“Il paesaggio come sfondo del progetto urbanistico contemporaneo”, in M. Angrilli (a cura di), L'urbanistica che cambia. Rischi e valori. XV Conferenza Società Italiana degli Urbanisti, Franco Angeli, Milano, (pp.218- 225), 2013 (original) (raw)

Il paesaggio: una forma mentis per conoscere la città Il paesaggio si afferma sempre più come una dimensione strutturale del pensiero progettuale in urbanistica 1 : marca la natura di bene comune del territorio, inteso come straordinario patrimonio di risorse non riproducibili, con le sue componenti ecologiche e naturali, i suoi rischi e i suoi valori. E' una nozione intersettoriale e comunicativa: mostra percorsi innovativi per il piano ed il progetto, contribuendo a rigenerare la nozione di sostenibilità che necessita, per la sua centralità ma anche per l'uso pervasivo che si fa del termine, continue ridefinizioni e nuove focalizzazioni. Il paesaggio si presta a pratiche consensuali con un linguaggio aperto ed accessibile Bianchetti, 2008), poiché fornisce immagini persuasive, figure suggestive che sostanziano e comunicano una pluralità di modi di ripensare la città e il territorio, e consente di trattare la "nuova questione urbana" (Secchi, 2011) attraverso forme progettuali che riformulano l'attenzione per l'ecologia e per l'ambiente. In questo senso il paesaggio è sempre più un magazzino di immagini di successo, che affermano una rinnovata attitudine del progetto contemporaneo a incorporare l'approccio paesaggistico, e al contempo ecologico, per rigenerare i suoi contenuti e i suoi linguaggi. Così ad esempio, l'architettura ricerca nuove forme che dissolvono il limite tra edificio, suolo, orografia e paesaggio: le immagini della landform architecture derivano dalla sperimentazione di tecniche che creano morfologie complesse di suoli naturali ed artificiali (con chiare suggestioni Land Art/Earth Art) per ripensare il radicamento dell'architettura nella terra, come estensione del paesaggio. Il concetto di paesaggio tende a sostituire quello di città, perché consente di rivolgere uno sguardo rinnovato all'eterogeneità che -in sostituzione dell'omogeneità -diviene carattere della città contemporanea (Zardini, 1996): l'ibridazione tra edificio, suolo, orografia, spessore, funzioni, rappresenta con efficacia la possibilità di dare forma ai frammenti di città che trovano nuove forme e nuovi significati riaggregandosi come in un mosaico (Russo, 2011). Altre immagini di successo provengono da un nuovo senso che molti studi e progetti conferiscono all'agricoltura: le straordinarie potenzialità del lavoro sedimentato e millenario della terra, coniugano economia e cura del suolo con la sopravvivenza del paesaggio; è un tema che viene sempre più spesso utilizzato negli studi territoriali per interpretare e rigenerare il territorio insediato, i suoi vuoti, in forma di paesaggio rurale e agrario. L'agricoltura, intesa anche come forma distrettuale di produzione, diviene strategica poiché è in grado di intervenire su vasti territori trasformandoli in "sistemi flessibili di produzione alimentare" che creano un paesaggio "orizzontale, attraversabile e reversibile" 2 , che coniuga logiche biocompatibili con alta tecnologia . L'agricoltura consente di reinterpretare -in altri casi -il disagio insediativo e abitativo connaturato al fenomeno della dispersione, attraverso la ricerca di valori e di trame sedimentate nelle campagne urbane, prospettando nuove forme di abitabilità per un territorio frammentato quale è il "periurbano" (Donadieu, 2006; Mininni, 2012). L'agricoltura, la coltivazione e le sue tecniche generano immagini comunicative di paesaggio che consentono di ripensare lo spazio e