Tiziano e la duplice metamorfosi di Callisto. Il "punctum" attorno a cui ruota l'originale, in "Venezia Arti", nuova serie 3, vol. 30, dicembre 2021, pp. 41-58. (original) (raw)
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Pagina a lato: Giovanni Demio, Incontro di Cristo con la Maddalena (particolare), 1541-1544 circa, Milano, Santa Maria delle Grazie, cappella Sauli.
Visite guidate e laboratori didattici Aster Tiziano 1508 Agli esordi di una luminosa carriera Gallerie dell'Accademia, Venezia 9 settembre-3 dicembre 2023 restauri Indagini diagnostiche Tiziano, Arcangelo Raffaele e Tobia, Venezia, Gallerie dell'Accademia Diagnostica per l'arte Fabbri di Davide Bussolari con la collaborazione di Maddalena Re e Chiara Zironi (indagine radiografica) Silvia Salvini con Serena Bidorini (indagine riflettografica) Stefano Volpin con Lucia Giorgi (indagini stratigrafiche e microscopia digitale) Tiziano, Angelo con tamburello, Roma, Galleria Doria Pamphilj Marco Cardinali di Emmebi diagnostica artistica (indagine riflettografica) Restauri Francesco Vecellio, Madonna con il Bambino in trono con due angeli musicanti, Sedico (BL),
In vita I due notissimi brani di Aretino e Pino del 1548 giungono come lampi che illuminano il buio che avvolge quella che fu l'"esplosione" del giovane Andrea Meldola sulla scena veneziana, documentando in maniera vivida che il suo linguaggio pittorico fu da subito percepito come dirompente. Piacerebbe sapere esattamente quali furono i dipinti che più fecero scalpore in quei tempi, ma non è possibile. Sulla prima fase del maestro sono state avanzate ipotesi tra loro troppo diverse e discordanti; inoltre è probabile che buona parte di tali prove d'esordio (come tutte le decorazioni ad affresco sui palazzi lagunari ricordate come sue, a torto o a ragione, da Ridolfi e Boschini) siano andate perdute. D'altro canto se consideriamo i prodotti di coloro che in quei lunghi e densi anni quaranta andavano per la maggiore (il deus ex machina Tiziano, il prolificissimo Bonifacio, i diversamente rampanti Tintoretto e Bassano, il sofisticato Bordon, per qualche tempo gli altezzosi oriundi Salviati e Vasari, l'assimilato Porta…) si deve riconoscere che rispetto ad essi, pur con incroci e tangenze ben riconoscibili, il linguaggio che connota le opere di Schiavone collocabili in tale periodo appare assolutamente peculiare. Come se, da subito, avesse cercato di dimostrarsi differente, nuovo. Nella polifonicità di quello straordinario concerto, il suono di Schiavone si stacca: per qualcuno svetta, per qualcun altro stecca. Da una parte Pietro Aretino -poligrafo eclettico e intrallazzatore spregiudicato -nella celebre lettera del 1548 (cat. I. 2) blandisce "messer Andrea Ischiavoni" (e si noti che "messer" è un vocabolo socialmente qualificante) in maniera accorata, provocatoria, untuosa. Rimpiange la loro consuetudine di un tempo, gli ricorda di aver "sempre laudato la prestezza saputa del vostro fare intelli-gente", riferendogli dello stupore "talora" espresso da Tiziano per "la pratica" dimostrata "nel tirare giuso le bozze de le istorie", gli raccomanda di convertire "la fretta del farle" "ne la diligenzia del finirle", gli richiede qualche nuova pittura… Si percepisce chiaramente che è consapevole delle enormi potenzialità di quella "pratica" disinvolta e superba, ma anche dei suoi rischi, della sua intrinseca criticabilità 1 . Dall'altra parte, Paolo Pino mette in bocca al toscano Fabio -uno dei protagonisti del Dialogo di pittura stampato nel medesimo 1548 (cat. I. 3)una riprovazione clamorosa, descrivendolo come letteralmente schifato da "quest'empiastrar" (impastare), "facendo il pratico", di colui che non si limita a rappresentare il vero, ma lo evoca confusamente, "di lontano accennando", cioè abbozzando, o poco più 2 . Cose stranote, ma che servono a rimarcare un punto fondamentale: ossia che in questo 1548 la materia del contendere è la forma, il linguaggio, la maniera o lo stile, che dir si voglia. Non è cosa da poco. Non si parla qui di composizione, disegno, storie, paragone o altro, ma sostanzialmente del modo di stendere il colore sul supporto: per i veneti la carne della pittura. Posto al centro del palcoscenico di tali schermaglie dialettiche, Andrea si sarà compiaciuto perché si era fatto clamorosamente notare, distinguendosi dai troppi impersonali seguaci dei capiscuola che sgomitavano sull'affollato scenario marciano. Di sicuro, il suo "fare" spregiudicato ad alcuni piaceva molto.
Ove non specificatamente indicato, le foto sono di Andrea e Giuliano Ghiraldini La foto aerea della Basilica in sovracopertina è di Michele Parisi
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