La disseminazione della musica di Giuseppe Tartini in Francia: le edizioni settecentesche di sonate per violino e basso (original) (raw)

L’articolo esamina le edizioni francesi settecentesche di sonate a violino e basso di Giuseppe Tartini nel contesto della disseminazione in Francia della musica del compositore istriano. Attraverso l’esame degli annunci apparsi nelle riviste coeve e dei cataloghi degli editori è stato possibile datare le raccolte di sonate dall’op. 4 all’op. 9 nell’arco di tempo che va dal 1747 al 1750. Il confronto con la trasmissione manoscritta delle sonate e con il catalogo redatto alla fine del Settecento dall’allievo e successore di Tartini, Giulio Meneghini, ha permesso di valutare il livello di attendibilità di queste stampe, tra le quali l’op. 6 e l’op. 7 rappresentano certamente le edizioni con il maggior numero di concordanze con le fonti manoscritte principali del repertorio sonatistico tartiniano, benché non vi sia alcuna testimonianza di relazioni tra Tartini e gli editori francesi. Questi ultimi, entrati in possesso delle sonate in questione probabilmente attraverso gli allievi del Maestro delle Nazioni, non si preoccuparono di chiedere alcuna autorizzazione a Tartini, forti dell’assenza di leggi a tutela dell’autore, come già accaduto con gli stampatori olandesi Witvogel per l’op. 1 e Le Cène per l’op. 2. Attraverso l’analisi delle esecuzioni di musiche di Tartini al Concert Spirituel, in particolare quelle di uno dei suoi allievi prediletti, André Noël Pagin, negli stessi anni in cui venivano stampati i volumi di sonate, è stato possibile tracciare la fortuna francese di Tartini, il cui acme può essere situato proprio alla metà del secolo e che fu toccata tangenzialmente dalla querelle des bouffons. Pagin è anche legato alla stampa delle sonate tartiniane, poiché l’op. 4 e l’op. 5 sono a lui dedicate ed egli appare come curatore dell’edizione riveduta dell’op. 7. Benché a metà degli anni Ottanta lo stile compositivo e la prassi esecutiva di Tartini fossero ormai fuori moda (come ci testimonia la famosa recensione dell’esibizione di Maddalena Lombardini Sirmen nel 1785), la sua fama di grande didatta dovette riscuotere ancora grande apprezzamento in Francia, se alla fine del secolo, quando Napoleone fece trafugare opere d’arte, libri e manoscritti in ogni angolo d’Italia per arricchire il patrimonio francese, molti furono i manoscritti tartiniani che andarono ad arricchire il fondo del neonato Conservatoire de Musique di Parigi.