G. Montali, "Note architettoniche", in G. Paci, G. Montali, "Un restauro edilizio a Falerone sotto l’imperatore Probo", in "Miscellanea in onore di Mario Pani", Bari 2011, pp. 347-371; pp. 352-371. (original) (raw)

G. Montali, "I fratelli De Minicis e la riscoperta del teatro di Falerone: spigolature architettoniche", in G. Paci (a cura di) , "I fratelli De Minicis. Storici, archeologi e collezionisti del Fermano", Ancona- Fermo 2015, pp. 51-80.

I fratelli De Minicis. Storici, archeologi e collezionisti del Fermano. Atti del Convegno di Studi. Fermo, sala del Consiglio Comunale, 26 settembre 2014, Ancona-Fermo 2016.

L'articolo si propone di analizzare alcuni aspetti architettonici del teatro di Falerone alla luce dei documenti relativi allo scavo del monumento effettuato dai fratrelli De Minicis, collezionisti ed antiquari fermani, nel 1836. Particolare attenzione viene riservata all'analisi delle strutture edilizie e alle tecniche costruttive e alla decorazione della facciata curva e del podio.

S. Brodbeck, M. De Giorgi, M. Falla Castelfranchi, C. Jolivet-Lévy e M.-P. Raynaud (a cura di), San Filippo di Fragalà. Monastero greco della Sicilia normanna. Storia, architettura e decorazione pittorica, Bari, Mario Adda Editore – École française de Rome, 2018, pp. 255, € 70,00

in «Siculorum Gymnasium. A Journal for the Humanites», LXXI/IV (2018), pp. 613-615, ISSN 2499-667X.

G. PANE, A. PANE (a cura di), Bibliografia degli scritti di Roberto Pane, in Roberto Pane tra storia e restauro. Architettura, città, paesaggio, a cura di S. Casiello, A. Pane, V. Russo, Marsilio, Venezia 2010.

2010

I curatori del volume esprimono un particolare ringraziamento al professore Giulio Pane che, con generosa disponibilità, ha favorito la consultazione dell'archivio paterno per l'approfondimento di temi trattati in più saggi pubblicati nei presenti Atti e, con partecipazione, ha seguito la preparazione editoriale di questi ultimi. Un sentito ringraziamento va, inoltre, al personale amministrativo del Dipartimento di Storia dell'Architettura e Restauro dell'Università degli Studi di Napoli Federico ii per la fattiva collaborazione prestata nell'organizzazione del Convegno e per la pubblicazione degli Atti.

Furio Fasolo per la basilica cattedrale di Sant’Agapito in Palestrina: restauri , in "Realtà dell’architettura fra materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche", a cura di D. Esposito e V. Montanari, Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura, ns 2019, pp. 869-874

QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA n.s., 2019, 2019

In June 1944, during the Second World War, the city of Palestrina was bombed. The damage to the Cathedral’s facade was irreversible. In 1957, the architect Furio Fasolo was in charge of its restoration. His first hypothesis for the loggia’s reconstruction was denied, so he proposed its partial demolition, equally rejected; then, the demolition of the loggia was ratified. Today, fragments of the ancient masonry devices characterize the façade, scratched in a dense network of grooves; they are the result of a “liberation” intervention combined with exacerbated additions to the strict adherence to the principle of distinguishable and the use of reinforced concrete. At the beginning of the Seventies, Fasolo was also in charge of Sant’Agapito crypt’s restoration, never completed. His project was based on the static conditions of the building, which required the demolition of the crumbling modern structures of the crypt in iron beams, corroded by oxidation. The reconstruction of the roof slab was carried out a reinforced concrete framework consisting of four pillars and beams, and a brick-cement slab of about 30 cm. During the work, further new changes to the project were needed: the pillars became five, and the roof was translated into a lowered barrel vault. The desire to make the intervention distinguishable suggested the choice of exposed concrete. The exhaustion of funding dues the interruption of the restoration works, and still today the crypt shows its unfinished structure. (* The crypt was opened to the public in August 2020 after a "restoration" intervention, which obliterated Fasolo's work behind a dark grey paneling. So, the here described 1970s unfinished Fasolo's intervention is unfortunately no longer visible).

M. Tabarrini, La cultura museale agli albori. Nuovi disegni sull’allestimento del Palazzo Apostolico al tempo di Clemente XI Albani: l’appartamento dei principi nipoti, in “Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura”, n.s. 70, 2019, pp. 85-104.

L’appartamento dei principi nipoti al terzo livello nobile del Palazzo Nuovo vaticano venne arredato all’inizio del Settecento con venticinque cartoni, la maggior parte dei quali eseguiti da Pietro da Cortona per la decorazione in mosaico delle cupole minori di San Pietro. L’arredo si inseriva nel più vasto e progressivo progetto di allestimento museale del palazzo Apostolico concepito all’inizio del suo pontificato da Clemente XI Albani per promuovere la valorizzazione e conservazione delle collezioni papali, sebbene esclusivamente riservato alla ristretta cerchia di curiali, diplomatici, intellettuali, che avevano accesso agli appartamenti pontifici. A questo allestimento si può ricollegare un gruppo di cinque disegni conservati al Castello reale di Windsor, riconducibili allo studio di Carlo Fontana, architetto della fabbrica di San Pietro e soprintendente ai Palazzi Apostolici. L’esperimento vaticano, nel suo insieme, va inteso come un primo importante precedente culturale e metodologico del progetto molto più ambizioso intrapreso da Clemente XII Corsini che sfocerà nell’apertura del primo museo pubblico inaugurato nel Palazzo Nuovo del Campidoglio nel 1734.

L. Salvaggio, «Un “pilastro” marmoreo iscritto dalle pendici settentrionali dell’Acropoli di Atene (IG II/III2.13210). Una nuova ricostruzione», ASAtene 98 (2020), 456-466.

Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente, 98, 2020

The pentelic marble block Ακρ. 21446 was found in the early 19th century near Pan's Cave, along the Northern Slopes of the Acropolis of Athens. Part of the front is covered with an imperial inscription, lastly published in IG II/III2 13210, that closely matches a text that derives from a 15th century’s handwritten tradition. Through the analysis of antiquarian and archaeological data, this contribution aims at reconstructing: the context of late or post-ancient reuse of the inscription; the original form of the artifact, here interpreted as a herm; the original topographical context. The herm, bearing an imprecation against the violators of the tomb, is compared with some specimens dedicated by Herodes Atticus. Finally, it is interpreted in the light of a new funeral costume spread after his death and finally recontextualized in the panorama of private heroa dating back from the second half of the second to early third century A.D.