La tradizione editoriale delle "Regole grammaticali della volgar lingua" di Fortunio dalla princeps del 1516 ai giorni nostri (original) (raw)
Related papers
Cuadernos de Filología Italiana, 2017
Riassunto. Qual è stato l'influsso esercitato dalle Regole grammaticali della lingua volgare di G. F. Fortunio nella Spagna del Cinquecento? Per rispondere a questa domanda si è proceduto ad analizzare tre grammatiche bilingui italiano-spagnolo, diverse per impostazione didattica e pubblico a cui erano rivolte, il Paragone della lingua toscana e castigliana di G. M. Alessandri d'Urbino (1560), le Osservationi della lingua castigliana di G. Miranda (1566) e l'Arte muy curiosa di F. Trenado de Ayllón (1590), per determinarne il modello ortografico e morfologico, stabilendone l'eventuale affinità con le Regole del Fortunio e o con le Prose del Bembo. Pur ascrivendosi a un modello di stampo letterario di ispirazione bembiana, ne emerge un'immagine in cui l'eredità del Fortunio a livello ortografico e morfologico dimostra di essere ancora ben presente e viva. Parole chiave: Grammatiche bilingui italiano-spagnolo; Giovan Francesco Fortunio; grammatica italiana cinquecentesca; storia della lingua italiana. [en] Giovan Francesco Fortunio's Regole grammaticali and the Italian-Spanish bilingual grammars of the 16th century Abstract. What was the influence of G. F. Fortunio's Regole grammaticali della lingua volgare during the 16 th century in Spain? Three bilingual grammars (Italian-Spanish) have been analyzed, G.M. Alessandri d'Urbino's Paragone della lingua toscana e castigliana (1560), G. Miranda's Osservationi della lingua castigliana (1566) and F. Trenado d'Ayllón's Arte muy curiosa (1590). Each grammar differs from the others in its approach and the public it was written for. This research establishes the similarity of the three grammars with Fortunio's Regole and Bembo's Prose, in order to determine the orthographic and morphological model used. Even if the grammars follow a literary model inspired by Bembo, there are still orthographical and morphological influences from Fortunio.
2022
Se «le tracce d’uso possono dirci come i manufatti siano stati utilizzati dagli esseri umani» (Stoddard), allo stesso modo le glosse manoscritte forniscono preziose informazioni su come i testi antichi sono stati letti e interpretati. In particolare, i segni lasciati dai fruitori cinquecenteschi dei primi manuali di grammatica italiana potranno introdurci ai loro dubbi grammaticali, ai loro metodi di apprendimento e ai loro usi linguistici, e ci permetteranno di aggiungere alcuni tasselli alla nostra conoscenza della storia della nostra lingua. La ricerca si concentra su due monumenti della storia grammaticale italiana, le Regole di Fortunio e le Prose di Bembo, da cui è partita la grande riflessione linguistica del XVI secolo. In questo libro viene infatti esaminata una selezione di documenti composta dalle due principes e da tutte le edizioni anteriori al 1550, incluse le stampe delle Regole successive alla morte di Fortunio e le versioni contraffatte o non autorizzate delle Prose. L’analisi di tale corpus permette non solo di comprendere meglio alcuni aspetti relativi alla funzione, all’ubicazione e alla tipologia grafica delle glosse ai testi a stampa, per le quali viene tra l’altro formulata una nuova proposta tassonomica. Più in generale, attraverso la medesima analisi si perviene a delle informazioni che consentono di delineare i profili linguistici, culturali e sociali dei lettori delle prime grammatiche del volgare.
«Studi di grammatica italiana», 2015
The paper presents the pubblication of the unknown and incomplete grammar of Giovanbattista Strozzi the Younger (1551-1634), discovered in the manuscript Magl. IV.30, preserved in the National Library of Florence (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), which contains the oldest witness in the transmission of the Strozzi’s «Osservationi intorno al parlare, e scrivere toscano», composed in 1583, edited in the 1630-34). The comparison between the «Osservationi» and the grammar founded in the Magl. IV.30, titled «La lingua volgare si può ridurre in regola come la latina, et la greca, et altre», lets us to attribue it to Strozzi. In fact, in Strozzi’s «Osservationi» some deviations from the grammatical rules fixed by Bembo and by other grammaticians are acceptable in the spoken vernacular of Florence: it can be observed that in the chapter concerning the articles («il», «el») Strozzi distinguishes the colloquial register of the speaking from the informal one. Moreover, the author actually included in this work some of the questions discussed in the florentine Alterati’s Accademy, which attended to have the ruling position in the literary environment, not only in Florence, but also in the rest of Italy in the last part of the XVI century. The examination of all these documents shows that their studies and attempts to codify Tuscan language had been made according to the method of Vincenzio Borghini who blazed the trail for his successors (some of Alteratis’ members) in textual criticism. ************************************************************************* Nel saggio vengono pubblicati i capitoli superstiti di una grammatica fiorentina, ritrovata fra le carte del ms. conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, contenente il più antico testimone delle «Osservationi intorno al parlare, e scrivere toscano» approntate da Giovanbattista Strozzi nel 1583. L’attribuzione del testo, che presenta il titolo «La lingua volgare si può ridurre in regola come la latina, et la greca, et altre», all’autore delle «Osservationi» ed esponente di primo piano dell’Accademia degli Alterati è motivata non soltanto dalle similarità fra le due grammatiche tramandate dal codice Magl. IV.30 (per esempio, l’articolo «el»), ma anche dalle notizie ricavabili dai manoscritti di questo cenacolo dei dotti, che svolse un ruolo significativo nella vita culturale fiorentina e italiana del tardo Cinquecento. In base ai documenti esaminati si può affermare che la grammatica, pervenutaci soltanto nelle parti sulle «lettere» e sul «nome», doveva essere scritta nel periodo iniziale dell’attività degli Alterati (1572 ca.), quando i suoi giovani accademici furono invitati da don Vincenzio Borghini a stendere «le regole, le prime, pure e semplici» per l’insegnamento primario della lingua volgare.
Glosse in volgare marchigiano in un codice di Prospero d'Aquitania (post 1425).
Studi di filologia italiana, 2018
Prosper of Aquitaine was a Christian writer who lived in the first half of the 5th century AD. His Epigrammata, a compilation of about a hundred epigrams based on Saint Augustin’s works, were widely read during the Middle Ages. Often associated with the spurious Poema coniugis ad uxorem, Prosper’s work also served as a very popular textbook to learn Latin in medieval school. The Epigrammata are trasmitted by several manuscripts, many of which contain Latin and vernacular glosses written by young scholars. This kind of glossed school books can give us useful information about both Medieval education and the linguistic dynamics of Latin learning, also providing data about the relations between Latin and vernacular in written language. The essay focuses on a single Italian manuscript copy dating to 1425, now held at the Biblioteca Ambrosiana in Milan. A critical edition of the text and his glosses is provided, along with a philological survey and a linguistic analysis suggesting that the manuscript may have been copied and glossed in the southern-central Marche. Language: ITALIAN.
Questo libro nasce da una rielaborazione della mia tesi di dottorato in Linguistica italiana, svolta sotto la direzione di Pietro Trifone presso l'Università per Stranieri di Siena, e a sua volta frutto di una rielaborazione della mia tesi di laurea in Storia della lingua italiana, presso l'Università "Gabriele d'Annunzio" di Chieti e Pescara, con Antonio Sorella come relatore.