Quadri e cappelle di San Paolo Maggiore tra Cinque e Ottocento. Un riesame, in Sant'Andrea Avellino e i Teatini nella Napoli del Viceregno spagnolo, vol. II, Napoli, M. D'Auria, 2012, pp. 181-238. (original) (raw)

La concessione della chiesa di San Paolo Maggiore ai Chierici Regolari Teatini nel 1538. Nuovi documenti, in Sant'Andrea Avellino e i Teatini nella Napoli del Viceregno spagnolo, vol. I, Napoli, M. D'Auria, 2011, pp. 225-250.

2011

domenico antonio d'alessandro-antonio delfino La concessione della chiesa di San Paolo Maggiore ai Chierici Regolari Teatini nel 1538. Nuovi documenti Come è noto agli studiosi, il 4 ottobre del 1532 gli Eletti della città di Napoli chiesero ufficialmente a Gian Pietro Carafa, 1 vescovo di Chieti e futuro papa Paolo IV, di aprire nella capitale del viceregno una Casa del nuovo ordine dei Chierici Regolari Teatini del quale egli era stato uno dei cofondatori, insieme a san Gaetano Thiene; di fronte alle sue perplessità, essi si rivolsero al papa Clemente VII. 2 Il pontefice, l'11 febbraio del 1533, ordinò al Carafa e al Thiene con breve apostolico 3 di accogliere la richiesta degli Eletti napoletani di avere «almeno un paro» di padri della nuova Religione. 4 * I due atti notarili sconosciuti agli studiosi e trascritti in questo contributo come docc. 9 e 11 furono rinvenuti da Antonio Delfino nel lontano 1978 nel corso di una ricerca sul viceré don Pietro di Toledo. I due importanti documenti furono sottoposti immediatamente all'attenzione del padre Francesco Andreu, per la grande stima e riconoscenza nutrita verso lo studioso teatino fin dai tempi delle prime ricerche di Delfino sulla chiesa napoletana di Donnaregina nuova, progettata dall'architetto Giovanni Guarini, fratello laico teatino (cfr. a. delfino, La chiesa di Donnaregina nuova, in Ricerche sul '600 napoletano. Saggi vari, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1983, pp. 81-121); il compianto padre Andreu seguì questo studio con grande attenzione, sempre prodigo di consigli e d'informazioni. Sebbene in occasione dello scambio di auguri per il Capodanno del 1984 egli manifestò ad Antonio Delfino l'intenzione di pubblicare i due documenti, essi tuttavia sono finora rimasti inediti. Fu pubblicato, invece, un altro importante atto notarile sempre rintracciato da Delfino e subito segnalato allo studioso teatino: esso conteneva la trascrizione di una sconosciuta e più antica lettera di san Gaetano Thiene; cfr.

La Cappella Savelli nella basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino: nuovi documenti sulla decorazione seicentesca, in Gli Orsini e i Savelli nella Roma dei papi. Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2018.

2018

Severi uomini d' arme, instancabili viaggiatori, accorti diplomatici, mecenati alla ricerca di visibilità, appassionati collezionisti in instabile equilibrio tra matura consapevolezza intellettuale, antica protervia e progressivo indebolimento politico e finanziario: nel passaggio di alcune generazioni gli Orsini e i Savelli, due delle famiglie baronali romane tra le più antiche, si trovano a dover mutare da feudatari a uomini di corte, da signori arbitri del destino delle proprie terre ad attori, a tratti protagonisti, nel gioco delle corti sul più vasto scacchiere europeo. Il volume raccoglie i frutti di un progetto triennale di ricerca ad ampio raggio sulle due famiglie, in dialogo con studi limitrofi sull' argomento e a confronto con altre realtà italiane. Committenze laiche ed ecclesiastiche, collezioni d' arte, pubblicistica e storiografia trovano spiegazione nella ricostruzione del contesto storico e familiare in un lungo arco cronologico, grazie ai risultati di un' accurata indagine sulle fonti d' archivio e sulle opere. Nel volume si tratta di architettura, di dipinti ed affreschi, di arazzi e argenterie, di libri, stampe, reliquie e curiosità, secondo una lettura che tiene saldo il filo delle vicende familiari nello specchio del tempo come chiave per comprenderne le ragioni e le dinamiche, procedendo per cerchi concentrici, da Roma ai feudi, dall'Italia alle grandi corti europee. Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee GLI ORSINI E I SAVELLI NELLA ROMA DEI PAPI Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee GLI ORSINI E I SAVELLI NELLA ROMA DEI PAPI Arte e mecenatismo di antichi casati dal feudo alle corti barocche europee 9 788836 637751

Una proposta di datazione dei palinsesti murali della sesta cappella meridionale della basilica di Santa Balbina a Roma in Arte medievale Ser. NS, vol. 5, 2 (2006) p. 47-64.

Arte Medievale, 2006

I l corpus più consistente di pitture medievali conservate nella basilica di Santa Balbina a Roma fu rinvenuto nelle cappelle laterali nel 1927, durante i lavori di restauro diretti da Antonio Muñoz, cui si deve la decisione di eliminare le tamponature seicentesche che, oltre alle nicchie, oscuravano anche le quattro finestre dell'abside e le restanti disposte, sei per lato, lungo la navata. 1 L'intervento, terminato tre anni dopo, consentì il ripristino dell'impianto originario, caratterizzato da un'aula rettangolare terminante con un'abside orientata a ovest e affiancata sui lati lunghi da sei cappelle a pianta semicircolare e quadrangolare alternate[6]. 2 Nel ventennio successivo altri brani ad affresco furono scoperti nella quarta cappella di sinistra, 3 l'unica insieme a quella di fronte ad essere rimasta aperta sui fianchi della navata al termine dell'ingente campagna di abbellimento promossa da Clemente VIII, effigiato, insieme ai martiri Balbina, Quirino e Felicissimo, ai piedi del Salvatore nell'affresco absidale eseguito da Anastasio Fontebuoni nel 1599. 4 Le fonti che descrivono l'edificio dell'Aventino Minore negli anni precendenti i restauri clementini, protrattesi entro il primo q u a rto del XVII secolo, non accennano mai agli aff reschi delle cappelle pur soff e rmandosi nell'esposizione di opere pre s e n t i n e l l ' a rea pre s b i t e r i a l e. 5 Secondo l'Escobar, 6 le pitture erano già state scialbate nella seconda metà del Cinquecento, nel momento in cui la basilica fu sottoposta ad un'ennesima fase di lavori, s f o rtunatamente non documentati e deducibili solo in part e. Gran parte delle cappelle sembra avesse perduto la funzione originaria a partire dalla fine del Quattrocento, quando in concomitanza alla realizzazione della copertura lignea commissionata dal cardinale Marco Barbo 7 si suppone sia stato trasportato dalla basilica vaticana il sarcofago Surdi, 8 in un primo momento collocato nella quinta cappella a destra. Le cappelle, tamponate definitivamente tra il 1614 e il 1624, continuarono ad essere fruibili fino al XIX secolo mediante ingressi aperti dall'esterno, i quali provocarono gravi danni alle decorazioni murali, di per sé compromesse da insistenti picchiettature determinate dalla loro condizione di pareti palinsesto. Mai dettagliatamente definita, la stratigrafia di questi dipinti si presenta alquanto complessa dal momento che le opere, scandite con inevitabili intervalli in un arco cronologico compre s o tra la metà del VII secolo e il 1300, si distribuiscono nei vani laterali secondo diff e renti tipologie artistiche che contemplano cicli, pannelli votivi e persino ridipinture di opere pre e s i s t e n t i. Gli affreschi appartengono ad almeno quattro diverse campagne decorative, databili alla seconda metà del VII, al IX, all'XI e al XIII secolo. Quest'ultima a sua volta sembra sia stata portata avanti in due momenti distinti, in quanto la fase più tarda, intrapresa a partire dagli anni Novanta del Duecento, non segue un piano ornamentale unitario, come indicano invece i brani realizzati almeno un trentennio prima, mostrandosi piuttosto frutto di operazioni occasionali. Appartengono alla stadio più antico i due pannelli riquadrati da cornici posti nelle pareti laterali della quarta cappella a sinistra, di cui è ancora apprezzabile la figura di santa nel brano a destra e nel riquadro di fronte una composizione iconografica molto più articolata, costituita, 9 da un personaggio aureolato visto di scorcio, reggente su una patena un calice