2011 Sulla chiromanzia (original) (raw)
Since antiquity, human beings have invented different methods in order to predict the future. Chiromancy, also said ‘palmistry’, is one of the most ancient, diffused, and long-lasting of these ‘arts of the future’. The paper investigates it from several points of view: history — from the first mentions in Aristotle until the modern times —; anthropology — the relation between palmistry and nomadism —; philosophy — chiromancy as a distraction from existential angst —; and especially semiotics: hands as formal patterns that chiromancers can turn into the unintentional signifier of a mysterious signified: the destiny of human beings. The article concludes by formulating the hypothesis that palmistry as well as the other ‘arts and techniques of the future’ proliferate mostly in those periods and socio-cultural contexts in which the variables of existence seem to completely escape any capacity of rational prevision.
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Ventriloquo è colui che parla col ventre, che simula uno slittamento della voce dalla bocca allo stomaco, da un’interiorità che si apre all’altro attraverso l’inter-faccia del volto, a un’intestinità che nega l’altro nella figura dell’in-volto, dell’in-viso, da una parola nutrimento a una parola escremento, e non quello della sua eiezione naturale ma quello di una parola-vomito, borborigma che parla a sé stesso, che inverte la traiettoria del bolo dal dentro al fuori. Ma ventriloquo è anche colui che parla al ventre, nel senso che non si rivolge al viso, alle orecchie, alla bocca, al volto dell’altro, ma spinge l’interlocutore a dismettere il proprio volto per farsi ventre, per rimanere nel chiuso del proprio io, nel rimuginare la parola ricevuta dal ventriloquo finché essa non diviene a sua volta sterco, e non viene eietta come natura vorrebbe ma vomitata verso il volto altrui, negandone la purezza fenomenologica, frustrandone la funzione di volto, oppure spingendolo a diventare anch’esso pancia, in una asemiosi illimitata che spegne il senso invece di accenderlo, che chiude l’esistenza nell’angolo buio dell’essere, che restituisce i corpi alla natura e li rende ferini, invisi gli uni agli altri, nemici, barbari.
The article proposes a semiotic reflection on the ‘conditions of enunciation’ of graffiti in order to understand the essential features of the relation between this expressive form and the concept of power. Daniel 5, the Biblical passage that narrates the episode of Belshazzar’s feast, is adopted as a point of departure for the construction of a textual series, which explores a philological tradition as well. Jewish interpretations, Christian exegeses, Christian iconography, and intertextual transpositions, all related to this biblical passage, are analyzed so as to determine the ways in which different socio-cultural contexts, in different periods, interpret and express the relation between political power, its injustice, and the role of ‘God’s writing on the wall’ in redressing it.
Versione ampliata e riscritta dell' articolo del 2010. Questa versione é stata usata nel libro "Da Sumer al Transumanesimo". Pubblicazione originale: 10-12-2011
L. Brecciaroli Taborelli ed., Oro pane e scrittura. Memorie di una comunità "inter Vercellas et Eporediam", Roma 2011, pp. 61-88
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