ANCORA SULLA DICOTOMIA Speciazione, dicotomia e sistemi complessi (original) (raw)
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DINAMICHE DI SPECIALIZZAZIONE NEL DOMINIO DELLA DIATESI IN ITALIANO
STUDI ITALIANI DI LINGUISTICA TEORICA E APPLICATA, 2018
The two most frequent passive constructions of present-day Italian – the so-called periphrastic passive formed by the auxiliary essere 'be' + the past participle and the so-called si passivante or reflexive passive – differ from one another in both structural and semantic properties. However, if we look at the form and distribution of these two constructions in Old Italian, these differences appear to be much less pronounced. The aim of this article is to describe these differences and to sketch a reconstruction of the mechanisms that have led to the increasing differentiation between the two constructions throughout the history of Italian. We will show that this process can be described as a process of reinforcement of two prototypical associations between content and form (i.e., between a given configuration of semantic traits and a given construction) driven and determined by frequency.
IL SISTEMA DIDATTICO DI GAIO E IL SISTEMA DEI ‘DIGESTA’
La ricerca muove dall’osservazione che nelle Istituzioni di Gaio esiste una lacuna con riferi- mento all’istituto della dote. Questa lacuna venne colmata attraverso un liber singularis de dote, ovve- rosia attraverso quello che nell’Index Florentinus è indicato come dotalicion bibl...on ›n di Gaio. La ragione per la quale la dote non venne trattata nelle Istituzioni è l’‘Isolierung’, voluta dai classici, del diritto dotale quale un ius singulare. Da tale considerazione deriva inoltre che i libri singulares menzionati nell’ordinamento di studi pregiusti- nianeo così come gli ulteriori tituli per l’approfon- dimento delle res e delle actiones costituiscono, in- sieme con le Istituzioni, un vero e proprio siste- ma didattico. Quest’ultimo peraltro anticipa quel- lo che sarà il sistema delle Pandette, nella misura in cui vengono nettamente separati una Parte ge- nerale, un diritto di famiglia e un diritto successo- rio, un diritto delle obbligazioni e un diritto delle cose, così come un diritto processuale. Da un lato, sulla base di questa teoria si spiegano le lacune delle Istituzioni, concepite quali parti di un più vasto sistema (didattico), e, dall’al- tro, questa teoria consente di trarre alcune con- clusioni circa la giusta rappresentazione del diritto civile romano.
Ragionare per dicotomie. Struttura argomentativa e usi nel common law
Le disgiunzioni e le alternative sono spesso usate nell’ambito dell’argomentazione giuridica per provare una tesi o per condurre i teste o i giurati a una specifica dichiarazione o a una voluta conclusione. Il ragionamento per dicotomie è perciò uno strumento dialettico estremamente potente sia nel processo decisionale che in quello puramente persuasivo. Il ragionamento per dicotomie può essere descritto a livello logico come un sillogismo del tipo modus tollendo ponens, o sillogismo disgiuntivo. Negando o affermando un estremo di una dicotomia l’alternativa viene rispettivamente affermata o negata. L’aspetto cruciale di questo tipo di inferenza è il fondamento di tale disgiunzione, che può essere di natura semantica oppure pragmatica. La decisione o l’alterazione del genere o paradigma (semantico o pragmatico) delle alternative permette di imporre una scelta forzata che può essere usata sia in sede dibattimentale che testimoniale o decisoria. I teste possono essere guidati verso determinate risposte, così come le giurie possono essere spinte a scegliere una possibilità per evitare il maggior danno.
STATO/ANTISTATO: UNA DICOTOMIA PROBLEMATICA
G.CAPPELLI (a cura di), Al di là del Repubblicanesimo. Modernità politica e origini dello Stato, Unior Press, 2020
Questo mio scritto non si configura come una vera e propria relazione, ma come un contributo alla discussione svoltasi in occasione del con-vegno da cui prende spunto questo volume. Pertanto proporrò alcune considerazioni relative ai tre punti seguenti: 1) Il dibattito storiografico sullo Stato moderno dagli anni Settanta ad oggi; 2) Il concetto di "Stato giurisdizionale"; 3) Il dualismo Stato-antistato. 1. Il termine a quo per analizzare, assai schematicamente, i mo-menti, le tappe, i caratteri di continuità e di trasformazione del dibatti-to sullo Stato moderno può essere rappresentato dagli anni Settanta del Novecento. Fu in quella stagione, infatti, che, grazie alla pubblicazio-ne dell'antologia Lo Stato moderno, a cura di Ettore Rotelli e Pieran-gelo Schiera, 1 quella a mia cura e con ampia introduzione, Stato e pubblica amministrazione nell'ancien Régime, 2 l'opera di Giuseppe Galasso, Potere e istituzioni in Italia, 3 che riprendeva e ampliava, con una ricca bibliografia ragionata, il suo saggio apparso nel 1972 nel primo volume della Storia d'Italia Einaudi, col titolo Forme del pote-re, classi e gerarchie sociali, le nuove forme di organizzazione politi-ca, nate e poi maturate nel corso dell'Età moderna, furono oggetto di una riflessione di ampia portata spaziale e temporale e impressero una decisa svolta agli studi sul tema. 1 Lo Stato moderno, a cura di E. Rotelli-P. Schiera, 3 voll., Bologna, il Mulino, 1970. 2 Stato e pubblica amministrazione nell'ancien Régime, a cura di A. Musi, Napoli,
Riflessioni sparse su “CUS”, “DICO”, e fenomeno religioso
Stato Chiese E Pluralismo Confessionale, 2011
Riflessioni sparse su "CUS", "DICO", e fenomeno religioso SOMMARIO: 1. Società multietnica e multireligiosa, libertà fondamentali ed evoluzione della "famiglia"-2. Unioni di fatto, crisi sociale della famiglia "tradizionale" e pluralismo sociale e religioso. Ipotesi di soluzione giuridica?-2a. Profili "generali"-2b. Profili "pubblicistici"-2c. Riflessioni sulle più recenti proposte di legge (XV legislatura) in materia-3. Libertà individuali e rapporti patrimoniali nell'ambito della famiglia naturale e multiculturale: in particolare gli accordi di convivenza-4. I possibili profili successori nella famiglia naturale e di fatto e la loro rilevanza nella gestione dei rapporti personali (alcuni cenni)-5. La "concorrenza tra ordinamenti" in materia di convivenza (alcune riflessioni operative). 1-Società multietnica e multireligiosa, libertà fondamentali ed evoluzione della "famiglia" 1 Dire che la nostra società è in continua evoluzione rappresenta un'affermazione da tutti generalmente condivisa e fin troppo "scontata", così come si registra una certa convergenza di idee sulla circostanza che la società si evolve più in fretta di qualsiasi decisione politica, e di conseguenza di produzione normativa , intesa per lo meno in senso tradizionale. Anzi, nei tempi che stiamo vivendo, ove le preoccupazioni maggiori vengono raffigurate sempre in termini "macroeconomici" 3 , lo *Testo (riveduto, anche con l'aggiunta di note in calce) della relazione al Convegno su "La funzione del notaio tra autodeterminazione e norma" (Napoli 15 settembre 2007). 1 Su tale tematica, cfr. anche quanto da me sostenuto in A. FUCCILLO, Attribuzioni patrimoniali e libertà individuali tra famiglia legittima, famiglia naturale e multireligiosità, in Diritto e religioni, 2006, 1-2, p. 264 ss. 2 Da ultimo, cfr. la ricostruzione di G. ALPA, La cultura delle regole. Storia del diritto civile italiano, Bari, 2000, p. 340 ss.. 3 Basta riferirsi a qualsiasi organismo di informazione di massa, per verificare come concetti quali "competitività", "liberalizzazioni", "concorrenza", "mercato", siano oramai di pubblico dominio, al punto tale da rappresentare il contrario di loro stessi, nel significante attribuito loro dall'interpretazione "popolare". Ovviamente, di tale
OPERA E DECLAMAZIONE TEATRALE IN ITALIA NEL DICIOTTESIMO SECOLO Convergenze e problemi
The fulfilment of the operatic reform, managed by Christoph Willibald Gluck and his librettist Ranieri Calzabigi in 1760s’ Vienna, is a well-known topic. This event, whose seeds date back to the 1740s, has been examined according to theatrical and literary experiences in France and Italy. However, the question of acting influence on opera can be reconsidered at the light of the latest discovery of symbols collected and labelled as drammatica – metodo italiano. Engraved in some writings, this set of signs is often connected to music and offers the matter for a new critical survey about the discourse on music declamation before and after Calzabigi. From the 1830s onwards the theory of acting in Italy was supported by handbooks which gathered symbols of pronounce, expression, gesture and, most important, tone of voice. Apart from the effort to establish a supranational graphic system in Italy and abroad, another common trait, which could be recognized in the treatises, concerns the deemed rules useful not only for actors, but also for orators and opera singers. In relationship to the aforementioned reform of Gluck and Calzabigi, running from 1762 to 1784 via Vienna, Paris and Naples, it is interesting to focus on Calzabigi’s theory, who claimed his primacy for the creation of the so-called music of declamation (musique de déclamation). In 1784, the Italian poet reasserted his experience in “trying” the symbols of acting for his Orfeo ed Euridice (1762) and five years later for his Alceste (1767). Aiming to outline the slides and the nuances of the voice, Calzabigi interspersed between the lines of his librettos a lot of symbols, and then he “invented” other signs to give evidence to the melody of verses on which the composer could write the score. Where could Calzabigi find that semiography? Probably in the unique source of his time, i.e. the performing practices of actors, unfortunately not yet recorded by 18th- century Italian treatises, even though the symbols are retraceable in the contemporary theatrical and rhetorical tradition of Great Britain. 82 The Italian Method of la drammatica The article deals with the various meeting points between acting tragedies and singing operas, as testified by playwrights and musicographers, at the time when the Italian “dramma per musica” was conceived as an unlikelihood mixture of arias and recitatives sung by virtuoso-singers, who usually disregarded the narrative. To point out the reaction to this unacceptable trend there are some books of Benedetto Marcello (Il teatro alla moda, 1720), Luigi Riccoboni (Dell’arte rappresentativa, 1728), Gianvito Manfredi (L’Attore in scena, 1734), Gianrinaldo Carli (L’indole del teatro tragico, 1746 and Osservazioni sulla musica antica e moderna, 1744-1786), Giuseppe Tartini (Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia, 1754), Francesco Algarotti (Saggio sopra l’opera in musica, 1755), who claimed the dramatic superiority of recitativo secco or obbligato, and the beauty of the aria parlante. Owing to its particular speaking tone linked to declamation, the aria parlante was the preferred dramatic tool by a group of theorists like Algarotti, Milizia and Planelli. At the same extent it is described in detail by John Brown in his own Letters upon the Poetry and Music of the Italian Opera (1789). The book of the Scottish painter and music amateur is the unique source that explains the features of the aria parlante as follows: “Aria parlante,—speaking Air, is that which, from the nature of its subject, admits neither of long notes in the composition, nor of many ornaments in the execution. The rapidity of the motion of this Air is proportioned to the violence of the passion which is expressed by it. This species of Air goes sometimes by the name of aria di nota e parola and likewise of aria agitata”. At the end of the century this kind of aria represented an ideal conjunction between the emotional unmeasured intonation of the words and the regular beats of the song. To clarify this difficult compromise there are some articles written by Jean-Jacques Rousseau (Dictionnare de musique, 1768). Nevertheless his Italianized taste, the philosopher refused the Italian recitative preferring that of the domestic tragédie lyrique. The reason of Rousseau’s choice is recognizable in the articles Accent and Acteur. The verses, as Rousseau affirms, contain three kinds of accent: the grammatical one is the result of the alternation of low and high sounds depending on the rhythm of short and long syllables, the logique one is related to the sequence of the words, and finally the pathétique one which takes its shape from the dynamic quality of declamation. Denis Diderot, in the third Entretien of his Le fils naturel (1757), affirms that the composer can help the actor if only he is able to imagine the nature of declamation. In his famous dialogue Le neveu de Rameau (1765) he defines melody as a line flowing I. Cavallini - Opera e declamazione teatrale in Italia nel diciottesimo secolo 83 over declamation, so the composer is obliged to grasp the sound of words and transform it into music. During his stay in Naples Calzabigi pursued his project of music declamation. In 1784 he wrote the libretto of Ipermestra in collaboration with the composer and castrato Giuseppe Millico, a follower of Gluck. Alike in Vienna at the time of Orfeo, once again he joined to the libretto the symbols of declamation in connection to verses and acted them for the composer. Further, in 1792 he addressed to count Alessandro Pepoli a letter in form of pamphlet for his opera Elfrida (music of Paisiello). In this essay he clarifies that the authentic melody is embodied in the verses, and the task of the composer is to discover the true music of the poem. In view of this paradox, what remains unexplained is the reason why the Italian thinkers, at the end of the century, were not able to develop a debate like that of the colleagues in Great Britain: among them the actor Joshua Steele, author of the meaningful Essays Towards Establishing the Melody and Measure of Speech to be Expressed and Perpetuated by Peculiar Symbols (1775), and the theorist John Walker who edited in 1787 the book Melody of Speaking Delineated, or Elocution Taught like Music by Visible Signs.
2020
This work aims at analyzing the correlation between morphological complexity and semantic alignment systems. Firstly, taking into account typological data gathered from the WALS database and various grammatical descriptions, the crosslinguistic pervasiveness of the phenomenon is highlighted. Secondly, the correlation between morphological complexity and alignment systems is explained by means of a) a diachronic and b) a cognitive explanation. As for a), the emergence of a semantic alignment system can be promoted by structural features, commonly attested in polysynthetic languages (i.e. noun incorporation and person indexation on the verb). As for b), the preference for a specific functional principle (iconicity versus economy) can determine both the argument coding and the morphological structures.