I Gonzaga e i Papi. Roma e le corti padane tra Umanesimo e Rinascimento (1418-1620). Atti del convegno Mantova - Roma 21-26 febbraio 2013 (original) (raw)
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2019
Sebbene le vicende dei Gonzaga come committenti d’architettura rappresentino un tema ampiamente esplorato dagli studiosi, prevale nella storiografia un’interpretazione fondata sul rapporto eroico artista-mecenate, a discapito delle altre figure che hanno contribuito a costruire la Mantova rinascimentale. Poggiando su una approfondita indagine delle fonti archivistiche e servendosi di un approccio multidisciplinare, questo lavoro ricostruisce in maniera originale il profilo di artistic adviser di letterati e agenti della diplomazia gonzaghesca, offrendo una insolita visione della città di Giulio Romano e fornendo un nuovo contributo per la conoscenza di una delle corti più affascinanti nell’Europa del primo Cinquecento.
Ritratto di papa Pio II 146~ 1463 Marmo. (racce di poli cromia e doratura. cm 79 x 60 x ~8 (senza il plinto moderno) Città del Vaticano , Musei Vaticani, Sala dei Papiri, in~.
Delle relazioni tra i Gonzaga e i papi, nel secondo e nel terzo decennio del Cinquecento Baldassar Castiglione fu certamente uno dei principali promotori. Il conte mantovano divenne, dopo la sua feconda esperienza urbinate, una presenza assidua nel circolo artistico e letterario formatosi presso la corte di Leone X e si affermò come gentiluomo letterato e amante dell'arte, sodale di Raffaello e di Bembo. La lettera a Leone X, elaborata in collaborazione con Raffaello, 1 rappresenta la testimonianza dell'ambiente in cui Castiglione maturò il suo ideale artistico e letterario: la Roma di papa Leone fu il contesto estetico e culturale, quanto Urbino la cornice storica e memoriale, da cui scaturì il Dialogo del Cortegiano con la sua matrice sia classicheggiante che cortigiana.
I S I M E analisi della situazione politica di Roma, dominata dalle grandi famiglie baronali. L'Anonimo romano ricorda la sua diciaria al papa, «sì avanzarana e bella che sùbito abbe 'namorato papa Chimento» 3. Ma ben presto Cola aveva iniziato a lanciare allusioni all'idea di riportare l'impero a Roma: si pensi alla cerimonia della lex de imperio Vespasiani in S. Giovanni in Laterano, che il tribuno da «centro ideologico delle pretese teocratiche del papato» trasformava in «centro di emanazione di un potere soltanto laico» 4. La proposta di se stesso come imperatore era culminata e pienamente esplicitata nella cerimonia dell'addobbamento cavalleresco del tribuno il 1° agosto 1347 e degenerata fino alla ormai farsesca comparsa in S. Pietro raccontata dall'Anonimo nel brano citato in apertura. Proposta che, insieme alla dalmatica imperiale 5 , il papa o il suo vicario non potevano ovviamente accettare, mentre le più innocue dalmatiche usate in Curia per occorrenze liturgiche occupano i pensieri degli alti prelati del secolo seguente senza destare alcuna preoccupazione 6. Quello di Cola è l'ultimo grande tentativo di riportare un impero laico a Roma, anche se non si può non ricordare l'avventura del cardinale guerriero Giovanni Vitelleschi, che nel 1436-durante la lunga assenza da Roma di Eugenio IV-i Romani salutarono come «padre della città» 7 , pater patriae e terzo Romolo, progettando di dedicargli una statua equestre. Ma quattro anni più tardi il Vitelleschi fu fatto imprigionare e uccidere dal papa, preoccupato del suo eccessivo potere 8 .
abstract La Storiografia non ha finora posto un’attenzione sistematica alla realizzazione di edifici a pianta centrale al di fuori dall’Italia centro-settentrionale, anche se, invece, nel Regno di Napoli baronale durante il XV secolo, sono stati realizzati alcuni esempi assai significativi – specie nei domini degli Acquaviva d’Arangona tra Abruzzo e Puglia - come la chiesetta di Santa Cateriana a Conversano (Bari) e soprattutto il tempio di San Flaviano a Giulianova (Teramo), esempi di veri e propri ‘urban’ e ‘land’-markers che hanno cambiato la percezione della città e del territorio. The Historiography has not yet paid any serious attention to the systematic construction of buildings with a central plan outside of North-central Italy, although, on the other hand, in the Kingdom of Naples of Barons, during the fifteenth century, some examples were made very significant - especially in the domains of Acquaviva d’Abruzzo and Puglia Arangona between - as the church of Santa Cateriana in Conversano (Bari) and especially the temple of San Flaviano in Giulianova (Teramo), examples of real ‘urban’ and ‘land’-markers that have changed the image and perception of the city and the territory.
Quaderni di San Lorenzo, 11 (2013)
Nelle sue tormentate vicende, negli anni dello splendore così come nelle stagioni delle spoliazioni e delle trasformazioni in arsenale militare, nei tentativi di recupero bruscamente interrotti dalle orribili deflagrazioni del secondo conflitto mondiale, nella speranza dei primi restauri e nelle più recenti campagne di conservazione, auspicio per una nuova primavera, il complesso conventuale di San Francesco in Mantova permette di leggere in filigrana un legame fortissimo con la storia della città virgiliana e con coloro che furono i signori dello Stato mantovano per quasi quattro secoli. 1 La decisione dei Gonzaga di collocare qui le sepolture dei capitani del popolo prima e dei marchesi poi, in un arco temporale che va dal Trecento alla fine del Quattrocento, deve infatti essere letta in un più ampio respiro e non si teme smentita affermando che sicuramente tale scelta in primis della dinastia dominante, e in seconda battuta seguita da numerosi patronati rappresentativi dell'élite mantovana, 2 vada interpretata, almeno in quella fase, come l'esito di una speciale predilezione dei Gonzaga per l'Ordine francescano. Come aveva già avuto modo di sottolineare più di un secolo fa Achille Patricolo, prima che con i Gonzaga il legame con San Francesco va letto in correlazione con i Bonacolsi e con le famiglie gentilizie mantovane che, nella seconda metà del Duecento, assicurarono il sostegno per l'ampliamento del complesso conventuale e della chiesa. 3 In particolare fu Guido Bonacolsi che promosse la trasformazione dell'oratorio intitolato a Santa Maria dell'Incoronata nella chiesa dedicata a San Francesco. Del resto la presenza del francescanesimo a Mantova è sempre stata significativa, connotata da comunità radicate e capillarmente diffuse, oltre che nella città, sul territorio, 4 e basti pensare che, solamente nella città di Mantova, erano attivi, oltre ai padri del convento di San Francesco e ai Riformati di Santo Spirito in San Carlo, anche numerosi Ordini femminili nelle loro diverse declinazioni. Prima della presa gonzaghesca del potere sono documentati dei legami diretti tra alcuni membri della famiglia destinata a dominare nei futuri quattro secoli e i Francescani: ad esempio Federico Gonzaga, nel suo testamento nel 1307, prevede che in cattedrale venga costruito un altare dedicato all'assisiate e ad Alberto Gonzaga, scomparso tra il 1321 e il 1322, che vestì l'abito dei Minori e fu vescovo di Ivrea. Se, come ha osservato Stefano L'Occaso, nel Liber magne curie del 1340 molte note di spese fanno pensare che all'epoca venissero privilegiati i rapporti con Carmelitani e Domenicani, 5 è anche vero che le dinamiche devono
SOMMARIO 7 Introduzione Stella Casiello 13 Interventi sulle fabbriche antiche dall'età classica alla tarda età imperiale Emanuele Romeo 31 Reimpiego, riuso, memoria dell'antico nel medioevo Renata Picone 61 L'antico e le preesistenze tra Umanesimo e Rinascimento. Teorie, personalità ed interventi su architetture e città Andrea Pane 139 Architettura nelle preesistenze tra Controriforma e Barocco. "Istruzioni", progetti e cantieri nei contesti di Napoli e Roma Valentina Russo 207 Dal riuso alla conoscenza dell'antico: archeologia e restauro nel XVIII secolo Francesco Delizia 237 Aspetti della cultura del restauro nel secondo Settecento nell'opera di Luigi Vanvitelli Gianluigi de Martino 267 Conservazione e restauro nei primi decenni dell'Ottocento a Roma Stella Casiello 311 Trasformazioni dell'architettura e della città durante il decennio francese a Napoli Stella Casiello 333 Trasformazioni e restauri di un'architettura stratifi cata. Il caso della cattedrale di Napoli Emanuela Vassallo Zirpoli to e rinascenze nell'arte occidentale, Feltrinelli, Milano 1971, p. 10) -si dà conto in questa sede solo in minima parte, limitandosi ai saggi più strettamente legati al tema specifi co affrontato. Tra le opere di carattere generale, si segnalano ancora i volumi di Jacob BURCKHARDT, Die Kultur der Renaissance in Italien, Basel 1860, trad. it. La civiltà del Rinascimento in Italia, Sansoni, Firenze 1876, 1968; e Geoffrey SCOTT, The Architecture of Humanism. A Study in the History of Taste, London 1914, trad. it. L'architettura dell'Umanesimo, Firenze 1939; Dedalo, Bari 1978, pur ampiamente discussi e rivisti dalle successive interpretazioni storiografi che, e di Eugenio GARIN, L'Umanesimo italiano. Filosofi a e vita civile nel Rinascimento, Laterza, Bari 1952, 1965 4 ; ID., La cultura del Rinascimento, Laterza, Bari 1967. Tra le numerose trattazioni sull'architettura, si citano Leonardo BENEVOLO, Storia dell'architettura del Rinascimento, Laterza, Bari 1968; Peter MURRAY, The Architecture of the Italian Renaissance, Thames and Hudson, London 1969, trad. it. L'architettura del Rinascimento italiano, Laterza, Roma-Bari 1977, 2005 12 ; Manfredo TAFURI, Rinascimento, in Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica, a cura di P. Portoghesi, vol. V, Istituto Editoriale Romano, Roma 1969, ad vocem; ID., L'architettura dell'Umanesimo, Laterza, Roma-Bari 1969; ed i più recenti Henry MILLON, Vittorio MA-GNAGO LAMPUGNANI (a cura di), Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo. La rappresentazione dell'architettura, Bompiani, Milano 1994; Francesco Paolo FIORE (a cura di), Storia dell'architettura italiana. Il Quattrocento, Electa, Milano 1998, 2007 2 , con aggiornata bibliografi a in appendice; Arnaldo BRUSCHI (a cura di), Storia dell'architettura italiana. Il primo Cinquecento, Electa, Milano 2002.
il contributo mira a mettere in evidenza le molteplici influenze culturali che stimolarono la poliedrica figura dell'umanista e riformatore Battista Mantovano (1447-1516) nel suo prolungato soggiorno romano durante il pontificato di Innocenzo VIII. Il saggio è uscito nel volume "Roma pagana e Roma cristiana nel Rinascimento. Atti del XXIV Convegno Internazionale (Chianciano Terme - Pienza 19-21 luglio 2012), a cura di L. Secchi Tarugi, Firenze, Franco Cesati, 2014.