Lo storico, l'archeologo industriale e il patrimonio (original) (raw)
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Antropologi tra museo e patrimonio
Antropologia, 2006
Antropologi tra museo e patrimonio Immagine del tempo Chissà perché quando si pensa al museo si pensa al passato. Forse per via delle Muse, o dei musei egizi, etruschi e romani. Quando si pensa a questi popoli li si pensa, opacamente, nel loro tempo lontano, e non nel "vero" tempo della nostra conoscenza di essi: l'archeologia è uno dei settori più moderni e computerizzati della ricerca umanistica. È ancora ammesso qualche gesto romantico, qualche intuizione visionaria, ma poi si fa stratigrafia computerizzata e solo su queste basi si interpreta. Il collezionismo è fenomeno relativamente recente, per certe tipologie (oggetti della gente comune, carte telefoniche, modernariato) è in continua mutazione. Il culto del passato come "bene" è recentissimo e si riferisce a una nuova fondazione antropologica della sensibilità storica che non ha più di 50 anni. Daniele Jalla ha mostrato che il museo inteso come istituzione culturale autonoma ha cominciato a esistere nella legislazione generale da un anno, e in quella applicativa e regionale ancora è in fieri 1. Abbiamo creduto che fossero musei le gallerie d'arte? Forse sì, tanto che Pierre Bourdieu ha messo insieme l'amour de l'art 2 e il carattere radicalmente elitario e santuariale del consumo museale. L'ICOM 3 nasce però sui musei della scienza, i musei di civiltà, quelli archeologici ed etnografici, essi non hanno più di 150 anni di vita e sono in continua revisione di forme comunicative e di tecnologie multimediali. In questo senso non c'è nulla di più attuale, postmoderno, neotecnologico del museo, se lo si intende almeno come mezzo di comunicazione di massa legato alla scolarizzazione diffusa, all'educazione collettiva, alla crescita del turismo di cultura e alla domanda sociale di radici e identità territoriali da costruire e rappresentare. Se devo immaginare il mondo globale posso cominciare con internet e un televisore, ma posso anche cominciare con un museo, non
| Forni di CalCinazione 1 | Biografia: caStillo e miraS 1 | BiBliografia; iconografia; Sitografia 2 | Casa del leCtor 1 | Biografia: garcia e aBril 1 | BiBliografia; iconografia; Sitografia 3 | löwenbräU-areal 1 | Biografia: gigon e guyer 1 | BiBliografia; iconografia; Sitografia 4 | bötzow braUerei 1 | Biografia: chipperfielD 1 | BiBliografia; iconografia; Sitografia 5 | Città delle CUltUre 1 | Biografia: chipperfielD 1 | BiBliografia; iconografia; Sitografia 6 | benetton stUdios 1 | Biografia: afra e toBia Scarpa; DaviD zannor.
Articolo di archeologia industriale. Descrive l'interesse per l'igiene delle industrie che deve essere sempre presente in chi si avvicini alle vestigia delle manifatture.
Un cantiere archeologico per la storia della città
Stefania Ratto, Elena Gianasso, Frida Occelli, "Torino, via Maria Vittoria 7c. Oratorio di S. Filippo Neri. Strutture di età romana e impianti ottocenteschi", in «Quaderni di Archeologia del Piemonte», n. 1 (2017), pp. 285-288 ISSN: 2533-2597. (articolo in rivista, con Comitato scientifico, sistema di peer review) (open access, http://www.sabap-to.beniculturali.it/Editoria)
Archeologia, discipline umanistiche, modelli aziendali
Archeologia e Calcolatori, 1993
L’articolo del 1993, illustra, nella prima parte, il ruolo delle discipline umanistiche nel mondo contemporaneo e la necessità per le imprese di riscoprire l’importanza formativa delle discipline umanistiche. La seconda parte esamina alcuni progetti informatici nel campo della ricerca archeologica finalizzati alla gestione dei dati di ricerca e alla tutela del patrimonio, cui più recentemente si sono aggiunte esperienze nel campo della didattica e della divulgazione.
Archeologia industriale, identità e sviluppo dei luoghi
Premessa Per un economista, la parola "industria" va riferita al significato datole dagli economisti classici, pur risalendo al suo significato latino 1. La parola "industria", allora, si associa alla parola "fabbrica" nel senso di una tipologia specifica di manifattura, quella cioè in cui prevale la quantità di energia e di macchine che consentono di utilizzare lavoro (poi forza-lavoro) comandato. E non a caso la categoria epistemica dell'archeologia industriale acquista significato in Inghilterra nella prima metà degli anni '50 a difesa di una memoria storica da non cancellare, quasi indipendentemente dal suo valore estetico. La presentazione del numero doppio, n. 70, de "Il Calendario del Popolo", non solo è l'occasione per ringraziare la rivista per il suo impegno di lunga durata, ci impegna anche ad una riflessione metodologica sul come e perché parlare di archeologia industriale nei processi di metamorfosi del paesaggio, sia esso urbano o rurale. La rassegna di casi presentatati nella rivista ci offre, grazie al commento degli autori dei casi, l'opportunità di sviluppare una metodologia di valutazione per collocare i casi all'interno di uno schema di valutazione che usa sia il concetto di luogo (e non-luogo), che quello più ampio di valore del riuso o del riposizionamento del manufatto nel contesto di area vasta. E' una modello di presentazione che si offre alla rivista anche come modalità culturale per dare valore ai numeri doppi, che oltre a presentare rassegna cercano di aggiungere spunti di ricerca per nuovi lemmari culturali. La Fabbrica, da luogo a non-luogo e ritorno a luogo: ancora una premessa metodologica Con il riferimento alle categorie care al celebre antropologo francese Marc Augé (1999), queste potrebbero fornire uno strumento interpretativo per valutare la possibile nemesi del processo di valorizzazione del manufatto di archeologia industriale oggetto di intervento. La regressione storica da luogo o non-luogo è il presupposto per un nuovo riconoscimento concettuale per parlare di archeologia in termini di valore storico da declinare in termini di appartenenza, mentre poi l'intervento di recupero ha la presunzione di segnalare in termini di economia della cultura il suo valore aggiunto al valore del territorio, storico, culturale ed economico-sociale. In questo senso il presupposto della perdita dell'identità di luogo offre l'occasione per un riposizionamento progettuale. Ecco quindi introdurre altri criteri di valutazione che fanno riferimento ai temi del paesaggio così come al significato urbanistico dell'intervento di risemantizzazione del bene archeologico-industriale. 1Industria, industriae: operosità energia, zelo
Quaderni di Archeologia Preistorica, 10, 2014
SUMMARY: The note seeks to clarify whether, in Italy, the archaeologist is to be considered a profession or a trade. Examples brought to comparison show that large "archaeologists" as Schliemann had not followed studies to that activity, but had used a wide classical culture and a great enthusiasm to manage its own research.
PARTIRE DAL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO PER INSEGNARE STORIA: UNA INDICAZIONE VINCENTE
Attualmente, il sistema educativo spagnolo sta sviluppando l'ultima fase della sua nuova riforma. Nel dicembre 2006 è stato pubblicato il regio decreto che stabilisce gli insegnamenti minimi che dovevano essere comuni a tutte le Comunità autonome che compongono lo stato spagnolo e nel corso del primo semestre del 2007 i diversi governi autonomi (regionali) hanno reso pubblici i loro nuovi curricoli. Il governo di Aragona ha pubblicato il piano di studi d'istruzione primaria nel giugno 2007 e la sua applicazione avrà inizio durante ciascun anno di ogni ciclo nel corso accademico seguente in modo che in un paio di anni entrerà in vigore nella sua totalità nell'insegnamento obbligatorio. Non è ancora il momento, quindi, per i dibattiti sul nuovo contenuto che è stato definito, ma si inizia ora un periodo di riflessione per l'elaborazione di nuovi manuali e di materiali didattici adeguati agli obiettivi, ai contenuti, ai criteri di valutazione e alle indicazioni didattiche del nuovo curricolo. In Aragona, per l'insegnamento della storia (inclusa nella materia "Conoscenza dell'Ambiente") si stabilisce, tra l'altro, un orientamento molto preciso: collegare la storia al patrimonio culturale di Aragona.
I paesaggi delle archeologie, una passeggiata culturale nella memoria
Il paesaggio agrario italiano. Protostorico e antico …, 2010
L'Europa intera ha lavorato con grande attenzione alla conservazione integrata del patrimonio culturale: lo slogan, spesso utilizzato dal Consiglio d'Europa, recitava un futuro per il nostro passato, sottolineando più di ogni altra cosa come il patrimonio archeologico fosse essenziale per la conoscenza della storia delle civiltà e come fosse una responsabilità morale di noi tutti proteggere il patrimonio archeologico europeo. La Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico è stata firmata nell'ormai lontano 1969. La Convenzione europea per il paesaggio è datata 2000. Entrambe le norme sono diventate fondamentali per la tutela dei nostri luoghi, sebbene la loro genericità spesso non indichi prescrizioni assolute ma solo indicazioni possibili. Esse comprendono il valore della storia dell'uomo e la diretta organizzazione del territorio, quest'ultimo trasformato appunto in paesaggio. Paesaggio e archeologia uniti in una simbiosi fisico-storico-antropologica che fortemente contraddistingue in specifico le caratteristiche intrinseche di entrambi i soggetti. Al concetto/soggetto paesaggio si relazionano svariate sensazioni, ma due in particolare possiamo definire come universali: da una parte la percezione verso l'esterno, attraverso il nostro sguardo, dall'altra invece l'attività umana del costruire il paesaggio nelle sue manifestazioni fisiche. Quello che chiamiamo paesaggio 1 è insieme una realtà naturale e culturale, interfaccia tra spazio fisico e spazio mentale, evidente conseguenza del rapporto uomo-natura; il paesaggio sottende un insieme di relazioni fra gli elementi che lo costituiscono e, spesso, i termini che accompagnano il sostantivo paesaggio, gli aggettivi che lo caratterizzano, ne identificano il mondo a cui appartiene. Si parla quindi di paesaggio montano, collinare, agrario, urbano, romantico, pittoresco, ma anche industriale, urbano, e appunto, come nel caso qui sviluppato, archeologico: la differenza tra un paesaggio e l'altro non è altro che data dalla diversità dei fattori e delle relazioni che si istaurano al suo interno.