giornalistica. Nel 1920 aderisce al fascismo e l'anno 1/15 successivo pubblica il suo primo libro, Viva Caporetto!; il libro è sequestrato ma viene ripubblicato già lo stesso anno come La rivolta dei santi maledetti. È il primo di numerosi scandali che la sua produzione letteraria alimenterà ad arte. 1923 Pubblica con le edizioni della Libreria della Voce L'Europa vivente. Teoria storica del sindacalismo nazionale, testo teorico del fascismo rivoluzionario, intransigente e antiborghese. 1924 Dirige a Roma la rivista «La conquista dello stato», organo del fascismo rivoluzionario e squadrista, contrario ai compromessi con la borghesia e il mondo cattolico. 1925 Firma il Manifesto degli intellettuali fascisti e cambia definitivamente nome in Curzio Malaparte. Esce Italia barbara, pubblicato e prefato da Piero Gobetti con cui, nonostante le opposte visioni politiche, ha intensi scambi intellettuali fino alla morte di quest'ultimo. 1926 Dalle pagine del «Selvaggio» insieme al direttore Mino Maccari fomenta la polemica letteraria tra Strapaese e Stracittà. 1928 Dirige con Giovan Battista Angioletti «La Fiera letteraria». Pubblica le cantate L'Arcitaliano e diventa direttore del «Mattino» di Napoli. 1929 Diventa direttore del quotidiano «La Stampa» di Torino. La sua gestione spregiudicata indigna i lettori benpensanti e lo mette in contrasto con il fascismo in piena fase di normalizzazione. Scrive reportage dall'Inghilterra e dalla Russia sovietica, dove conosce Majakovski, Gorkij e Bulgakov, e dà ampio rilievo a scontri e scioperi della Germania di Weimar. 1931 Licenziato dalla «Stampa», pubblica la raccolta di racconti Sodoma e Gomorra. A Parigi pubblica in francese Technique du coup d'état, visionario racconto della presa del potere nell'età della tecnica, che trasforma storia e testimonianza diretta in letteratura. Il libro riscuote un successo internazionale e provoca le vivaci proteste di Trockij, che lo attacca pubblicamente a Copenhagen nel suo discorso per il quindicesimo anniversario della Rivoluzione d'ottobre. Hitler vi viene apertamente deriso e il libro è bruciato nei roghi nazisti, mentre Mussolini, tratteggiato come il vero «catilinario», eroe moderno della presa del potere, ne proibisce l'edizione italiana ma lascia che la stampa ne parli ampiamente. 1932 Collabora con il «Corriere della sera» diretto da Aldo Borrelli e pubblica Le Bonhomme Lénine. La polizia politica, l'Ovra, lo segue attentamente. 1933 Dopo il successo parigino di Technique du coup d'état, Malaparte polemizza duramente con i gerarchi fascisti, nella convinzione che abbiano tradito la "rivoluzione fascista" e che il suo amato duce debba abbndonarli. I suoi attacchi-soprattutto verso l'astro Italo Balbone provocano la caduta: viene arrestato pretestuosamente per attività antifascista all'estero, espulso dal partito, spedito prima a Regina Coeli, il carcere romano, e poi condannato a 2/15