S. Maria del Priorato (original) (raw)
2020
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2020
Il complesso di S. Maria in Via Lata si insedia in una preesistente porticus di epoca imperiale articolata su più piani che ne condizionò gli sviluppi edilizi nel corso del tempo. Inizialmente, il pianterreno della porticus è occupato da una diaconia, provvista di una propria cappella, ancora parzialmente preservata come oratorio ipogeo. Ad essa si va a sovrapporre l’ attuale basilica, sfruttando il piano superiore della porticus. Non c’ è motivo di dubitare che la chiesa odierna conservi l’ impianto medievale molto meglio di quanto generalmente ritenuto, al netto dell’ inversione dell’ orienta-mento e degli interventi barocchi. È, infatti, suddivisa in tre navate da arcate a tutto sesto impostate su colonne di spoglio, ancora in opera al di sotto del rivestimento moderno. Numerosi indizi convergono per un’ intrapresa del cantiere negli anni di pontificato di Pasquale II (1099–1118): così anche S. Maria in Via Lata andrebbe ad ascriversi al vasto programma di riorganizzazione urbanistica promosso da questo pontefice. Oltre a due altari, vi si conservano esigui resti di smembrati arredi liturgici, tutti pertinenti a fasi diverse.
Chronique des activités archéologiques de l’École française de Rome - Italie du Sud: Santa Maria di Agnano (Ostuni, Pouilles), 2012
Die Kirchen der Stadt Rom im Mittelalter (1050-1300), 2020
L’ antico complesso, noto per l’ icona della Madonna Avvocata un tempo lì venerata, apparteneva ad una comunità monastica femminile, costretta ad abbandonarlo già agli inizi del XIII secolo. Il suo aspetto originale è stato radicalmente alterato dalle diverse destinazioni d’ uso succedutesi nel corso dei secoli. A testimonianza della sua funzione originale rimangono solo i resti di un campanile e un ambiente con tracce di pitture a soggetto religioso, risalenti al secolo XI / XII.
San Miniato al Monte Fragmentaria
2021
Between the 11th and the 20th century, the monastery of San Miniato al Monte in Florence played a leading role in the religious and cultural life of the city. The volume analyses for the first time the historical and documentary evolution of this regular institute, famous almost only from the architectural and artistic points of view. The book focuses the period of the bishop’s patronage in the 11th century, when the monastery and some of its members emerged in the context of the ecclesiastical reform, and continues with the study of the the Olivetan monks community, during the 14th-16th centuries, to arrive at the important structural and functional, but also semantic, transformations of the monument between the 18th century and the contemporary times
La Maria Stuarda dellavalliana
proposte in uno studio sugli sviluppi della drammaturgia intorno a Maria di Scozia, e intorno alla codificazione del mito stuardiano, Benedetto Croce osservava: «e anche colui che chiuda in un dramma il solo episodio di Maria Stuarda, in quanto poeta non offre in nessuna misura la storia del tempo o quella di Maria Stuarda, neppure in via di accenni; ma offre soltanto la sua Maria Stuarda, cioè la propria anima poetica». 1 Una acuta ed ineccepibile precisazione critica, quella del filosofo napoletano, che, muovendo saggiamente dalla premessa metodologica che «nessun poeta rende mai la storia, né in complesso né in parte» (compito che è proprio dello storico), chiariva, e per molti versi motivava, l'intricato diagramma in cui trovano collocazione le multiformi scritture drammatiche sul crudele supplizio della regina di Scozia venute alla luce lungo i secoli (di cui conosciamo la composita tradizione, o di cui -si pensi all'opera di Tommaso Campanellasono sopravvissute isolate rivelazioni). 2 1 K. KIPKA, Maria Stuart im Drama der Weltliteratur vornehmlich des 17. und 18. Jahrhunderts, Leipzig, Hesse, 1907 (in particolare, pp. 107-111); B. CROCE, Il tema ''Maria Stuarda'', «La critica», 6, 1908, pp. 188-192 (poi in ID., Problemi di estetica, Bari, Laterza, 1926, pp. 84-90 [da cui si cita]: 85-86). 2 La lunga sequenza delle opere drammatiche (Reine d'Ecosse di Anthoine de Montchrestien, La reina di Scotia di Carlo Ruggeri, Marie Stuard reine d'Ecosse di Charles Regnault, Maria Stuart of Gemartelde Majesteit di Joost van den Vondel, The Albion Queens, or the Death of Mary Queen of Scotland vista e sensibilità culturali e poetiche tanto eterogenei quanto eterogenee si mostrano le «Marie Stuarde» 'inventate' o 'raccontate'. A proposito, utilissima la consultazione di M. DUCHEIN, Marie Stuart. La Femme et le mythe, Paris, Fayard, 1987 (si veda, in particolare, l'ultimo capitolo, il XXIV [En ma fin est mon commencement: pp. 533-556], che si muove, però , sul solo versante della produzione franco-tedesca); M. PITTOCK, The invention of Scotland. The Stuart myth and the Scottish identity (1638 to the present), London-New York, Routledge, 1991. Interessanti, altresì (a rappresentare una duratura espansione storica e geografica del mito stuar-