La Messa da Requiem in do minore di Francesco Durante e la sua tradizione (original) (raw)

La tradizione dell'ultima invettiva di Francesco Petrarca

studi medieVali e umanistici iV 2006 c e n t r o i n t e r d i pa rt i m e n ta l e d i s t u d i u m a n i s t i c i Bibl.: N. HUyGHeBaert, Trois manuscrits de Jean Crabbe, abbé des Dunes, «Scriptorium», 23 (1969), 232-41; G. tOUrNOy -J. iJSewiJN, I codici del Petrarca nel Belgio (Censimento dei codici petrarcheschi 10), Padova 1988, 5-9. 3. BrUXeLLeS, Bibliothèque royale albert i er , 9476-9478 (= Br)

Le Passioni di san Miniato martire fiorentino

Edizione critica a cura di Silvia Nocentini. Il volume raccoglie in edizione critica le otto Passioni latine di san Miniato martire, scritte in un arco di tempo che va dall'VIII secolo alla fine del XV, tra le quali spicca per importanza la riscrittura, sinora inedita, dell'abate Drugone (27 aprile 1018). Tutti i testi sono accompagnati da un'introduzione storica, dal consueto apparato critico e da un commento alle fonti.

Sacralità e tradizione nell’ultimo Antoniazzo (†1508), in Metafore di un pontificato, Giulio II (1503-1513), Atti del Convegno (Roma, 2-4 dicembre 2008), a cura di F. Cantatore et alii, Roma, Roma nel Rinascimento, 2010, 421-443.

Sacralità e tradizione nell'ultimo Antoniazzo (†1508) Il pontificato di Giulio II si apre con la grandiosa cerimonia di possesso del 5 dicembre 1503 ricordata dalle cronache contemporanee per la magnificenza degli apparati effimeri che decoravano la città lungo il percorso della processione papale 1 : archi di trionfo, quadri allegorici e macchine viventi secondo una consuetudine di pompa trionfale all'antica che, come è noto, risaliva al pontificato di Alessandro VI 2. Cardinali e notabili della città facevano a gara a pavesare a festa il loro palazzo al passaggio del papa: tra tutti dovette allora primeggiare l'arco di trionfo voluto dal cardinale Raffaele Riario «a piè del palazo» in prossimità «de la tore» costato ben ottocento ducati 3. Secondo il Diario Romano di Sebastiano di Branca Tedallini l'arco fatto realizzare dal Riario era «come quello che sta allo Coliseo» 4 : un rinnovato arco di Costantino realizzato in tela e legno, alla cui de

San Francesco, la Regola e la Divina Commedia

Analisi della Regola francescana, confrontata con i testi affini del tempo. Francesco in rapporto alle eresie e al sufismo islamico. Analisi del canto XI del Paradiso di Dante dal punto di vista narrativo, figurale, emblematico (Francesco di Dante vs Francesco di Giotto), dell'interpretazione del testo e ideologico.

La tradizione dell’ultima invettiva di Francesco Petrarca (Contra eum qui maledixit Italie), "STUDI MEDIEVALI E UMANISTICI", 4, 2006, pp. 69-136.

L'articolo descrive tutti i testimoni emersi dalla recensio (30 manoscritti e 4 cinquecentine) dell'ultima invettiva di Francesco Petrarca, la 'Contra eum qui maledixit Italie', e ricostruisce da un lato i loro intricati rapporti genealogici, dall'altro fisionomia e storia di ciascun esemplare, individuando copisti, committenti e ambienti culturali. Da una tale messe di testimonianze si ricava che la fortuna nell'Europa occidentale di questo testo fu notevole e duratura, soprattutto in Francia e in Italia (in particolare, Veneto, Lombardia e Firenze, ovvero nei centri culturalmente più fertili del movimento umanistico). La collazione estesa all'intera tradizione ha, inoltre, permesso di fare chiarezza su ciò che avvenne a monte di essa e di rettificare quanto gli studi precedenti avevano concluso: due soli furono i rami all'origine della diffusione dell'invettiva petrarchesca (x ed y), derivanti il primo dalla missiva giunta ad Avignone e l'altro, invece, dalla copia conservata nello scrittoio dell’autore. Quest'ultima, pur presentando varianti sicuramente autentiche, non fu oggetto da parte di Petrarca di una revisione accurata né, tanto meno, in più tempi, come si ricava sia dal confronto intratestuale delle due redazioni sia dal dato extratestuale cronologico (fra la stesura dell'invettiva anti-francese, che cominciò all'inizio del 1373, e la morte dell'autore, che avvenne nel luglio del 1374, trascorsero appena un anno e pochi mesi).

La morte e i riti funerari nell’ Alto Medioevo

La morte e i riti funerari nell’Alto Medioevo , 2023

Nella fattispecie due aspetti, d'acchito dissonanti, della fenomenologia e dei riti della morte nell'Alto Medioevo sono da segnalare; anzitutto, una familiarità con la morte e nei riguardi delle sepolture e delle cose funerarie. Vi è una familiarità "nuova" rispetto a quella degli antichi e dei primi cristiani, i quali, pur onorando i morti e pur consacrando un culto alle sepolture, si curavano di tenerle lontane dai sacra della città e, dunque, in disparte, affinché gli impuri morti non li contaminassero (ne funestentur: così è scritto nel commento del giureconsulto Paolo) e neppure potessero turbare i vivi.

Domenico di Gravina - Chronicon

Edizione critica, traduzione e commento a cura di F. Delle Donne. Con la collaborazione di V. Rivera Magos, F. Violante e M. Zabbia 🔗Per acquistare il volume: https://bit.ly/3HDlRce Racconto di guerra, di politica internazionale, di intrighi, di sofferenze: scritto tra il 1349 e il 1351 dal notaio Domenico di Gravina, il Chronicon è il vivace resoconto di un testimone diretto degli eventi che sconvolsero l’Italia meridionale tra il 1333 e il 1350. Muovendosi lungo le strade che vanno da Gravina a Barletta, dalla Murgia a Castel del Monte, descrive minuziosamente le zuffe, le battaglie e gli assedi che punteggiarono il conflitto tra la regina di Napoli Giovanna I e suo cognato Luigi d’Ungheria, venuto per vendicare l’assassinio del giovane fratello Andrea e per conquistare un territorio ricchissimo. Fu una guerra tra due rami della medesima stirpe angioina, ma offrì l’occasione per riassestare le strutture cittadine e aristocratiche del Mezzogiorno. Questa edizione rilegge criticamente il testo dell’unico ms. esistente, offrendo anche un’attenta traduzione italiana e ricche note di commento. Nell’articolata introduzione, ridefinisce i tratti della storiografia ‘notarile’ del Trecento, ponendo al centro dell’attenzione i concetti sempre scivolosi di autorialità e letterarietà, di oggettività e di attendibilità. 📚 The Chronicon, written between 1349 and 1351 by the notary Domenico di Gravina, is the lively recount of a witness – or better, a protagonist – of the war between Joanna I of Sicily and Louis of Hungary; in those years the conflict devastated Southern Italy, contended by two opposing branches of the Angevin family. This critical edition, preceded by a comprehensive introduction, also features an Italian translation and a rich commentary. 📽️ E' disponibile, sul canale di "Italia Medievale", la video presentazione del volume ➡️ https://www.youtube.com/watch?v=66rU8XNQH3k

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Pietro Torelli e la tradizione medievistica

Notariato e medievistica. Per i cento anni di “Studi e ricerche di diplomatica comunale” di Pietro Torelli, a cura di I. Lazzarini, G. Gardoni, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 2013 (Nuovi studi storici, 93), pp. 43-57.