Medici, preghiere e unghie d'alce. Viaggio nella solidarietà a Spilimbergo dal Duecento al giorno d'oggi, Spilimbergo 2010, «Il Barbacian», 49/1 (2012), 79-80 (pre-print). (original) (raw)
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L'articolo analizza il lungo testamento del grande mercante fiorentino messer Niccolò degli Alberti, datato 24 settembre 1376, con il quale esso fonda l'oratorio di Santa Maria Annunziata in "Cafaggiolo" insieme alle "case dei poveri", una delle più originali opere assistenziali della Firenze del secondo Trecento, che sarà poi nota come l'ospedale dell'Orbatello.
2013
La mostra documentaria permanente allestita presso la sede dell'Ente è un primo passo verso la valorizzazione dei fondi archivistici prodotti dalle istituzioni caritatevoli di Rutigliano, in provincia di Bari. Attraverso un percorso didattico mostra al pubblico la lenta trasformazione del concetto di welfare, passando dall'attività delle antiche confraternite, "conservatori per donzelle povere" e monti di "maritaggi" all'istituzione dell'asilo infantile, dell'ospedale civile, della cassa di prestanza, del ricovero di mendicità, fino a proiettarci verso le nuove sfide della sanità e dell'assistenza. La realizzazione della mostra è stata possibile grazie al riordinamento e all'inventariazione dell'archivio storico dell'ASP "Monte dei Poveri" attualmente in fase di ultimazione, e che sarà oggetto di una successiva pubblicazione.
Attraverso la storia. Nuove ricerche sull'età moderna in Italia, 2020
The paper deals with the charitable activities promoted by Filippo Neri’s Oratorio in the Roman hospital of Santo Spirito during the XVIth and XVIIth centuries. It aims at underlining the entanglement of spiritual and bodily care in the patients’ daily relief, focusing on the mutual spiritual benefit experienced by the sick and their souls’ healers, in order to emphasize the complex dynamics tooking place in an early modern hospital, and the necessity to analyze them integrating different perspectives.
This paper examines the context in which Teodorico Borgognoni developed his ecclesiastical career. After entering the Dominican Order in Bologna, the friar became bishop of Cervia (1266-1298), after the short episcopate of Bitonto. The article reconstruct first the initial development of the main Mendicant Orders in Bologna, with particular attenion to the Dominican one, then it analyzes the role undertaken by the friars promoted to the episcopate in the ecclesiastical province of Ravenna until the pontificate of Boniface VIII. Contrary to the important and often political action conducted by some of these bishops, Teodorico’s governement of the diocese of Cervia, moreover managed remotely from Bologna, left no trace. The elevation to the episcopal dignity of the dominican friar, rather than due to ecclesiastical qualities, seems to be a sort of reward for the professional activity of surgeon and hippiatrist carried out at the Roman Curia.
Era un contesto storico profondamente turbato quello in cui dovevano inserirsi i singolari percorsi di queste donne, tutte laiche o semilaiche, il cui impegno di vita attiva e di caritatevole presenza nel mondo si intrecciava con istanze politiche di rinnovamento della Chiesa e della società. Questo inedito protagonismo femminile fu uno dei fenomeni più originali e innovativi della religiosità italiana nella difficile transizione dal medioevo alla prima età moderna: l'esemplare esercizio delle virtù, la potenza taumaturgica, l'eccellenza dei carismi attirò su di loro la devozione popolare, ma anche l'attenzione dei principi, di cui sovente divennero apprezzate maestre e consigliere spirituali. La loro memoria, in gran parte, ci è stata conservata da una piccola infrastruttura di frati dell'Osservanza domenicana, che fu direttamente coinvolta nella costruzione di un vero e proprio ciclo agiografico dedica
2021
Claricini? Se oggi chiedessi notizie di questa famiglia tra gli amici e i conoscenti qui in Friuli qualcuno mi rimanderebbe alla villa di Bottenicco, altri all'azienda agricola e vinicola. Se ponessi la stessa domanda ai colleghi di letteratura italiana delle origini o agli studiosi della cultura citerebbero Dante. Ma nessuno o quasi, temo, mi rinvierebbe in prima battuta a Bologna. Eppure è là che vanno cercate le origini di questa famiglia, così come parte della sua fortuna più recente è legata al nome del sommo poeta. Chi voglia individuarli negli archivi bolognesi, però, non li cerchi con questo cognome, perché non li troverà, non almeno nel periodo delle origini, quando nella città felsinea si chiamavano Clarice/Clarize o Sclarici/Schiarici 1. È una storia, la loro, simile a quella dei Manin: tutti oggi li associano alla Serenissima, senza sapere che le origini sono toscane e che la loro fortuna maturò nel patriarcato di Aquileia tra Tre e Quattrocento, così come il cognome (derivato nel loro caso dal capostipite giunto in Friuli, tale Manino di Buccio) 2. È una storia, quella dei Claricini, che merita di essere ricostruita proprio a partire dall'apogeo medievale, rappresentato da una data e una *Come spesso accade, ho potuto contare sull'aiuto di amici e colleghi che mi hanno soccorsa, chi con indicazioni e materiale archivistico, chi con letture e consigli. Desidero qui ringraziare Liliana Cargnelutti per le sempre piacevoli e proficue chiacchierate; Rita De Tata, Aldo Di Bari, Tommaso Duranti, Andrea Gardi e Paolo Pirillo per la più che generosa consulenza in merito alle fonti bolognesi; per gli archivi e biblioteche friulane sono riconoscente ai dottori