Le lettere paoline come fonte kantiana (original) (raw)
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Le fonti letterarie di Aquileia costantiniana
Rajko Bratož: Literary Sources on Constantine's Contacts with Aquileia Panegyric 7 (6) in honour of Maximianus and Constantine, which was presented in the summer of 307 upon Constantine’s assumption of the imperial title by Maximianus and his contemporaneous marriage to Maximianus’ daughter Fausta, depicts the first meeting of the young Constantine with the then 5-year-old Fausta (about 295) as it was portrayed by a painting at the imperial palace in Aquileia. On that occasion, he accepted a parade helmet from the princess as an “engagement present”. The purpose of the propaganda speech is to emphasize the political and familial relationship between the two emperors. Panegyrics 12 (9) of 313 and 4 (10) of 321 (Nazarius) cover Aquileia’s conduct upon Constantine’s war in northern Italy in the summer of 312. Just like several other cities, Aquileia initially opted against Constantine, however, following his victories it offered to surrender and at the same time asked for mercy. Its conduct not only induced the emperor to grant a pardon to Aquileia but also to reward it. Constantine’s contacts with Aquileia are also highlighted by the following: the synod of Arles in the summer of 314 that was called by the emperor and attended also by Bishop Theodore of Aquileia who presented himself in the minutes as a bishop from Dalmatia (!). This province was under the authority of Licinius, his ally who was soon to become his worst competitor. In the later years, Constantine visited Aquileia on several occasions during his journeys and issued some important laws there. Key words: Panegyrici Latini, Constantine’s and Fausta’s first meeting, surrender of Aquileia in 312, synod of Arles, Constantine’s legislation
Il pavano e il padovano di Nane Oca
Camminando per le foreste di Nane Oca. Atti della Giornata di Studio, Venezia, 19 maggio 2015, a cura di L. Vallortigara, «Quaderni veneti. Studi e ricerche», 2, Edizioni Ca’ Foscari, Venezia, pp. 41-58, 2016
L'arte del "raccontare" nella letteratura paolina
È illuminante iniziare la riflessione circa l'arte di "raccontare" dell'apostolo Paolo, attraverso la felice intuizione del filosofo tedesco Wilchem Schapp, secondo cui tutti gli esseri umani hanno come identità comune quella di essere «impigliati nelle storie» 1 . In effetti la «dimensione narrativa della vita», ovvero l'arte di raccontare, non è una categoria sovrapposta, ma fondamentale dell'essere umano. Senza racconto di sé, senza una storia di vita, che aiuti a fare sintesi, tra passato e presente in vista del futuro, l'individuo e la comunità potrebbero perdere la loro identità. Colui che non accetta la sfida di «impigliarsi nella propria storia», e nella storia del proprio popolo, non ha alcun accesso all'amore, al desiderio e alle emozioni, caratteristiche tipiche dell'essere umano parlante.
Quaderni d'italianistica, 1997
Non sempre le 'fonti' sono quello che gli studiosi vogliono. A volte, quella che si crede una diretta e inconfutabile derivazione da un certo autore risulta, invece, essere mediata da altri in una catena di rimandi che non possono che rimanere aperti. È quanto emerge dagli Atti del Convegno Intemazionale Le fami di Pirandello, svoltosi a Toronto dal 21 al 23 ottobre 1994, nella sede dell'Istituto Itahano di Cultura. Riprendendo lo studio di Giovanni Macchia, Pirandello o la stanza della tortura, (Milano: Mondadori, 1981) Cristina Zepedeo, in "Pirandello e Binet: teatro e follia", collega Non si sa come al dramma di Binet, L' obsession, il cui protagonista Jean Desmartes, al pari del Romeo Daddi pirandelUano, commette un delitto involontario, confermando la teoria avanzata dallo stesso Binet psicologo, della scomposizione dell'io e la coesistenza di personalità multiple, nonché il prevalere dell'io istintivo sull'io morale. Giuliana Sanguinetti Katz, invece, secondo un'impostazione psicanalitica quanto mai interessante e originale (cfr. "Echi danteschi in una novella e in una commedia di Pirandello"), fa risalire Non si sa come, e la novella che l'aveva preceduta come soggetto tematico. Nel gorgo, all'episodio di Paolo e Francesca ncWInfarno dantesco. Anche lei basa la sua analisi sulla complessità della psiche umana e dei suoi risvolti segreti. Come si può notare, pur riscontrando elementi tematici comuni, è molto difficile, a meno che non si compiano fantasiosi voli pindarici, attribuire la paternità ad una fonte certa, monolitica, unica e 'autosufficiente', in quell'accezione interpretativa che del testo danno i teorici del New Criticism. Ai fini di un'equilibrata mterpretazine delle 'fonti', ritengo estremamente illuminanti, tra gli interventi degh Atti, gli studi di Corrado Federici ("Il discorso poetico di Pirandello: tra leopardismo e pirandellismo"), Michael Ròssner ("Pirandello e il mon
The character of Pia dei Tolomei, worth investigating further as even her name remains uncertain today, is reinterpreted in the light of the most recent advances in the literary critique. The six verses that Dante dedicates to her are analysed individually and, secondly, in combination within the very rich web of relationships within Dante’s work. Finally, I discuss their fortune. The study dedicates special attention to the moment in which Pia expresses her worry for Dante’s tiredness during his voyage in the afterlife. This solicitude reaches perhaps even as far as to understand the deep meaning of the effort of writing and constitutes an important window into interpreting Dante’s relationship with his work. RIASSUNTO Personaggio degno di un punto interrogativo dopo il cognome ancora oggi dubbio, Pia dei Tolomei viene riletta alla luce delle più recenti acquisizioni della critica. I sei versi che Dante le dedica sono analizzati singolarmente e poi inseriti nella rete amplissima di relazioni all’interno dell’opera dantesca e seguiti nella loro fortuna. Uno spazio particolare è dedicato al punto in cui Pia si preoccupa della stanchezza di Dante nel suo viaggio oltremondano: quella sollecitudine arriva forse fino a comprendere il senso profondo della fatica di scrivere ed è una finestra significativa per leggere il rapporto di Dante con la sua opera.