Farfalle gialle. Oltre i fili spinati - 27 gennaio 2022 (original) (raw)

27 luglio, via Palestro: la strage dei buchi neri

Pac_Milano, 2021

Tre boati che squarciano l'Italia nella notte fra il 27 e il 28 luglio 1993, due a Roma mentre uno colpisce Milano: tre boati e una sola verità, rimasta incompleta, monca. Alcuni autori, altrettanti complici, alcune modalità e soprattutto i mandanti (oscuri), troppo ancora resta avvolto nel segreto a 29 anni dalla strage di via Palestro a Milano. Mese quello della bomba al PAC funestato, tra l'altro, dal culmine raggiunto dall'inchiesta Mani Pulite e dal suicidio, 4 giorni prima, di Raoul Gardini che doveva rendere testimonianza all'ex pm Antonio Di Pietro. La strage di via Palestro, in particolare, uno dei sette attentati compiuti durante il biennio 1992-1993, e avvenuto il 27 luglio di 29 anni fa, è uno di quei giorni in cui i buchi neri faticano a riempirsi. Cinque morti, dodici feriti, il veicolo è esploso uccidendo uno dei Vigili urbani (Alessandro Ferrari), tre Vigili del Fuoco (Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno) e un cittadino extracomunitario (Driss Moussafir) che si trovava sul luogo.

RIFLESSIONI, APPUNTI E NOTE SU VITA, SOCIETA', STORIA, CULTURA E RELIGIONE NELLA PIANA DI GIOIA TAURO E IN CALABRIA martedì 27 febbraio 2024 ANTAGONISMO CHIESA-FASCIO A OPPIDO (di Rocco Liberti

Sul periodo fascista e postfascista oppidese, e calabrese in genere, Rocco Liberti ha scritto molto e con grande onestà intellettuale, e molto hanno scritto anche vari altri studiosi, ma un saggio sia pur breve, come questo, che scava a ritroso con convinzione per rinvenire proprio in questo estremo lembo della Penisola una salda e coraggiosa reazione della Chiesa locale contro lo strapotere politico fascista, forse ancora mancava. Ed è uno scritto tanto più pregevole quanto più si osservi che l'azione della chiesa diocesana oppidese, almeno in questa fattispecie, marciava quasi in controtendenza con una parte della Chiesa romana spesso preoccupata di evitare ogni sorta di disguido diplomatico con il governo dell'epoca e con le sue emanazioni territoriali, che spesso agivano in forme riottose e spavalde. La figura del vescovo Galati ne emerge, proprio per questo, gigantesca. I fatti oppidesi del 1924, che videro nel presule un inflessibile modello di coerenza cattolica, probabilmente non ebbero toni uguali, almeno nel meridione della Penisola, e furono il detonatore per il quale poco più di due anni dopo lo stesso vescovo, nel 1927, veniva promosso alla sede arcivescovile di Santa Severina e rimosso dalla sede oppidese per lui divenuta scomoda. Una pagina dolorosa per la chiesa locale, anzi per la Chiesa tutta, che contemporaneamente, approfittando della vacanza venutasi a creare in questa antichissima diocesi aspromontana, pensava di relegarvi come nuovo vescovo quel mons. Giovanni Battista Peruzzo (Vedasi in questo blog, cliccando qui, IL PASTORE DELLE PECORE D'ASPROMONTE-Monsignor Giovanni Battista Peruzzo, protagonista del libro di Andrea Camilleri "Le pecore e il pastore", vescovo indimenticato di Oppido Mamertina), che, per analoghi motivi del suo predecessore, a Mantova era stato fiero oppositore degli eccessi fascisti verso i cattolici in più di una occasione e che evidentemente anche a Oppido continuò la sua missione pastorale senza sconti per nessuno, se è vero che anche lui, dopo pochissimi anni venne repentinamente promosso all'arcidiocesi di Agrigento e a sua volta rimosso da Oppido. Ma lo studio di Rocco Liberti ci riserva un'altra graditissima sorpresa: oltre a riscrivere con assoluta esattezza una pagina oscura di questo Territorio, nella parte conclusiva, traccia una bella rievocazione dell'incisiva, seppure sommessa, azione politica e culturale svolta già negli anni in cui lo zio era vescovo a Oppido, dal futuro onorevole e sottosegretario Vito Giuseppe Galati, vissuto a Oppido per un certo periodo. Liberti ricostruisce parte della corrispondenza epistolare del Galati addirittura con Piero Gobetti e il suo contributo a quella "Rivoluzione liberale" che in qualche modo costituiva quasi una significativa premessa per la rinascita della democrazia. Come Oppidesi, e non solo, siamo davvero orgogliosi di questa corrispondenza di intenti concepita proprio a Oppido e non cesseremo mai di ringraziare Rocco Liberti anche per questo pregevolissimo dono di informazione che pochi immaginavano. (Bruno Demasi)

AVOLA, FIERA DEL SUO BLASONE… MA LO LASCIA A TERRA in Avolablog.it del 27 luglio 2016

Avola, fiera del suo blasone… ma lo lascia a terra Avola, fiera del suo blasone, uno scudo sostenuto e quasi abbracciato da due traboccanti cornucopie, era certa di un avvenire di lieta salda prosperità, e, per questo, a tutti i suoi figli continuava per generazioni e generazioni, a porre nel sangue, a rafforzare l'istinto del possesso delle terre, le sole che diano certezza, le uniche cose che ispirino fiducia e diano coraggio a guardare avanti... (Teocrito Di Giorgio, Un pugno di case, p. 58). Citazione che apre la riflessione sulla fierezza svanita di Avola e dei suoi cittadini avolesi per un vecchio blasone civico in pietra bianca, abbandonato al proprio destino, da circa 4 anni all'interno del palazzo di città. Un'afosa mattinata d'agosto del 2012 un gruppo di ragazzi che si trovavano a passare dal palazzo di città avvistavano nel giardinetto comunale l'antico stemma spaparanzato al torrido sole siciliano. E invece delle due traboccanti cornucopie a stento riconoscibili, mancava solo un telo da mare, la crema abbronzante accanto e una bella granita di mandorla di Avola per poter immaginare un bel quadretto di traboccante prosperità turistica. Un bel quadretto di promozione turistica! Foto 1 – Il vecchio blasone adagiato nel giardinetto comunale (quasi 4 anni fa) (vedi https://cho1idealcp.wordpress.com/2012/08/07/salviamo-il-vecchio-stemma-di-avola-in-pietra-bianca/).

QUADERNI 27/2016 409 RICOGNIZIONI DI SUPERFICIE PRESSO LA FASCIA COSTIERA E PERICOSTIERA DELLA LAGUNA DI SANT'ANTIOCO

Riassunto: Sulla base delle indagini di superficie eseguite a partire dal 2014 presso il litorale della laguna di Sant'Antioco, si illustra una preliminare interpretazione dei risultati ottenuti. La principale finalità della ri-cerca è incentrata sulla comprensione della profonda relazione che unisce l'insediamento urbano di Sulky/Sulci al mare, attraverso l'individuazione di eventuali installazioni portuali o punti d'approdo funzionali allo sfruttamento delle risorse territoriali. I numerosi dati inediti emersi consentono di delineare una prima descrizione delle dinamiche di antropizzazione avvenute intorno al sistema umido-lagunare. Ci si limiterà in questa sede ad un'analisi dei siti di maggiore rilevanza dimensionale e cronologica, quali indi-catori della presenza di centri gestionali strettamente connessi alla città. Il lungo excursus cronologico entro il quale si inseriscono i dati raccolti consente di introdurre una lettura delle principali trasformazioni avve-nute nella strutturazione e destrutturazione di un modello economico-insediativo in continuo movimento. Abstract: The article discusses a preliminary interpretation of the results obtained on the base of surface surveys conducted from 2014 on the shoreline of the lagoon of Sant'Antioco. The main purpose of the research is focused on understanding the deep relationship between the urban settlement of Sulky/Sulci and the sea, through the identification of harbors or landing points suitable for the exploitation of local resources. Findings from the copious data available allow to delineate an initial description of the dynamics of human settlement around the lagoon area. The article analyses the most important both for dimensions and chronological relevance as indicators of the presence of management centres closely connected to the city. The long chronological excursus of the data collected allows to understand the major transformations that took place in the structuring and de-structuring of a constantly changing urban economic model.