COME LA DISINFORMAZIONE MINACCIA LA DEMOCRAZIA IL MERCATO DELLE VERITÀ (original) (raw)

LE RADICI DELLA DISINFORMAZIONE

COMUNICAZIONI INAVVERTITE E FAKE NEWS in Edav - Aprile 2019, pagg. 3-11, 2019

Uno dei cardini della Lettura Strutturale dei media è quello delle Comunicazioni Inavvertite. Si tratta della vera novità in campo semiologico rispetto alle posizioni piú note tra gli addetti ai lavori e che si fondano sulle opere di studiosi famosi come Barthes, Eco, Mc Luhan e di tutti coloro che hanno segnato l'epoca d'oro di questa disciplina. Le Comunicazioni Inavvertite, nel loro triplice aspetto di Informazioni alonate, Comunicazioni di inesistente e Comunicazioni clandestine, sono responsabili del far prendere l'apparenza per sostanza e di influenzare scelte e giudizi quotidiani di ognuno di noi. Esse sono una realtà del segno, riscontrabile oggettivamente nei MODI di presentare i messaggi mediatici. Esse sono quindi una causa che produce l'effetto del condizionamento profondo sulla mentalità del pubblico e non vanno confuse con quelle tecniche, subliminali o meno, che vanno sotto il nome di «lavaggio del cervello», delle masse o dei singoli, in situazioni di particolari politiche di regime o di tortura psicologica. Ciò che George Orwell pubblicò nel suo "1984". immaginando un mondo grigio e succube del Grande Fratello, capace di controllare, tramite la tecnologia e la psicologia politica, la coscienza dei cittadini, non solo si è realizzato, ma è addirittura ampiamente andato al di là di ogni confine morale. Per questo è necessario cominciare a capire dove si annidano le comunicazioni inavvertite informatiche che sono responsabili della interazione tra linguaggio digitale e attenzione mentale fino a diventare la nuova e preoccupante arma di distruzione mentale, visto che la disinformazione si rinnova sul web. Se si parla ormai di "guerra ibrida" significa che esistono problemi di sopravvivenza da conseguire con adeguati strumenti cognitivi.

RIFORMARE LA DEMOCRAZIA (saggio pubblicato sulla rivista Mondoperaio n°10 del 2016)

Mondoperaio, 2016

Il Potere Vuoto è un breve saggio di Lorenzo Castellani che ha il merito di analizzare con realismo la crisi che ai nostri giorni grava sui regimi democratici.Secondo Castellani la struttura sociale, politica, economica e culturale della società italiana, e più in generale delle democrazie occidentali, ha subito cambiamenti profondi, particolarmente nell’ultimo decennio, e bisogna prenderne atto. La realtà delle cose richiede una lettura fredda e la politica dovrebbe farsi carico di azioni che consentano modalità di governo e di partecipazione democratica nel nuovo scenario.

IL CONTRIBUTO DELLA COMUNICAZIONE POLITICA ALLA DEMOCRAZIA

Certamente oggi, ma anche da molto tempo prima dello sviluppo di Internet, sappiamo che la comunicazione è indispensabile alla politica e, come ci accingiamo ad argomentare in questo saggio, ancora più indispensabile alla democrazia. In effetti, fin dall'antichità greca, Aristotele aveva evidenziato con chiarezza la consustanzialità del politico e della comunicazione insistendo sulla doppia natura dell'essere umano, animale sociale e animale simbolico. Ovvero, più esattamente animale politico perché simbolico, vale a dire dotato della capacità linguistica. E' proprio perché è in grado di esprimere opinioni, giudizi e preferenze che l'essere umano permette alla città di funzionare. La tradizione aristotelica ha trovato discendenti/discepoli nel pensiero politico attraverso, in special modo, Immanuel Kant, Hanna Arendt e Jürgen Habermas.

DEMOCRAZIA E COSCRIZIONE

Anche le democrazie desiderano vincere in guerra. Tuttavia, sono soggette a vincoli specificidiversi da quelli propri di autocrazie e non-stati -che ne limitano la libertà di azione. Nello scegliere quali conflitti combattere, come combatterli, e a fianco di chi, le democrazie non possono permettersi di tenere conto, coeteris paribus, soltanto di quale sia la strada migliore per ottenere la vittoria. Il loro calcolo deve anche subordinarsi […] a criteri di democraticità, in particolare il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche, incluse quelle di stampo militare, e il rispetto della pubblica opinione. La pena per la violazione sistematica di questi principi è la perdita dell'anima: infatti, come potrebbe dirsi democratico un regime che non li rispetti? 1 La democrazia nel corso della sua storia ha concepito e praticato una forma attiva di partecipazione dei cittadini alla difesa della nazione: il servizio militare obbligatorio. La progressiva rinuncia a questo strumento e la conseguente professionalizzazione delle forze militari può portare gli stati a fare affidamento sulle compagnie private di sicurezza (private security firms), con possibili risvolti di destabilizzazione nell'equilibrio dei poteri democratici. Gli effetti variano a seconda che si tratti di uno stato forte o debole. Mentre in uno stato forte il potere, sottratto massicciamente al parlamento e all'opinione pubblica, resta prevalentemente concentrato nelle mani dell'esecutivo, in uno stato debole sono le compagnie stesse ad assumere il maggior potere 2 . I casi che analizzerò riguardano essenzialmente gli stati democratici forti che da una parte hanno abolito rapidamente la coscrizione (che prima era adottata a intermittenza), come USA e UK, dall'altra hanno abrogato il servizio militare obbligatorio solo dopo il 1989, come la maggior parte degli stati europei, e l'Italia in particolar modo. Dal punto di vista sociologico, Paolo Ceola, in suo saggio 3 , sostiene quanto, nelle democrazie rappresentative, i concetti di cittadinanza e rappresentanza si siano affermati storicamente "grazie alla partecipazione attiva delle masse alle guerre, sia nel senso riguardante il singolo cittadino-soldato sia in quello che a decidere se entrare o meno in guerra sono stati i rappresentanti eletti di fasce sempre più ampie di popolazione" 4 . Egli addita alla rivoluzione tecnologica e alla professionalizzazione degli eserciti contemporanei le ragioni della presa di distanza dell'opinione pubblica nei confronti degli affari militari. Aggiunge che la fine della leva militare obbligatoria ha sancito "la definitiva alienazione dell'opinione pubblica nei riguardi delle decisioni e dei processi che comportano sacrifici e lutti collettivi, portando a compimento la parabola del cittadino-soldato affermatosi stabilmente con la Rivoluzione Francese e il cui apogeo fu la partecipazione collettiva alla guerra antifascista del 1939-45" 5 .

LA PARTE DI TERSITE. VERITÀ E DEMOCRAZIA DOPO LA DEMOCRAZIA

ISPF-LAB, 2019

[The Part of Thersitis. Truth and Democracy after Democracy]. This article presents the crisis of governability due to an “excess of democracy” diagnosed by the 1975 report The Crisis of Democracy as a crisis of control and shows how its corrective in the neoliberal transformation of the State coincides with a “revolution of control”. The passage from the traditional bureaucratic control of legitimacy to the automation of control generates what Foucault called the “society of the norm”, marked by the invisibility of the decision. Here the “oligarchic alliance between wealth and science” (Ranciére) constitutes the backbone of the neoliberal program of “digitalization of politics” and leads to an “algorithmic governmentality” approaching a “pure governmentality”: the empire of the intangible and inevitable evidence that both Lyotard and Foucault prefigured as the “terror” – the condition where truth paralyzes.

LA DEMOCRAZIA DEI DATI Conoscenza e azione pubblica MIMESIS

2019

Cosa è la conoscenza pubblica? Chi e in che modo la produce? Come ha a che fare con la democrazia? Attraverso la riflessione sociologica gli autori provano a rispondere a questi interrogativi mettendo in discussione la neutralità della descrizione dei fenomeni sociali con cui le istituzioni sono chiamate a interagire. I contenuti dei diversi capitoli alimentano un dialogo tra le dinamiche di trasformazione della conoscenza pubblica e le suggestioni emerse nel corso di un’esperienza locale di programmazione nell’ambito delle politiche giovanili. Dai laboratori nelle scuole al mapping collaborativo, il lavoro sul campo è stato svolto nella prospettiva di favorire un apprendimento istituzionale, ibridando i significati attribuiti alla realtà dalle istituzioni pubbliche e quei saperi non codificati che le persone maturano nel corso della propria esperienza di vita. Molti quesiti restano aperti, ma dalla loro formulazione si intravedono le tracce per favorire una redistribuzione di poteri decisionali tra gli attori locali. Barbara Giullari svolge attività di ricerca sulle trasformazioni del lavoro e dei sistemi di welfare al Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna dove insegna Programmazione dei servizi sociali sul territorio. Gianluca De Angelis è ricercatore sociale, assegnista di ricerca all’Università di Bologna e collabora con istituti di ricerca nazionali e internazionali sui temi delle disuguaglianze, del lavoro e della sua organizzazione.

CAPITOLO 1 VENEZIA E LA DIFFUSIONE DELLE IDEE DEMOCRATICHE PRIMA DELLA CADUTA

Premessa Il malcontento nei confronti del Governo della Repubblica di Venezia, nell'ultimo scorcio del secolo XVIII, era notevolmente diffuso nella Terraferma, coinvolgendo soprattutto il Patriziato. Questi era infatti desideroso di recuperare il peso politico inesorabilmente perduto al momento della dedizione dei territori dell'entroterra a Venezia, e, quindi, pronto a seguire con simpatia gli avvenimenti rivoluzionari di Francia, vedeva anche in modo positivo l'entrata delle armate napoleoniche in Italia. È nota la simpatia di molti nobili, durante gli anni del Regno d'Italia, verso il bonapartismo, sfociata poi nell'adesione ad esso "dettata non solo da ragioni d'opportunismo e di convenienza politica" 1. Nella terraferma, inoltre, per la classe borghese, il fascino delle idee rivoluzionarie è certamente maggiore: [il borghese] escluso da qualunque partecipazione politica ancor più rigidamente del nobile, e da questi continuamente avvilito nello stesso ambito della sua città, […] nella Rivoluzione non può vedere che un immenso progresso […] e più che in ogni altro nell'avvocato di terraferma affiora la stanchezza per il peso incontrollato e continuo dell'arbitrio del principe, il fastidio ormai invincibile per il completo soffocamento di ogni sovranità popolare 2. Questa la situazione dei patrizi e dei borghesi, ma quale invece la situazione presso le classi popolari e il proletariato? Una totale e profonda apatia, che impedisce, dapprima, di dare ascolto alle idee di riscatto provenienti dalla Francia, e poi di reagire al passaggio delle truppe francesi 3 , 1 Berengo , La società veneta alla fine del Settecento, p. 255. 2 Ivi, p. 256. 3 Nella terraferma veneta infatti sono pochi e poco importanti i tumulti contro i Francesi, con l'eccezione delle Pasque veronesi, e comunque non più gravi di quelli che periodicamente avvenivano contro il governo della Dominante. Si veda: Berengo, La società veneta alla fine del Settecento, p. 257.

GLOBALIZZAZIONE, SOVRANITA' E DEMOCRAZIA

2019

La globalizzazione dei mercati è oggi un dato storico. Non è la prima volta nella storia umana che ci ritroviamo in questa condizione economica. Siamo adesso dentro una fase di rifessione e in certi termini di contrazione, se si considera l'andamento delle politiche economiche degli Stati più importanti per popolazione e sviluppo della Terra, quali gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Questa ultima esperienza umana di globalizzazione, è stata ed è, come le precedenti d'altronde dei primi del Novecento e dell'Ottocento, soprattutto globalizzazione economica dei mercati dei capitali e delle merci, con briciole residuali di rilievo culturale (più propaganda mass mediatica funzionale al dominio politico ed economico liberale che altro) e affatto, invece, sul piano sociale e della democrazia, essendo questo processo di globalizzazione informato a principi giuridici ed economici, rispettivamente liberali e liberisti, che classicamente considerano fondamentale per il suo assetto e stabilità la gestione del governo politico ed economico da parte di ristrette élites nazionali ed internazionali. Ciò appare ormai evidente soprattutto per gli effetti che si sono imposti negli ultimi anni sulle democrazie di alcuni Stati a struttura costituzionale social-democratica come l'Italia e molte di quelle con Costituzione a tradizione giuridica continentale, ossia di tradizione giuridica-filosofica greco-romana. Quel che appare oggi fondamentale per evitare un inasprimento della crisi, che in passato nel Novecento ha determinato e portato, nel suo incancrenirsi, a due confitti mondiali e nell'Ottocento a guerre regionali, è l'urgenza di incidere sul pilastro fondamentale delle nostre democrazie moderne, ossia il sistema dello Stato sociale, impiantando politiche generali universalistiche che possano radicalmente ribaltare l'assetto economico-sociale che si è impiantato, negli ultimi due decenni, soprattutto nel nostro Paese ed in altri dell'Unione europea che hanno subito violentemente il dumping salariale e, dunque, l'affermazione di regimi di disuguaglianza sociale estrema, con impoverimento di larga

L'INVASIONE DELL'UCRAINA COME FALLIMENTO DELLA DETERRENZA

Si riflette troppo poco sul fatto che l’invasione russa dell'Ucraina è stata, in ultima analisi, il risultato del fallimento della capacità di deterrenza dell’Occidente, ossia del fallimento di USA e EU nel dissuadere la Russia dal compierla. Mentre in molti hanno colto gli errori di analisi da parte russa nel quantificare la forza della resistenza ucraina, in pochi si sono soffermati ad analizzare il ruolo che la debolezza e l’ambiguità delle posizioni occidentali hanno giocato nell’incentivare l’aggressività russa. Riflettere su questo, tuttavia, è fondamentale per due motivi: in primo luogo perché la reazione dell’occidente è ancora complessivamente inefficace, e ciò proprio perché ancora basata su quegli stessi presupposti che hanno portato al fallimento della deterrenza; e, in secondo luogo, perché risolvere gli errori di percezione e di analisi che operano dietro le decisioni europee e americane è indispensabile per rendere la deterrenza più funzionale in futuro non solo verso la Russia ma verso tutti gli altri stati canaglia che minacciano la pace e la prosperità delle democrazie.