L. Rebaudo, The Forger's Modus Operandi. The Case of Some Pseudo-Attic Vases in a Private Collection in Gorizia (Italy), in: Anthropology of Forgery. A Multidisciplinary Approach to the Study of Archaeological Fakes, ed. by M. Baggio et al., Padova, Padova University Press, 2019, pp. 165-172 (original) (raw)

La reversibilità del non ritorno. Considerazioni su alcuni illogismi accadici

Archeologia e antropologia della morte 1. La regola dell’eccezione, 2018

L’Aldilà come “terra del non ritorno” è un’immagine diffusa, come ben mise in luce Martin West in "The West face of Helicon", tanto nelle culture di radice indoeuropea, come in quelle di radice semitica. È un immaginario che, intrecciato ad altri immaginari (la separazione, anche architettonica, la lontananza dell’Aldilà), riposa sulla concezione di una separazione (fisica e rituale) rigida, ontologica tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questo sistema concettuale ovviamente entra in contraddizione con un altro sistema di credenze altrettanto diffuso e radicato: quello della reciproca influenza tra i due mondi. I confini tra “aldiquà" e “aldilà” sono al contempo rigidi e porosi, e in un certo senso non stupisce che la “strada senza ritorno” sia affollata, per riprendere un’ironica immagine di Jean Bottéro (1980) da un perpetuo "va-et-vient" di morti. Nella discussione ci si focalizzerà sul mondo accadico (in minor misura verranno considerate le fonti in lingua sumerica) mettendo brevemente in luce la dialettica rigidità/porosità dei confini tra mondo dei vivi e mondo dei morti, verranno messe in luce le radici di questa dialettica e infine verrà esaminato con attenzione l’immaginario del “ritorno dei morti”. Si analizzeranno le “regole” di questa eccezione (e alcune eccezioni di questa regola), mostrando chi tornava, perché, e a quali condizioni. Si affronterà l’atipicità per eccellenza, gli “spiriti erranti” (etemmu murtappidu / muttaqqisu) e la loro condizione liminale e pericolosa, derivante da un non corretto mantenimento del complesso "wide web of obligations" instaurato tra morti e vivi. L'atipico viaggio post mortem bidirezionale verrà letto infine attraverso la chiave di lettura del rito di passaggio, ossia prestando attenzione alle modificazioni dello status del defunto. Attraverso questa prospettiva sarà possibile mettere in luce diversi aspetti della dialettica tipicità/atipicità del defunto nelle credenze funerarie mesopotamiche. Nel fluido e poco sistematizzato insieme di credenze riguardanti il post mortem, tuttavia, un elemento rimane (quasi sempre) stabile: dal punto di vista rituale, la “terra dei morti” è a tutti gli effetti una terra “senza ritorno”. Se lo spirito può tornare in superficie, il cambiamento di status è definitivo e irreversibile. Dalla vita, secondo un percorso ritualmente ben strutturato, si passa alla morte, ma non viceversa: tra i due fiumi era totalmente assente, almeno fino al periodo medio assiro, qualsiasi lettura ciclica o escatologica del post mortem.