Ennodio e la nobiltà gallo-romana all’indomani della dissoluzione dell’impero romano d’Occidente (original) (raw)
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Ennodio e la nobiltà gallo-romana nell'Italia ostrogota
2013
Sentimenti, credenze, motivazioni politiche o sociali degli uomini dell’Antichità da tempo sono divenute soggetto a pieno titolo dell’indagine storica, finalmente essendo considerate quali componenti di quelle strategie individuali o di gruppo, dalla cui interazione scaturisce la storia. La vicenda di Ennodio, della sua famiglia, dei suoi amici e dei suoi nemici offre un osservatorio privilegiato per ricostruire tali dinamiche. Nato nella Arles degli anni ’70 del V secolo, allorché la città era contesa tra il visigoto Eurico e l’imperatore Nepote, cresciuto in Liguria presso una zia che morì durante gli scontri tra Teoderico e Odoacre nei primi anni ’90, Ennodio apparteneva a quella generazione di provinciali gallo-romani di origine provenzale costretta a barcamenarsi tra i rivolgimenti politico-militari che, dopo la conquista visigota della Provenza, si trovarono a vivere improvvisamente non più quali membri di un unico grande Impero romano, bensì in entità politiche diverse, talvolta in lotta le une con le altre, in contesti economici e sociali disastrati. All’interno di una stessa famiglia, le relazioni umane e le alleanze tradizionali risentirono profondamente di quei rivolgimenti politici: alcuni rimasero in Provenza (come Arcotamia, madre di un monaco di Lérins); altri furono spinti altrove: così, ad esempio, la sorella di Ennodio Euprepia, che dopo essersi sposata con un nobile ligure e aver dato alla luce un figlio, tornò in patria affidandolo infante a Ennodio; un’altra sorella si sposò con un barbaro, che apparentemente non gradiva che il figlio venisse educato secondo il sistema classico-retorico dei signori romani; altri membri del clan rimasero in Italia, a cercare nella Chiesa, nel patronato degli aristocratici romani, o della corte teodericiana le condizioni con cui mantenere o migliorare il proprio status. Ennodio fu tra questi, desideroso di sperimentare vie nuove pur di assicurare l’ascesa di sé stesso e della famiglia. Nutrito di cultura classica, aderì profondamente all’ideologia senatoria in quegli anni nuovamente valorizzata dalla proclamazione della civilitas teodericiana , seppe coniugarla con i valori etici e culturali della più autentica cristianità ambrosiana e offrì di sé un’immagine specifica: fiero della propria estrazione provinciale, uomo di Chiesa e asceta. Riuscì in tal modo a costruire intorno a sé una rete di relazioni in cui potesse agire da cliens e da patronus, da filius e da pater spirituale, comunque da frater. La sua attività di maestro presso l’auditorium milanese del retore Deuterio gli consentì di estendere tali legami anche alle generazioni più giovani che, qualora assunsero posizioni di rilievo, assicurarono ad Ennodio protezione nelle cause giudiziarie, aiuto per la ripresa economica dei parenti provenzali, sostegno alla sua attività letteraria. L’opera ennodiana solo da poco tempo e raramente è stata usata come fonte storica, per gettare luce su un periodo per molti versi oscuro e sfuggente: questo volumetto ha tale fine. Le stesse appendici, nelle quali vengono proposte correzioni alle tradizionali ricostruzioni prosopografiche e nuove datazioni dei singoli testi, vogliono essere uno strumento per gli studiosi che intendano usare Ennodio in questo senso
Miseria e nobiltà nella Roma Imperiale
edizioni QuaSar e s t r a t t o MiniStero dei Beni e deLLe attività cuLturaLi e deL turiSMo Soprintendenza per i Beni archeoLogici deL Lazio a cura di Giuseppina Ghini e Zaccaria Mari Coordinamento Giuseppina Ghini L'editore si dichiara pienamente disponibile a soddisfare eventuali oneri derivanti da diritti di riproduzione. È vietata la riproduzione con qualsiasi procedimento della presente opera o di parti di essa. © 2013 Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio © Roma 2013, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl via Ajaccio 43 -00198 Roma, tel. 0685358444 fax 0685833591 e-mail: qn@edizioniquasar.it www.edizioniquasar.it ISBN 978-88-7140-513-1 e s t r a t t o
L'Italia e Pavia ai tempi di Ennodio
Campobasso, Il Castello Edizioni ("Echo", 40), ISBN: 978-88-6572-220-6, 2023
Il volume raccoglie gli atti di una giornata di studio su Magno Felice Ennodio, fine letterato e poi vescovo di Pavia all’inizio del VI secolo, tenutasi all’Almo Collegio Borromeo di Pavia. L’occasione era intesa a valutare non tanto la figura di Ennodio scrittore quanto piuttosto il contesto storico, politico, religioso e cittadino, nonché la prevedibile emergenza di questo nella sua produzione: gli interventi che si sono succeduti hanno infatti abbracciato l’opera ennodiana vedendone la funzione ampiamente documentaria e insieme cercando di comprenderne la convinta rispondenza al dibattito storico-culturale a lui contemporaneo. L’evento ha rappresentato una delle varie iniziative, di diverso segno e diversa destinazione, programmate a Pavia dal Comitato formatosi allo scopo di celebrare la ricorrenza del XV centenario della morte del vescovo e letterato pavese (521 - 2021).
«Reti Medievali - Rivista», 13 (2012), 2, sezione monografica Il patrimonio delle regine: beni del fisco e politica regia fra IX e X secolo, a cura di T. LAZZARI, pp. 1-24., 2012
Ageltrude: dal ducato di Spoleto al cuore del regno italico Il patrimonio delle regine: beni del fisco e politica regia tra IX e X secolo a cura di Tiziana Lazzari Firenze University Press Reti Medievali Rivista, 13, 2 (2012) http://rivista.retimedievali.it 163 Quando attorno alla metà degli Settanta del secolo IX Ageltrude, una dei sette figli di Adelchi, principe di Benevento 1 , sposa Guido -membro della famiglia franca dei duchi di Spoleto che nell'876 diviene titolare della parte Ageltrude: dal ducato di Spoleto al cuore del regno italico di Paola Guglielmotti Abbreviazioni: DBI = Dizionario biografico degli italiani DD Lo I = Lotharii I et Lotharii II Diplomata, a cura di Th. Schieffer, in MGH, Diplomata Karolinorum, III, Berlin-Zürich 1966. DD L D = Ludowici Germanici, Karlomanni, Ludowici Iunioris Diplomata, a cura di P. Kehr, MGH, Diplomata regum Germaniae ex stirpe Karolinorum, I, Berlin 1934. DD L II = Ludovici II Diplomata, a cura di K. Wanner, MGH, Diplomata Karolinorum, IV, München 1994. DD K III = Karoli III Diplomata, a cura di P. Kehr, MGH, Diplomata regum Germaniae ex stirpe Karolinorum, II, Berlin 1937. DD G L = I diplomi di Guido e Lamberto, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1906 (Fonti per la Storia d'Italia, 36). DD B I = I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1903 (Fonti per la Storia d'Italia, 35). DD L III, DD R II = I diplomi italiani di Ludovico III e di Rodolfo II, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1910 (Fonti per la Storia d'Italia, 37). 1 Su Ageltrude si vedano la scheda di T. Gasparrini Leporace, Ageltrude, in DBI, 1, Roma 1960, pp. 384-386, e T. Stasser, Où sont les femmes? Prosopographie des femmes des familles princières et ducales en Italie meridionale depuis la chute du royaume lombard (774) jusqu'à l'installation des normands (env.
Eurostudium3w, 2019
After the conquering of the Kingdom of Sicily by Charles I of Anjou, the northern border region of the Abruzzi faced many changes due to the arrival of the new dynasty. The Angevin kings brought forth centralising policies, the edification of new towns and an improved control by the central authority in the area. Noble families of the frontier region were forced to deal with the changes. Some were able to adapt themselves to the new paradigm, and even to use it as a mean to social ascent. Others were not as capable or lucky, and suffered impoverishment and even extinction. The opposed developments of the de Roio and the de Machilone families allow us to observe two emblematically divergent trends, linked to the different ability to evolve shown by the two houses. The de Roio were in fact able to adjust their strategies, entering the service to the king and integrating themselves within the new town of L'Aquila. Conversely, the de Machilone failed to do so, and were thus deprived of their land and vassals, and even attacked by L'Aquila itself. In seguito alla conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo d'Angiò, la regione del confine settentrionale si trovò ad affrontare numerosi cambiamenti apportati dai sovrani della dinastia angioina, che intrapresero politiche di centralizzazione, autorizzarono la fondazione di nuove universitates demaniali e incrementarono il controllo regio sulla zona. La nobiltà locale fu costretta a confrontarsi con questi sviluppi: alcune famiglie riuscirono a adattarsi e persino a sfruttare la nuova contingenza come occasione di ascesa sociale; altre furono meno capaci o fortunate, e ne uscirono indebolite e impoverite. L'evoluzione delle fortune dei de Roio e dei de Machilone ci consente di osservare come le strategie opposte intraprese dalle due famiglie portarono la prima a crescere in potenza, sfruttando l'ufficialità regia e i legami con L'Aquila, mentre la seconda, incapace di adattarsi, fu privata di terre e vassalli e vide il proprio castello attaccato a distrutto da L'Aquila stessa. The paper can be found at the following link: http://www.eurostudium.eu/Eurostudium52-53/Casalboni.pdf
La pubblicazione di un libro di notevole spessore storico come quello di Miriam Curti e Dina Vignaga, Famiglie nobili di Belluno, permette -come ho già avuto modo di sottolineare 1 -di aprire numerose fi nestre e di individuare piste di ricerca che portano ad approfondire molteplici letture e argomenti, come la moda, le dimore signorili (palazzi cittadini e ville di campagna), la devozione, la committenza di opere d'arte. Il presente contributo vuole soffermarsi sul tema degli abiti e dei costumi, attraverso la lente del volume di Cesare Vecellio (1521 circa -1601), Habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo. Tale opera, dalla prospettiva delle famiglie nobili, è di grande importanza e interesse perché documenta puntualmente la moda della nobiltà del tempo del Vecellio (il XVI secolo) e del periodo appena precedente, restituendoci un vivace spaccato di cultura materiale e di storia sociale; inoltre l'autore, poliedrica fi gura di artista (fu pittore, disegnatore, incisore, stampatore, particolarmente sensibile alla cultura umanistica), cugino di secondo grado di Tiziano, nel corso della sua attività ha instaurato rapporti e contatti con alcune famiglie della nobiltà veneziana e della terraferma veneta, non solo bellunese. Questi legami vengono ricordati nelle pagine degli Habiti, perché si sono rivelati utili per ricostruire particolari vestiti indossati, e hanno dato luogo, in alcuni casi, a committenze artistiche, soprattutto l'esecuzione di ritratti.