Franchi, Elena (2021) Identità etniche e comunità cultuali. In: M. Giangiulio-E. Franchi, Processi di formazione. In: M. Giangiulio (a cura di), Introduzione alla Storia greca. Bologna, Società editrice il Mulino, 2021, 53-66, 58-60. ISBN: 9788815293510 (original) (raw)
Nel Catalogo delle Navi, la sezione dell’Iliade che elenca le forze degli Achei in partenza per Troia e che fu redatta e rimaneggiata tra l’VIII e il VI, i «Beoti» appaiono come un contingente di 29 città. A partire dal VI (forse prima) la regione da essi abitata è detta Beozia e cominciano a circolare storie su Boiotós, il loro antenato comune (l’eroe eponimo). Il loro senso di unità fu favorito dal confronto con Ateniesi, Focidesi, Locresi orientali e Tessali: contro i Tessali i Beoti avrebbero vinto a Ceresso (Beozia meridionale) intorno alla metà del VI. Sarebbe sbagliato tuttavia ritenere che i Beoti rappresentino fin dalle origini un’unità compatta di tutti gli abitanti della Beozia di età classica, la quale anzi è attraversata da dinamiche centrifughe e di aggregazione a vari livelli. Sono significative comunità cultuali subregionali incentrate su diversi culti, mentre città come Orcomeno e Tebe cominciano presto a competere per un ruolo egemone. A ciò si aggiunga che all’epoca delle guerre persiane i Beoti non si schierano in modo unitario e dunque i beotarchi, che nell’occasione li avrebbero comandati, non sono capi di tutti Beoti. Tali spinte centrifughe non ostacolano però lo sviluppo di una «politeia» comune a tutti i Beoti definita «antica» da Tucidide. Essa prevede una partizione in 11 distretti che forniscono ciascuno un beotarca e 60 consiglieri nonché 1000 soldati e 100 cavalieri. Il sinedrio federale si riunisce a Tebe, che progressivamente assume un ruolo predominante tanto che nel 379 il consiglio viene sostituito da un’assemblea primaria (cioè non rappresentativa).