Il ruolo del verde nelle aree archeologiche a Roma, dall’Ottocento alla Carta di Firenze (original) (raw)

2021, Giardini storici. 1981-2021 Esperienze, ricerca, prospettive, a 40 anni dalle Carte di Firenze

The contribution explores a highly topical issue in Rome since the nineteenth century: the inclusion of greenery in the city in relation to monuments and archaeological areas. The issue is addressed in a cultural and legislative process that begins with the annexation of the Papal State to the Napoleon’s Empire (1809-10). Since Italy’s unifications, the debate focuses on the relation between the ruins and the plants within the historical fabric. Viviani's Plan of 1883 contains indications for the reconfiguration of the green areas of Rome. In the twentieth century, due to the Master Plan of 1931 and the development of regulatory instruments, the major representatives of Italian culture, urban planning and politics were being involved in studies and proposals for the central archaeological area. Starting from the analysis of these experiences, the essay aims to highlight the link between classical evidence, the design and protection of gardens in the redesign of Rome’s city center, with reference to the 1981 Carta italiana di Firenze. Parole chiave: Aree archeologiche, Roma, giardini storici, Carta del restauro dei giardini storici, Carta italiana di Firenze. Il contributo approfondisce un argomento di grande dibattito, a Roma, a partire dall’Ottocento fino all’attualità: il sistema del verde cittadino in relazione ai monumenti e alle aree archeologiche. Si tratta di un lungo percorso che ha inizio con l’annessione dello Stato Pontificio all’impero di Napoleone (1809-10) quando viene istituita la Commission des monuments et batimants civils, presieduta da C. de Tourton. Nell’ambito dei traveaux publics, coordinati da G. Camporese, G. Valadier e C. Fea, prendono avvio gli scavi del Foro Romano per riportare alla luce i monumenti dell’antichità e aprire scorci panoramici. Il Campo Vaccino è pensato come un parco in cui resti archeologici, lungo i viali collegati dal percorso alberato alla quota della via Sacra, emergono scenograficamente nel verde come ‘elementi decorativi’ del paesaggio. In questo contesto si collocano la Pianta del Foro romano, e progetto per l’ultimazione delli scavi e strade di G. Valadier (1812-14) e la proposta del Jardin du Capitole di L. Berthault (1813). A seguire, dopo l’Unificazione italiana, la discussione s’imposta proprio sul rapporto che i ruderi, all’interno della città, sviluppano con il mondo vegetale. Il Piano Regolatore del 1873 già contiene precise indicazioni e prescrizioni che acquisiscono un ruolo fondamentale nella configurazione della città; si ricordano: il dibattito sulla “Flora delle rovine”; la lunga vicenda della Passeggiata archeologica e l’‘esperimento’ del parco di Traiano su colle Oppio. Dalla seconda metà del Novecento si torna a riflettere sull’argomento con studi e proposte per l’Area archeologica centrale che hanno coinvolto prestigiosi esponenti della cultura, dell’urbanistica e della politica italiana: L. Benevolo, A. Cederna, I. Insolera. E ancora nell’attualità si susseguono progetti e proposte, per l’area compresa tra i colli Palatino e Oppio, ambito urbano caratterizzato da aree verdi e ruderi, in un connubio unico e inscindibile. Partendo dall’analisi di queste esperienze, e quindi dalla conoscenza, il contributo si pone l’obiettivo di evidenziare lo stretto legame che si instaura tra le vestigia classiche e la progettazione del verde storico per il ridisegno urbano dell’area centrale di Roma, tema questo ancora oggi di grande interesse e attualità.