Opere protette e requisiti di tutela nel diritto d’autore UE (original) (raw)
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La normativa internazionale ed europea sul diritto d'autore
The article provides an overview of international and European law in the field of copyright. Starting from a brief overview of the concept of copyright and the historical reasons for its protection, the article takes a look at the 1886 Berne Convention and 1994 TRIPs Agreement. Some attention is paid to copyright-related IT issues, the 1996 WIPO Treaties, the TRIPs-plus trend and the recent Anti-Counterfeiting Trade Agreement, not yet in force. Finally, the article deals with EU copyright law, including the relevant ECJ case-law and some recent legislative developments.
L. Mineo, I. Pescini, M. Rossi, Le Muse in archivio Itinerari nelle carte d’arte e d’artista, Edizioni ANAI, 2023
Il moltiplicarsi dei progetti di digitalizzazione, unito al proliferare di immagini di beni culturali nel web, rende sempre più necessaria una gestione consapevole dei diritti che insistono sui beni culturali conservati negli istituti e luoghi della cultura. Gli archivi non fanno eccezione: si pensi all’ampia mole di testi, fotografie, disegni, manifesti, progetti di ingegneria e architettura, opere sonore e audiovisive che si riscontrano nella documentazione archivistica contemporanea e che rientrano nelle tipologie di opere dell’ingegno protette in base alla legge sul diritto d’autore (L. 22 aprile 1941, n. 633, d’ora in poi: lda). Scopo del presente contributo è quindi quello di fornire alcune indicazioni di carattere generale sulla gestione del diritto d’autore negli archivi − senza tuttavia alcuna pretesa di esaurire un tema di per sé notevolmente complesso – anche attraverso l’analisi di casi studio relativi ad alcune tipologie ricorrenti di documentazione che possano offrire spunti di riflessione su questioni e nodi ancora aperti.
Limiti alla tutela della proprietà intellettuale su Internet nell’UE
Non tutti i mali vengono per nuocere, si dice. E certamente nessuno può mettere in dubbio che i gravi problemi economici in atto e la prima seria crisi dell'euro siano "mali" e pure rilevanti. Il risvolto positivo è però dato dalla circostanza che, ÀQDOPHQWH QHL PH]]L GL FRPXQLFD]LRQH GL PDVVD VL parla quotidianamente di Europa e che ogni cittadino sta pian piano rendendosi consapevole di essere collocato, piaccia o non piaccia, in una realtà ben più ampia di quella espressa dall'orticello nazionale. Certo, questo non vuol dire che solo perché di Europa si discute questa sia diventata popolare. Al contrario, il livello di gradimento del processo d'integrazione è attualmente abbastanza basso; in particolare in Italia, in maniera solo apparentemente paradossale, la scarsa conoscenza del fenomeno si traduceva, in precedenza, in un alto consenso. In realtà il discorso è inevitabilmente più complesso. In primo luogo è di tutta evidenza che, più o meno inconsciamente, diventa facile (e semplicistico) addebitare all'euro molte responsabilità al momento in cui si collegano le forti implicazioni internazionali della crisi con il relativo ruolo centrale della moneta unica. E siccome questa rappresenta, per ora, il maggiore "marcatore d'identità" dell'Europa e della sua "trasparenza", il successivo passaggio dell'imputazione all'Unione di tali responsabilità è abbastanza rapido. Non bisogna fra l'altro tralasciare che alcuni governi italiani hanno spesso fatto uso del classico sport dello scaricabarile addebitando nostre endemiche lacune e carenze ad improbabili colpe o doveri derivanti dall'Europa e dimenticando, GHOLEHUDWDPHQWH FKH OH ULVRUVH ÀQDQ]LDULH GL FXL dispone l'Unione non raggiungono l'1% (ribadisco "uno") del prodotto interno lordo degli Stati membri! Ciò detto, la moneta unica ha invece prodotto concreti YDQWDJJL TXDOL OD ULGX]LRQH GHOO·LQÁD]LRQH TXHOOD reale e non quella percepita) e del costo del credito, O·HOLPLQD]LRQH GHL FRVWL GL FDPELR OD YDQLÀFD]LRQH della comoda ma miope scorciatoia di usare la svalutazione (invece che la qualità produttiva) per favorire le proprie esportazioni, il freno posto all'ulteriore indebitamento dello Stato, per limitarci agli aspetti principali. E non va dimenticato, inoltre, il clamoroso autogol iniziale, nella fase di nascita della moneta unica, derivante dalla troppo rapida ed improvvida rinuncia al mantenimento del doppio prezzo (in lire ed euro) su prodotti posti in vendita.