P. Nanni, Uomini nelle campagne. Agricolture ed economie rurali in Toscana (secoli XIV-XIX), Accademia dei Georgofili-Le Lettere, Firenze 2012 (Quaderni della "Rivista di storia dell'agricoltura", 9) (original) (raw)
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Le dimensioni e i tempi della formazione della proprietà fondiaria di Francesco di Marco Datini, rappresentano un elemento non del tutto marginale nella ricostruzione della personalità e dell'attività del mercante di Prato, tra aspirazioni e progettualità. L'ineguagliabile fondo archivistico offre tuttavia la possibilità di ricostruire anche l'attività e le condizioni di vita dei lavoratori della terra che lavorarono a diverso titolo nelle terre del Datini. Emergono così figure emblematiche di uomini delle campagne: pluriattività (Piero di Lenzo detto Schiavo), lavoratore piccolo proprietario (Nanni di Martino), lavoratore e uomo di fiducia (Schiatta di Niccolò detto Tantera). Lo studio è condotto su fonti dell'azienda patrimoniale domestica di Prato (ASPo, Fondo Datini: Libri, Quaderni, Corrispondenza) e su fonti fiscali (ASFi: Estimo e Catasto, 1427). Il quadro che emerge offre una articolata rappresentazione del lavoro delle campagne nel tardo Medioevo, oltre ad evidenziare aspetti peculiari dell'area pratese.
2010
Sulle ultime propaggini dei monti della Calvana, ai piedi di quel poggio chiamato il Palco che domina la curva del Bisenzio dove il fiume lambisce con la riva opposta l'antico perimetro delle mura del centro urbano di Prato, si trovava un podere. Era il podere della Castellina, nel quale risiedevano ai primi del Quattrocento Casino di Pagno con sua moglie Caterina, di qualche anno più giovane di lui, e i loro figli.
Nel luglio del 1578 l’Ufficio dei Paschi di Siena diede l’avvio ad un processo a carico di un proprio funzionario, il Cavallaro Pietro di Mariano da Manciano, che si concluse nell’agosto dell’anno successivo. Le accuse erano quelle di malversazione, appropriazione indebita e corruzione. Scorrendo le carte dei verbali del processo emerge un microcosmo di uomini e di animali e un continuo alternarsi di rapporti non soltanto tra il vecchio centro (Siena) e la periferia (la Maremma), ma anche con Firenze, nella cui orbita Siena e il suo vasto Stato territoriale erano ormai entrati a far parte da circa un ventennio. Il processo offre l’occasione di illustrare i comportamenti e le pratiche che caratterizzavano la vita quotidiana, l’economia e il lavoro nel mondo pastorale e rurale della Maremma toscana nel secondo ’500. La storia e la gestione di questo processo fanno emergere gli elementi specifici del potere decisionale della dinastia medicea che tendeva sempre più verso l’accentramento assoluto e, conseguentemente, sempre meno disposta a condividere la propria sovranità.
Agricoltura, lavoro, società. Studi sul medioevo per Alfio Cortonesi, 2020
Questo volume, dedicato a Alfio Cortonesi in occasione dei suoi settant’anni, raccoglie i contributi di colleghi e amici con i quali lo storico, nel corso della sua lunga attività di docenza e di studio delle campagne e del mondo contadino, ha condiviso percorsi di ricerca, instaurato rapporti di collaborazione, creato occasioni di confronto.
Che la storia dell'agricoltura si ponga per sua natura in relazione con una serie di questioni convergenti, come ad esempio le trasformazioni del paesaggio naturale, del suolo coltivato e di quello incolto, gli insediamenti e il livello e la distribuzione della popolazione, le condizioni materiali di vita dei contadini e le tecniche di lavoro, il mercato dei generi alimentari, i caratteri della società rurale e le sue forme organizzative, la gestione fondiaria, la storia della mentalità, è cosa ben conosciuta, e non c'è bisogno di ricordarla più di tanto. Lo notava già, oltre trent'anni fa, Philip Jones in un saggio, dedicato all'Italia medievale, che rimane un punto di riferimento da rivisitare periodicamente con profitto, ad onta del passare degli anni; e di recente lo ha ripreso, infatti, Giuliano Pinto tracciando una sintesi della straordinaria ricchezza della storiografia agraria toscana del secondo dopoguerra. Non stupirà perciò neanche se, anche per delineare la fisionomia della proprietà della terra nell'Italia medievale e le caratteristiche sociali di coloro che ne percepirono i frutti, ci si troverà rinviati di continuo a certi connotati generali, e altrove in questo volume delineati, della storia delle campagne italiane. Né, tantomeno, ci si stupirà se questa storia di proprietà e di rendita, fatta di volta in volta di lavoro e di denaro, di potere e dipendenza, di investimenti e di mercato, ci catapulterà quasi costantemente in mezzo ad un mondo concretamente popolato da contadini e proprietari, con le loro strette e talvolta contraddittorie relazioni economiche, sociali e anche interpersonali, dal momento che, prendendo in prestito una bella espressione ad un altro autorevole storico delle campagne italiane del Medioevo, Vito Fumagalli, la storia non passa né sopra né sotto le persone, ma in mezzo ad esse, e noi non possiamo più di tanto ricostruirla sulla testa di coloro che la vissero.