CONTROLLO SOCIALE E NUOVE TECNOLOGIE: TRA BISOGNO DI SICUREZZA E DESIDERIO DI LIBERTÀ. INFODEMIA, COMPLOTTISMO E SORVEGLIANZA DIGITALE IN EPOCA COVID (original) (raw)
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PERCORSI COSTITUZIONALI. LE SFIDE DEL DIRITTO TRANSNAZIONALE., 2020
China is currently upgrading its legislation on cybersecurity. We presume to demonstrate that such innovations do not aim, as in other countries, to protect personal liberties, easing of communication and enterprise, freetrade or intellectual property. Their goal is instead to increase state control on internet operations, being public or private, individual or corporate, chinese or foreign: so greatly compressing the aforesaid liberties. La normativa cinese nel campo della sicurezza informatica ha subito di recente importanti cambiamenti. La nostra tesi è che questi cambiamenti non puntano, come nei Paesi a noi più vicini, a tutelare libertà come quelle della persona, di comunicazione e di impresa, di proprietà intellettuale o altre simili, bensì ad accentuare il controllo statale sui soggetti pubblici o privati, individuali o collettivi, cinesi o stranieri che operano attraverso la rete. Comprimendo in modo significativo le libertà e i diritti ora richiamati.
Scienza, tecnocontrollo e public-policy nell'era COVID-19 Andrea Monti
Rivista Trimestrale di Scienza dell'Amministrazione, 2020
Riassunto Questo articolo analizza i problemi emersi dall'impiego della tecnologia nella definizione ed attuazione delle misure di contrasto alla pandemia COVID-19. Evidenzia il ruolo della scienza nel supporto ai processi decisionali e la necessità di distinguere i diversi ambiti di attendibilità delle informazioni ai fini del policy by number. Segnala l'impatto dell'uso (pur involontariamente) sinergico dei dati nella comunicazione pubblica e in quella dei media come funzionale all'induzione di uno stato di learned helplessness favorito dall'opera "infantilizzante" delle tecnologie dell'informazione che si traduce in una minore reattività verso la limitazione dei diritti e delle prerogative democratiche del cittadino. Sostiene, a seguito di una analisi comparata, che la resistenza all'impiego esteso delle tecnologie dell'informazione per contrastare la pandemia-e in generale per la gestione della sicurezza-sia causata dal ritardo tecnologico italiano che ha impedito di fondare la riflessione giuridica su concrete scelte di public policy e sulle relative attuazioni normative. Abstract. Science, Techno-Control and Public Policy in the COVID-19 Era This paper analyses the problems arising from the use of technology in the definition and implementation of measures to combat the COVID-19 pandemic. It highlights the role of science in supporting decision-making processes and the need to distinguish between different areas of information reliability for policy by number purposes. It points out the impact of the (albeit unintentionally) synergistic use of data in public and media communication as functional to the induction of a state of learned helplessness fostered by the "infantilising" work of information technology, which translates into less reactivity towards the limitation of citizens' democratic rights and prerogatives. We sustain, following a comparative analysis, that the resistance to the extended use of the information technologies to counteract the pandemic-and in general, for the management of security-is caused by the Italian technological delay which has prevented the legal reflection on concrete choices of public policy and the relative normative implementations. 1. Introduzione L'emergenza COVID-19 ha evidenziato in modo chiaro-ma non per questo preso nella dovuta considerazione-il ruolo centrale della scienza e della tecnologia nel condizionare le scelte politiche e di conseguenza le norme emanate in loro applicazione. Non si tratta solo e soltanto delle pur fondamentali questioni legate alla ricerca medico-scientifica, ma anche del modo in cui, da un lato, le tecnologie dell'informazione sono diventate la spina dorsale e l'apparato neuromuscolare del Paese e, dall'altro, hanno posto seri interrogativi sui limiti del loro utilizzo non solo per il controllo diffuso del contagio, ma per l'estensione delle forme di sorveglianza e condizionamento della vita individuale nelle 1
Neoliberismo tecnoscienza e democrazia al tempo del Covid
Sbilanciamoci, 2020
Questo saggio affronta i dilemmi dell'expertise nel dibattito pubblico italiano sul Covid19, ancora confinato su quello che la sociologia della scienza chiama "modello del deficit", che fa sorgere due populismi scientifici simmetrici: populismo dall'alto - l'esperto assoluto dello star system - e populismo dal basso - il negazionismo complottista. E' da un'assenza di strumenti di dibattito democratico che tali tendenze emergono, in un contesto in cui scienza e tecnologia sono sempre più dentro le logiche neoliberali d'innovazione. Al contrario di quanto fa intendere il senso comune neoliberista, scienza e tecnologia non sono autonome dai rapporti di potere che informano la società. Per evitare derive tecnocratiche o populiste nella gestione della crisi Covid, occorre democratizzare entrambe.
La società postpanottica. Controllo sociale e nuovi media
Il tracollo della modernità e l’indebolimento delle sue istituzioni, prima fra tutte lo Stato nazione, ha segnato l’emergere della società postpanottica, molto più fluida e dinamica, caratterizzata dal superamento della dicotomia controllo/libertà e dalla nascita di nuovi dispositivi che tendono ad uniformare il comportamento in maniera non coercitiva. La società postpanottica ha però bisogno, al contempo, di un crescente numero di dati e informazioni sugli individui e di una sorveglianza sempre più capillare, che spazia dalle strade che attraversiamo ogni giorno per andare al lavoro, sino al mondo virtuale della rete: è qui che una parte del nuovo controllo sociale tende a trasferirsi. Come è possibile allora far coesistere un sistema di sorveglianza con le caratteristiche rizomatiche della rete? Cosa si nasconde dietro l’apparente neutralità di un algoritmo che caratterizza un motore di ricerca?
Polis
Smartphones diffusion has contributed to the closing of the digital divide, allowing adolescents from all economic and social backgrounds to access the internet. However, the pervasiveness of such devices even in the most relevant moments of the day has raised some concerns about the unexpected consequences of their use. There is an extensive literature highlighting the negative association between smartphone overuse and adolescents' school performances, while recent research finds first evidences of a greater diffusion of this phenomenon among low educated families. Therefore, differences in the amount of resources that parents can invest in the limitation and guidance of their children's smartphone usage may possibly be fostering new forms of social inequality. We tested this hypothesis on a dataset of 489 high-school students, linking their social origins with their smartphone usage habits, grade point average and Invalsi standardized test scores. By means of a mediation analysis, we show that smartphone pervasiveness moderately mediates the negative relationship between family educational background and students' learning outcomes, contributing to the divide between high and low performers.