Luigi Ademollo, pittore in palazzo Pitti tra Parigi e Vienna Parte I - Fonti per i cicli della Sala dell’Arca e della Sala della Musica dalla parentesi napoleonica alla Restaurazione degli Asburgo-Lorena (original) (raw)

Luigi Ademollo, pittore in palazzo Pitti alla corte degli Asburgo-Lorena. Parte I Fonti per la storia dei dipinti nella Cappella Palatina in © amicidipalazzopitti.it – Amici di Palazzo Pitti Bollettino 2016, pp. 42 – 55; pp. 0 – 0. Open Access all’Editore

Amici di Palazzo Pitti Bollettino, 2017

L'articolo è il primo di tre approfondimenti storico artistici sull'operato del pittore milanese neoclassico Luigi Ademollo (1764 - 1849) nella Reggia di Pitti. Attraverso la prima commissione lorenese per dipingere la Cappella Palatina la ricerca investiga e chiarisce tramite fonti documentarie il contesto socio culturale e politico favorevole all'ascesa dell'Ademollo in Toscana fra gli ultimi due decenni del XVIII secolo e l'ascesa napoleonica. Infine l'analisi iconografica del ciclo ademolliano nella Cappella Palatina, primo fra i suoi dipinti murali a tema religioso, è un efficace trait d'union con il suo trascorso romano, investito di stimoli visivi legati alle vestigia della classicità romana e mediorientale. This paper, it's the first of a three part articles. Its highlights the early's activity of Ademollo, since he arrived in Florence. By archives and documentary sources it's claimed how he become popular among florentine high society, untill he got the favor of the Habsburgs. The paper focus on a severe reconstruction both of historical and artistical issues related to the fresco cycle committed to the Milanese Painter for the Royal Chapel in Pitti Palace. More widely, the article sum up how did the Ademollo's fame started up and which crucial aspects of classic and middle Eastern imagery he had been able to innovate its neoclassic pictorial language.

Luigi Ademollo, pittore in palazzo Pitti alla corte degli Asburgo-Lorena. Parte II – Stile, tenica e note critiche sui dipinti nella Cappella Palatina in © amicidipalazzopitti.it – Amici di Palazzo Pitti Bollettino 2017, pp. 34 – 47; pp. 0 – 0. Open Access all’Editore

Bollettino Amici di Palazzo Pitti, 2017

Le decorazioni della cappella Palatina sono un esempio particolarmente significativo della gamma di esperienze stilistiche e pittoriche, affrontate da Luigi Ademollo nel corso della sua carriera che lo vide cimentarsi con tempera, olio, affresco, mezzo fresco ed encausto. L'articolo analizza i dipinti "strato dopo strato" svelando la traccia stilistica seguita e appresa dall'artista durante la sua carriera e i molteplici apprendistati legati allo stile neoclassico lombardo e mitteleuropeo, al classicismo al gusto antiquario e scenotecnico. Lo studio dei carteggi evidenzia infine la sua metodologia pittorica e nuovi riferimenti cronologici alle tappe di esecuzione del ciclo pittorico lorenese. The decorations of the Palatine Chapel are a particularly significant example of the range of stylistic and pictorial experiences, faced by Luigi Ademollo during his career that saw him try his hand at tempera, oil, fresco, fresh medium and encaustic. The article analyzes the paintings "layer by layer" revealing the stylistic trace followed and learned by the artist during his career and his multiple apprenticeships. That means the Lombard and Central European neoclassical style, the classicism or the antiquarian and scenic taste. Lastly, the study of correspondence highlights his pictorial methodology and new chronological references to the stages of execution of the Lorraine pictorial cycle.

Sacile alla fine dell’Ottocento, con gli occhi di Angelo Nino Astolfoni, in Pintori, angioli e musicanti. Studi offerti a Fabio Metz per i suoi ottant’anni, a cura di A. FADELLI, A. MARCON, Pordenone 2021, pp. 92-103

Un’inedita pianta di Sacile alla fine dell’Ottocento, straordinaria nella sua freschezza perché realizzata da un ragazzino, ma altrettanto precisa nella localizzazione dei principali edifici del centro urbano, è conservata tra le carte di Angelo Nino Astofoni (1891-1916), promettente giornalista e allievo dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, caduto durante la Grande Guerra. La mappa consente una passeggiata virtuale nella Sacile fin de siècle, attraverso gli occhi attenti e curiosi del giovane Nino, che in riva al Livenza, in un ambiente familiare connotato da solide radici patriottiche e irredentiste, vide la luce e trascorse gli anni felici dell’infanzia...

Le musiche di Palazzo Pitti al tempo dei granduchi Asburgo- Lorena. Storia della collezione musicale granducale

Le musiche di Palazzo Pitti al tempo dei granduchi Asburgo-Lorena. Storia della collezione musicale granducale 1 Introduzione Le ricerche musicologiche sulla gura dell'abate Luigi Gatti, compositore mantovano divenuto maestro di cappella a Salisburgo al tempo del noto arcivescovo Hieronymus di Colloredo, promosse dal Conservatorio di Mantova 2 e la conseguente campagna di catalogazione e digitalizzazione delle composizioni del musicista custodite a Firenze, furono l'occasione iniziale per lo studio dell'intera, preziosa collezione musicale di Palazzo Pitti.

“Ingegneri e pittori di Scene” al Sant’Angelo nella prima metà del XVIII secolo, relazione al convegno internazionale di studi Il teatro Sant’Angelo ai tempi di Vivaldi (1700—1740) a cura di M. Bucciarelli, R. Strohm, G. Viviani

Il teatro Sant’Angelo ai tempi di Vivaldi (1700—1740), 2023

L’illustrazione satirica dell’attività scenografica coeva in un apposito capitolo del Teatro alla Moda (1720), da cui è tratto il virgolettato nel titolo della relazione, può essere un punto di prima osservazione – cronologicamente mediano – della non così tanto approfondita vicenda degli allestimenti al Sant’Angelo al tempo di Antonio Vivaldi, in un clima quindi di grande competizione con gli altri teatri veneziani dove, come indicato da Michael Talbot vent’anni fa, si dovevano produrre spettacoli di successo anche senza voler lasciare a tutti i costi capolavori per i posteri. La ‘macchina’ teatrale del piccolo Sant’Angelo aveva bisogno di scenari illusionistici e di macchinari, appunto, mossi da professionisti che sapessero essere al tempo stesso abili pittori e scenotecnici, nell’idea prettamente barocca di unione delle arti. Individuando gli “ingegneri e pittori di scene” che si avvicendarono nelle stagioni della prima metà del Settecento, si rileveranno i loro rapporti – continuativi e forse pure nell’ottica di una sorta di fidealizzazione – con impresari, librettisti e compositori con i quali lavorarono al Sant’Angelo, provando a comprendere il meccanismo, per restare nell’immagine sopra evocata, del peculiare sistema teatrale di Venezia con particolare attenzione della scenografia in connessione tanto con gli aspetti drammaturgici quanto della necessaria spettacolarità attesa dal pubblico. In tale prospettiva si darà rilievo all’esperienza di Vivaldi impresario, ai legami del suo librettista Grazio Braccioli con Bernardo Canal e la sua famiglia, per passare di conseguenza al problema di Canaletto scenografo al Sant’Angelo e alla presenza al Sant’Angelo di Marco Ricci e dei suoi allievi romani, i fratelli Valeriani, con il relativo ruolo giocato dallo zio Sebastiano nella parte, sulla scorta dello studio di Gianluca Stefani (2016), d’impresario d’opera.