Uomo universale e artefice ‘euphantasíotos:’ l’immagine del perfetto scultore nella lettera celliniana sulla maggioranza delle arti, in Lettres sur l’art à Benedetto Varchi, a cura di Frédérique Dubard de Gaillarbois e Olivier Chiquet, Parigi / Bordeaux, Spartacus IDH, 2021, pp. 173–91 [toc]. (original) (raw)
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REALITY AND SYMBOL. SANTO SACCOMANNO AS AN “INTERNATIONAL” SCULPTOR IN NINETEENTH-CENTURY GENOA Santo Saccomanno (1832-1914) was one of the undisputed leaders of Genoese sculpture of the late nineteenth century. He worked mainly on the important site of the Staglieno monumental cemetery, and he helped strengthen the image of Genoese funerary statuary internationally, even producing various works for South American market. This essay-monograph aims to reconstruct the artist’s output in its entirety, while also examining his complex network of relationships, which included direct contact with many fundamental figures of the Risorgimento, in particular Giuseppe Mazzini, of whom Saccomanno sculpted two portraits. Saccomanno was also one of the driving forces behind an important update of styles in Genovese sculpture, due in part to his travels through Britain, France, and Germany: indeed, having started out under the infuence of the illustrious artist Santo Varni, Saccomanno later became one of the most esteemed interpreters of Realism, before tackling international Symbolism from the early 1880s, with close links to the work of Giulio Monteverde.
Elephant & Castle. Laboratorio dell’immaginario, n. 25, Figure dell’artista, a cura di E. Morra, G. Raccis, 2021
Since the end of the 18th century, Benvenuto Cellini embodied an ideal of artist at the same time disreputable and fascinating due to his lifestyle excesses. One of the most important works produced by the artist was his own Vita: the text remained unpublished until 1728, particularly because of its contents, considered scandalous by Catholic morality. The Vita contains crucial information about the life of its author, as well as many descriptions of Cellini’s impetuous personality. Once published, the book rapidly became popular in European culture, often deprived of those parts that could be censored (quarrels, murders, imprisonment, inappropriate sexual intercourses, ritual practices that could be branded as heresy). Although in French popular literature Cellini was presented as a romantic hero, in Italy the Vita was subject to various forms of censorship, depending on its destination. The second part of this essay focusses on how Cellini entered the schools of the newly unified Italy thanks to the initiative of Oreste Bruni, an almost forgotten author. As a result, the artist was transformed into a model for pupils, encouraged to capture the nature of a skilled craftsman whose footsteps should be followed to renew the glory of the Italian genius.
, nel codice A 293 della biblioteca Marucelliana, pp. 220-221, riporta un gruppo di iscrizioni apud Franciscum Brachianensem marmorarium prope S. Andreae ad saepes. Si tratta sicuramente di Francesco Stati da Bracciano (1592-1628?), detto il Braccianese 1 , figlio dello scultore Cristoforo Stati (1556-1619), anche lui residente a Roma presso la chiesa di S. Andrea delle Fratte.
Tra l’estate e il tardo autunno del 2019 ho tradotto alcuni albi a fumetti dedicati all’infanzia del mago Merlino. Verso la fine dello stesso anno, googlando il titolo che era stato scelto per l’albo, ho scoperto che diversi siti rimandavano non già alla mia traduzione, ma a una versione dello stesso testo pubblicata nel 2003. Insomma: avevo ritradotto, senza saperlo, un testo che esisteva già in italiano. Nell'articolo, dopo due brevi sezioni introduttive – contestualizzazione dell’opera e delle sue versioni italiane; due parole, in generale, sulla traduzione del fumetto – mostro alcuni esempi dei problemi specifici posti dalla resa in italiano del testo; in un’ultima parte, cerco di convincere chi legge che, tra le due versioni esistenti, nessuna è oggettivamente migliore, ma che invece una versione migliore potrebbe nascere dalla loro unione.
2019
Il saggio studia la funzione del corpo nella tetralogia di Thomas Mann «Joseph und seine Brüder», nelle cui frequenti rappresentazioni scimmiesche si esprime la riflessione morale e artistica dell’autore. Il collegamento tra la scimmia e l’artista ha una tradizione di lunga durata nel pensiero occidentale e origina dall’elemento dell’imitazione: all’interno delle «Wahlverwandtschaften», nell’incrocio fra la ritrattistica dedicata alla scimmie e la mortificazione dell’aristocrazia tedesca, Goethe aveva raffigurato la decadenza dell’arte e della società europea, con la quale l’Egitto del «Joseph-Roman» condivide più di una somiglianza. Anche per Thomas Mann è possibile individuare una parentela fra l’opera d’arte, l’origine “scimmiesca” del talento artistico, e il “nudismo letterario” che contraddistingue la società moderna.
Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblate da artisti. L'analisi di varie tipologie di fonti e in particolare la consultazione degli inventari permette di osservare da un punto di vista privilegiato la personalità e il ruolo sociale del collezionista, risultando di grande interesse nel caso in cui il creatore della raccolta sia un artista. Nelle abitazioni, nelle botteghe e negli studi si incontrano, insieme ai beni attinenti alla pratica del mestiere, opere esposte seguendo validi criteri di allestimento, oltre a pezzi d'antichità e oggetti di varia natura. Non sempre si tratta di un'accumulazione arbitraria, ma generalmente il possesso di queste opere riflette una precisa volontà collezionistica, frutto di orgoglio personale, di pura speculazione commerciale o del desiderio di collocarsi a un livello più alto nella scala sociale. Il volume intende affrontare i molti aspetti di un tema delicato e problematico e fornire l'occasione di un valido confronto tra epoche e contesti cittadini diversi dal punto di vista sociale. per immagini nell'età del digitale, a cura di Federico Bellini Tradizione, innovazione e modernità: il disegno a Roma tra Cinque e Seicento (1580 ca.-1610 ca.) a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni Francesca Parrilla si è laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Parma e ha proseguito i suoi studi alla Sapienza Università di Roma, dove ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca con una tesi monografica su Marcello Venusti. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali sul tema del collezionismo delle famiglie romane tra il XVI e il XVII secolo. Ha ottenuto una borsa di studio dall'Università di Chieti e dalla Fondazione 1563 per l'arte e la cultura, ente strumentale della Compagnia San Paolo di Torino. È stata assegnista di ricerca presso Università degli Studi di Salerno e attualmente è Research Fellow all'Università "Notre-Dame Rome Global Gateway" nell'ambito del Frutaz Project. Matteo Borchia si è laureato, specializzato e addottorato presso la Sapienza Università di Roma, dove è stato anche assegnista di ricerca. È stato borsista presso il Preussischer Kulturbesitz di Berlino ed è membro dal 2009 del comitato redazionale degli "Studi sul Settecento Romano". Ha dedicato numerose pubblicazioni a vari aspetti della cultura artistica della Roma settecentesca, al collezionismo e alle relazioni tra l'Italia e il mondo tedesco nel XVIII secolo. Ha in preparazione un libro sulla corrispondenza diplomatica del cardinale Alessandro Albani.