L’invettiva nella poesia italiana del secondo Novecento (original) (raw)
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Sull’oscurità della poesia italiana del Novecento
Edito in in "La lirica moderna. Momenti, protagonisti, interpretazioni" (atti del xxix Convegno Interuniversitario del Circolo filologico-linguistico padovano, Bressanone/Brixen - Innsbruck, 7-10 luglio 2011), a cura di F. Brugnolo e R. Fassanelli, Esedra, Padova, 2012, pp. 413-28.
Lingue “petrarchesche” nel Novecento poetico italiano
Lingue “petrarchesche” nel Novecento poetico italiano, in Un’altra storia. Petrarca nel Novecento italiano. Atti del convegno di Roma, 4-6 ottobre 2001, a cura di Andrea Cortellessa, Roma, Bulzoni, 2004, pp. 89-99
In prima battuta mi pare necessario operare una delimitazione che restringa il largo campo referenziale del titolo di questo intervento: lingue "petrarchesche". Non sembra innanzitutto utile realizzare una mappa lessicologica delle presenze petrarchesche, perché è perfettamente evidente come la lingua -in particolare il lessico -di Petrarca è a tal punto insita nella tradizione del linguaggio poetico italiano, con un ruolo fondante, che è impossibile districarsi tra l'originale e i suoi emulatori; tra Petrarca stesso, i petrarchisti, Tasso, Foscolo, Leopardi: tenendo soprattutto conto di quanto il primo Novecento, e non solo quello, abbia subito un acuto e perdurante influsso leopardiano. Sarebbe poi perfettamente inutile, almeno dal mio punta di vista di storico della lingua, usare la definizione «lingua "petrarchesca"» a livello di metafora: metafora che denoti un uso aristocraticamente selettivo del lessico secondo quanto stabilito da Contini nel celebre saggio pubblicato nel 1951 su «Paragone», Preliminari sulla lingua del Petrarca. Sarebbe inutile perché tale griglia interpretativa presume non un rapporto diretto con l'ipotesto petrarchesco, bensì un generico impiego dei Fragmenta come emblema di una lingua dal vocabolario ristretto ed esclusivo. L'impiego di un figurante così ambiguo può essere forse utile come exemplum critico 1 , ma non dà indicazioni probanti sul piano storico-linguistico. Ne era ben consapevole Dante Isella quando scriveva, a proposito di Sereni:
La ricezione di Pavese nei narratori spagnoli del secondo Novecento
Cuadernos de Filología Italiana, 2012
Riassunto Cesare Pavese ha incontrato in Spagna lungo la seconda metà del secolo scorso, una prolungata accoglienza, ora generalizzata e intensa ora più puntiforme e occasionale, sempre comunque molto vivida. Il contesto nel quale per la prima volta irrompe il nome di Pavese è quello della Spagna degli anni Cinquanta. Nel saggio si studia l'influenza dell'autore italiano su narratori e lirici di diverse generazioni; tra di essi i fratelli Goytisolo, Gabriel Ferrater e altri minori.
Le figure della contraddizione nella poesia italiana del Novecento
Se nella lingua la musica non è tutto, nemmeno la logica è tutto. Leo Spitzer La sua caratteristica principale [scil. della letteratura] non è neppure quella di avvicinarsi e penetrare, più di altri strumenti, nella vita profonda delle passioni e delle emozioni. La sua funzione è più specifica, e 1 In modo esplicito: «L'ossìmoro o ossimòro è un'unione paradossale di due termini antitetici, una sorta di corto circuito semantico, che si forma in quanto uno dei due componenti esprime una predicazione contraria o contraddittoria rispetto al senso dell'altro, mentre costituisce con questo una funzione sintattica» (BICE MORTARA GARAVELLI, Manuale di retorica, Bompiani, Milano 1997 2 , p. 243); o più implicitamente: «Oxymoron est cum idem de seipso negatur» (GIAMBATTISTA VICO, Institutiones oratoriae, a cura di Giuliano Crifò, Istituto Suor Orsola Benincasa, Napoli 1989, p. 382). 2 STEFANO COLANGELO, Come si legge una poesia, Carocci, Roma 2003, p. 7. 3 FLAVIA RAVAZZOLI, Il testo perpetuo. Studi sui moventi retorici del linguaggio, Bompiani, Milano 1991, p. 18.
La lirica novecentesca tra ateismo, invocazione e bestemmia
Diacritica, 2018
Il contributo propone una lettura diacronica del motivo della bestemmia nell’ambito della tradizione lirica tra Otto e Novecento, da Carducci agli Scapigliati, a Ungaretti, Caproni, Testori fino a Pasolini, Turoldo e a Zanzotto, nel tentativo di rintracciare quella che pare porsi come una vera e propria retorica blasfema, che rappresenta il discrimine più cospicuo rispetto ad esperienze liriche antecedenti.
Polemiche letterarie nella lirica italiana del Duecento
Revista de Filología Románica, 2010
El articulo pretende delinear el tema de la "polémica literaria" en la lírica italiana del XIII siglo, considerando los núcleos más representativos que marcan los debates de argumento literario, desde los poetas sicilianos hasta las experiencias de los "Stilnovisti" e de Dante. La actitud contrastiva en el ámbito metapoético se atesta casi exclusivamente en los sonetos dialógicos ("tenzoni"), a partir de los que es posible esbozar el canon literario contemporáneo, evidenciando la influencia de modelos poéticos de grande importancia, como Guittone d'Arezzo o Guido Guinizzelli. La polémica, además, se realiza en la inmensa mayoría de los casos según una actitud "seria", que excluye el vituperium o los núcleos burlescos de los poetas "comico-realistici", cuya ausencia resalta en un panorama, el de la lírica románica medieval, en que este tipo de debates entran en cambio con frecuencia en los géneros propiamente satíricos.
Niva Lorenzini: La poesia italiana del Novecento
Szentirmay, P. 1999. Niva Lorenzini: La poesia italiana nel Novecento. Recenzió. Budapest: Istituto Italiano di Cultura Nuova Corvina, 248-251., 1999
Niva Lorenzini insegna Letteratura italiana all'Universitá di Bologna. Il suo campo di ricerca è la poesia dell'Otto e Novecento, a cui sono dedicati due suoi lavori intitolati II frammento infinito (Angeli, 1988) e II presente della poesia. 1960-1990 (Il Mulino, 1991). Nel presente libro l'autrice cerca di ridisegnare accuratamente la fisionomia mobile, policentrica e a volte contraddittoria di questo secolo della poesia italiana tracciandone il bilancio sintetico. I punti di riferimento della poesia novecentesca sono Pascoli e D 'Annunzio, esponenti della lirica italiana tra tradizione e nuove tendenze, e soprattutto i crepuscolari e i futuristi, Ungaretti, Montale, Pavese, Saba, Pasolini, Zanzotto e Sanguineti, solo per menzionare i nomi più importanti, perché non possiamo parlare di un'unica tradizione novecentesca della poesia ma piuttosto della convivenza di espressioni, di voci differenti.