Il trattamento differenziato dei paesi in via di sviluppo nella prassi contenziosa dell’OMC (original) (raw)
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Indifferenza globalizzata e comune differenza: per lo sguardo della parola all’intercampo della cura
ogni parola vorrei penetrare con lo sguardo (Sofocle, Edipo re) "Globalizzazione dell"indifferenza": questa l"espressione con maggiore eco alla quale con fermezza pur pacata e quasi sommessa è ricorso Papa Francesco in occasione del suo recente sbarco a Lampedusa,e che da subito è stata essa stessa "globalizzata", con prevedibili e puntuali effetti di omologazione semantica e banalizzazione mediatica per cui, sempre più spesso accade che "parole sensate vengano "triturate" insieme alle insensate e non si riesca poi più a recuperarle per giorni migliori"(E.Bianchi) 1 . In poche ore il potenziale sovversivo della prevedibile imprevedibilità e quello contundente della attualità ricorsiva, centrifugati fino al"irrilevanza dall"enfasi e dalla proliferazione citazionale, si sono ridotti ad intercalare ecolalico tanto meno comunicativo quanto più seriato ossessivamente e progressivamente decontestualizzato 2 fino a che nessuno più se n"è sentito destinatario ma tutti invece amplificatori o esegeti 3 , autorizzati comunque ad assolversi nel rimando a responsabilità sempre altrui ed a confermarsi nell" evidenza pregiudiziale della propria innocenza 4 . L" eccesso vero e proprio di empatia che in quella come in altre occasioni precedenti e successive accompagnano le apparizioni di Papa Francesco si risolve spesso in un inganno ologrammatico 5 che nell" immanenza segnica del presente sembra includere un uni-verso comunicativo globale in cui la possibilità empatica si assolutizza in criterio esso discriminante di ciò che non riconduce a sé dando luogo così ad una vera e propria sostituzione tra il nostro sentire e quello degli altri. All"inganno d"empatia 6 segue repentina ma perseverante l"illusione controllata di un"evidenza assoluta di verità e di un"unicità di significati per effetto di quell"informazione che serve solo alla riproduzione della produzione di sé stessa della quale nessuno controlla i controllori così che la semplice verosimiglianza diventa verità uniformata e conformante, proprio laddove e allorquando si 1 La Stampa15-02-2009, "vivere e morire secondo il Vangelo" 2 A questo proposito da approfondire la tematica di "migrazione vs alterità" 3 l"interpretazione decontestualizzata, come spesso succede per tutte le frasi celebri, diventa una specie di via di fuga di fronte alle responsabilità e alle condizioni reali del mondo 4 davanti al dolore degli altri, un alibi per cui sembra di non essere complici di ciò che ha causato la sofferenza, cosicchè è la compassione stessa che ci proclama innocenti, oltre che legittimarci impotenti 5 E. Morin 6 l"empatia come unipatia (Eins-fühlung = sentirsi uno) autocentra chi nella pretesa d"intercettare pienamente l"esperienza dell"Altro vi si sostituisce in immedesimazione incondizionata (simbiosi :Eins-fühlen), travisando sguardo e parola e perdendo l"occasione di farsi prossimo nell"esperienza dell"alterità di cui l"espressione; "ho male all"altro" (Roland Barthes) è invece suggestiva metafora di "una tensione dialogica in cui l"empatia gioca un ruolo transitorio e minore, dominata […] dal continuo ricostituire l"altro come portatore di una prospettiva autonoma, altrettanto sensata della nostra e non riducibile alla nostra" (M.Sclavi)..l"exopatia
I PERCORSI DEL TRATTAMENTO NAZIONALE PER I CITTADINI DI STATI TERZI NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA
TEMI E QUESTIONI DI DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA Scritti offerti a Claudia Morviducci cacucci editore bari Temi e questioni di Diritto dell'Unione europea Scritti offerti a Claudia Morviducci, 2019
Despite the long-standing interpretation of Art. 18 TFEU and Art. 21, para. 2 of the Charter does not cover third-country nationals (TCNs), the EU legislation in asylum and immigration policy makes large use of national treatment. The essay builds upon this finding and looks at such legislation with a view to pinpoint the actual impact of this questionable interpretation (especially that of Art. 21, para. 1 of the Charter) on the statuses of TCNs in EU law. It examines the role of the Geneva Convention for beneficiaries of international protection in this area and, for the other groups of TCNs, it identifies a role for the general principle of law, which prohibits both treating similar situations differently and treating different situations similarly, unless there are objective reasons for doing so. Both the Geneva Convention and the said general principle could be relied upon more extensively to build a more equal legal picture. The role of the Charter in this connection is also highlighted.
Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, 2009
Il consenso scientifico sul fatto che nel secolo scor so le attività umane cominciarono a provocare un ri scaldamento del clima si è ormai diffuso anche tra il grande pubblico (Ruddiman 2005). Le conferenze mondiali sulle tematiche ambientali e le attività delle Nazioni Unite in merito ai cambiamenti climatici, United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), hanno consolidato a livello mon diale la consapevolezza che i GreenHouse Gases (GHG), i gas responsabili dell'effetto serra, sono la causa del surriscaldamento del pianeta e dei conse guenti cambiamenti del clima. Gli scenari di previ sione mondiali mostrano un innalzamento della tem peratura media di almeno 2°C nei prossimi 50 anni e l'intensificazione dei fenomeni climatici con le ovvie conseguenze globali. A livello di politiche interna zionali l'accordo più importante raggiunto è stato il Protocollo di Kyoto (PK): strumento operativo legal mente vincolante della UNFCCC (2009).
Le cure palliative negli organismi internazionali di cui l’Italia è membro
Studi su bioetica e diritto internazionale, 2016
Sebbene la filosofia moderna abbia abbandonato l'idea che sia necessario partire da punti fermi della natura, tale necessità persiste se si è affermato che i «comportamenti sono buoni o cattivi per se stessi» (Vasquez), e che «neppure Dio può far sì… che ciò che per intrinseca essenza è male non sia male» (Grozio). D'altra parte, lo stesso Kant, pur avendo indicato la misura del criterio della moralità nella legge della ragione, ha, in contrasto con essa, sentito fortemente il richiamo a «punti fermi della natura, che l'uomo non possa mai rimuovere». Nei nostri giorni, poi, si sente forte il bisogno di partire dall'ordine naturale delle cose (riabilitazione della filosofia pratica, etica della responsabilità, ecc.), non manca chi assume la verità come idea orientativa della ricerca (Popper), ed eminenti politici hanno sostenuto la necessità che «la politica mondiale venga determinata dal carattere prioritario dei valori universali» (Gorbaciov). È l'inizio di un'epoca che ripropone la misura del criterio di moralità nella ratio «conforme a verità» (Aristotele)? Se così stanno le cose, si può dire che punti fermi della natura da cui partire, nell'ambito della bioetica, siano i risultati dell'embriologia sull'inizio della vita umana e il loro sviluppo, in una conseguenzialità logica che va dal piano etico a quello politico, a quello giuridico. Ma una larga parte della cultura afferma l'indipendenza assoluta dell'individuo da ogni tipo di ordine che lo trascenda, sia come individuo che come specie, e nell'antropologia sostiene il privilegio dell'approccio sensitivo a quello intellettuale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la legalizzazione dell'aborto, la richiesta di legalizzazione dell'eutanasia, ecc., cioè la giustificazione della violazione della vita. Perciò, ci si chiede: nella nostra epoca la politica del legislatore è priva di semi di razionalità nel momento della effettiva comprensione dell'ordine insito nelle res che si devono regolamentare, per cui si può legiferare in tutti i casi, e nel modo in cui si ritiene più opportuno, senza tener presente alcun limite? È un interrogativo che ha sollecitato l'avvio di questa collana, la quale, con ricerche sulle problematiche presupposte da tale interrogativo, si propone di individuare la strada verso cui il lógos orthós può portare l'umanità.
La cooperazione delegata allo sviluppo nel quadro dell'Unione Europea
2013
In base alla definizione datane dall'OECD, “la cooperazione delegata ha luogo quando un donatore (lead donor) è autorizzato a agire per conto di un altro donatore o più (donatori “deleganti” o partner silenziosi)”. Pur non essendo una modalità di esecuzione esclusiva dell'Unione, la CD ha assunto una rilevanza particolare in ambito UE in virtù di due fattori: - l'istituzionalizzazione a cui è andata incontro in anni recenti, risultante in un chiaro quadro giuridico e procedurale e precise modalità d'implementazione; - il sempre maggior numero di attori (nazionali) coinvolti – giacché i protagonisti della CD sono, da una parte, la Commissione Europea e, dall'altra, ministeri degli esteri e agenzie allo sviluppo degli Stati Membri. La prima sezione di questo lavoro discute il contesto nel quale si è sviluppata la CD e quali fattori ne hanno determinato l'istituzionalizzazione in ambito UE. Nella seconda sezione sono descritti i fondamenti, sotto il profilo giuridico, della CD, con particolare attenzione rivolta ai requisiti per i soggetti partecipanti e alle modalità di delega. La terza sezione fornisce dati relativi al profilo degli attori partecipanti, al numero e valore finanziario dei progetti implementati e alla ripartizione geografica dei fondi allocati sotto CD. Nell'ultima sezione vengono discusse le problematiche e le sfide della CD, chiedendosi se questo strumento sia stato in grado di fornire una risposta alla questione della frammentazione dell'aiuto."
Processi di cura nelle famiglie transnazionali: le “catene globali”
2019
In the variety of emerging forms of global stratification of reproductive work, the idea that migrant women cannot care for their children and elderly parents from afar has placed the perspective of “global care chains” in the foreground, on the assumption that “care” is not only identifiable with the strictly physical one. Instead, it is an approach to transnational family solidarity in terms of “circulation of care” (Merla, 2014, passim, Author’s transl.); an approach based on a multidimensional vision of care that transcends the personal care provided to a family member in need, taking as a unit of analysis the entire family network, thus demonstrating the multiplicity of actors and roles that each individual in the family assumes over time for the maintenance of transnational family solidarity. This view also recognises other important factors, such as the history of intra-family relations, which influence all dynamics involved, and which we will deepen through an examination of...
Le OPA in una prospettiva comparata: confronto tra alcuni modelli stranieri
Rivista delle società, 2024
Il presente contributo si prefigge di applicare il metodo comparato alla disamina dei singoli ordinamenti; quindi — andando oltre la mera esposizione dettagliata dell’istituto, declinato in una molteplicità di ordinamenti — di individuare, tra i vari momenti del procedimento di opa, una serie di momenti-chiave meritevoli di confronto, onde comprendere l’efficacia delle scelte compiute dai singoli legislatori nazionali, come pure di guardare con una prospettiva nuova alla disciplina in oggetto . Nello specifico, si sono qui sviluppate selettivamente quelle questioni che garantiscono una autentica comparazione tra sistemi, dacché si caratterizzano per un sostrato autenticamente comune, tralasciando invece aspetti pur rilevanti della materia in cui l’armonizzazione delle norme appare decisamente limitata, come, ad esempio, le conseguenze in punto di responsabilità derivanti dalla pubblicazione di informazioni non veritiere, in quanto esse risultano marcatamente differenti nei vari Paesi europei, comportando quindi un diverso livello di tutela per gli investitori , oppure la violazione dell’obbligo di offerta.