Presentazione "Il vetro in transizione" (original) (raw)

Lavorazione del vetro ad Aiano-Torraccia di Chiusi, San Gimignano (SI), in “Riflessioni e trasparenze. Diagnosi e conservazione di opere e manufatti vetrosi, Ravenna 2009”, Atti del Convegno di Ravenna, 24-26 febbraio 2009, a cura di M. Vandini, Bologna 2010, pp. 87-99.

Durante le campagne di scavo 2005-2008, condotte dall'Université catholique de Louvain (Belgio) nell'ambito del progetto "REGIO VII Le Val d'Elsa pendant l'époque romaine et l'Antiquité tardive", sono stati riportati alla luce i resti monumentali di una villa romana tardoantica, occupata tra il III ed il V secolo d.C. ed abbandonata nel periodo tra la fine del V e gli inizi del VI sec. Tra il VI ed il VII secolo le rovine della villa, rimaneggiata nel IV secolo, furono defunzionalizzate e riadattate per inserirvi una serie di impianti di produzione di vario tipo da un gruppo la cui cultura materiale riflette chiari influssi germanici. Oltre alla lavorazione del ferro ed alla produzione ceramica, in alcuni vani della villa, completamente riadattati, si riconoscono strutture adibile alla produzione del vetro. I residui di lavorazione e lo studio dei reperti e delle strutture permettono di ricostruire l'organizzazione dell'officina del vetro e di definirme almeno una parte della produzione

Il progetto del vaso in vetro

In collaborazione con la vetreria Berengo Studio di Murano, è stato richiesto agli studenti del Corso di Design 2 all'Accademia di Belle Arti di Venezia (AA 2013-14), al biennio specialistico, il progetto di un oggetto funzionale in vetro con il tema “the vessel” nel significato inglese più allargato (contenitore, vaso, ciotola, recipiente, portaoggetti...).

D. Camardo-A. Esposito, Una cassa con vetri romani dal Decumano massimo di Ercolano: rilettura di un contesto, in M. Uboldi, S.G. Lerma, M. Vandini (a cura di), La multidisciplinarietà nella ricerca sul vetro, Ravenna, 18-19 maggio 2019, Cremona 2022, pp. 1-6.

In 1961 in Herculaneum was brought to light the extraordinary portico that defines the northern side of the Decumanus Maximus, with all its wooden elements conserved. Under the great porch a series of shops opened up. In the first one, set at the corner between the Decumanus Maximus and the IV Cardus, the excavators surprisingly found "a large variety of glass fragments of various colours and thickness". In the excavation journal are listed 46 glass objects. Some of these were found in a case and wrapped in cloth. Among the many objects of daily use, it is worth mentioning a bottle with a squared section which had on its bottom some circles engraved and the stamp P. GESSI AMPLIATI, the trademark of Publio Gessio Ampliato.

Il luogo della trasparenza. Glass House di S.M. Ejzenštejn - Fuori Asse_Officina della Cultura

2018

Al di là della trama, continuamente rivisitata, ciò che più colpisce del lavoro eisensteiniano su "Glass House" è la libertà della cinepresa, il suo modo di guardare quasi «radiografico» alla Moholy-Nagy, che avrebbe dovuto portare lo spettatore a un totale straniamento, in quanto sottoposto a un continuo cambio di punto di vista. La cinepresa così concepita sembra suggerire un avvicinamento di Ejzenštejn a Vertov e al "Kinoglaz", il cineocchio in grado di rivelare la verità dei fatti, che in questa circostanza guida lo spettatore all’interno della casa, della quale sarà l’unico a potere vedere tutto distintamente.