Un nodo avviluppato: Ferretti, Rossini e “La cenerentola” (original) (raw)

“La Cenerentola” di Rossini: il quadro di stupore

«Nuova Secondaria», XXXII, 2, 2014, pp. 63-67

Gli articoli dedicati a temi d'intersezione fra letteratura e musica sono a cura di Giuseppina La Face e Nicola Badolato. S e nelle arti figurative il tempo della percezione non è determinato a priori, nelle arti performative esso è un elemento strutturale. Tra gli obiettivi didattici che conviene tener presenti nel proporre ai giovani discenti lo studio dell'opera lirica, la comprensione delle dimensioni temporali che la caratterizzano riveste un'importanza primaria: rispetto alla narrazione cinematografica o al teatro di parola, il melodramma gestisce infatti da un lato il "tempo rappresentato", ossia quello idealmente richiesto dal decorso della vicenda drammatica presentata sulla scena (una singola «folle giornata» nelle Nozze di Figaro di Mozart, venticinque anni nel Simon Boccanegra di Verdi), dall'altro il "tempo della rappresentazione", cioè quello concretamente necessario allo svolgimento dello spettacolo (in media, due ore e mezza per ogni recita). Poiché il discorso musicale procede secondo logiche temporali tutt'altro che costanti, la relazione tra il "tempo rappresentato" e il "tempo della rappresentazione" è anch'essa oscillante e comporta accelerazioni, rallentamenti, stasi e arresti momentanei (questo fenomeno è ben descritto da Carl Dahlhaus in alcuni suoi saggi fondamentali sull'opera italiana). Il divario tra le due temporalità emerge con trasparenza nei cosiddetti "concertati di stupore", pezzi d'insieme dove l'azione sembra arrestarsi e la musica dilata a dismisura un'emozione, una reazione collettiva che nella realtà (ovvero nel "tempo rappresentato") non occuperebbe più d'un attimo o d'una manciata di secondi. Sono emblematici in tal senso i "quadri di stupore" rossiniani. Questa locuzione nel libretto del Barbiere di Siviglia individua il memorabile concertato «Freddo ed immobile come una statua» (nel finale del prim'atto) e si può ben applicare ad analoghi momenti di altre opere buffe laddove un colpo di scena, un evento inaspettato, coglie di sorpresa tutti i personaggi, lasciandoli attoniti, smarriti, confusi. Con estrema efficacia teatrale, in simili frangenti la musica "sonorizza" -per così dire -il silenzio, il groppo alla gola, la sospensione del tempo, lo sbigottimento generale.

Dalla cenere alla corte: una Cenerentola esotica

di Filippo Comisi Cenerent ola è una donna, un'eroina, un'art ef ice del proprio dest ino. Divenut a nella nost ra cult ura un rif eriment o est remament e popolare, essa è andat a sempre più cost it uendo il simbolo del riscat t o degli oppressi. Fiaba dif f usissima di cui esist ono al mondo 345 variant i, Cenerent ola raggiunse l'indiscussa not oriet à grazie alla versione cinemat ograf ica che ne f ece Walt Disney nel 1950. Basat a sulla f amosa versione di Charles Perrault del 1697, la st oria è a sua volt a t rat t a dalla versione dello scrit t ore di cort e napolet ano Giambat t ist a Basile, pubblicat a nel 1634.

[Parole chiave]" Letteratura grigia": una" Cenerentola" che si trasforma

Ricerca & Pratica, 2006

Nel mese di dicembre 2005, si è svolto a Nancy, in Francia, il settimo congresso internazionale dedicato letteratura grigia (LG) o non convenzionale, ossia a quella vasta porzione di preziosi documenti che esulano dal circuito commerciale, ma che rientrano ormai a pieno titolo tra i canali della comunicazione scientifica. Gli esperti nel settore della LG -ricercatori, bibliotecari, specialisti dell'informazione, enti produttori di documenti -si sono confrontati per discutere delle problematiche che oggi investono tale genere di letteratura nel più ampio contesto dell'Open Access, il movimento inteso a dare libero accesso alle pubblicazioni in Internet. In questo importante momento di incontro e riflessione, si è ritenuta ancora valida la definizione concordata anni addietro per tale genere di letteratura (precisamente nel Congresso internazionale di Lussemburgo nel 1997 1 , aggiornata nel Congresso di New York nel 2004 2 ), e cioè:

Carlo Collodi critico musicale, Gioacchino Rossini e il Risorgimento - «Bollettino del Centro Rossiniano di Studi», a cura della Fondazione Rossini Pesaro, XLVII, 2007, pp.5-27.

Studi», a cura della Fondazione Rossini Pesaro, XLVII, 2007, pp.5-27. Carlo Collodi critico musicale, Gioacchino Rossini e il Risorgimento di Daniela Marcheschi (Consigliere Permanente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi)

C'era una volta: Cenerentola tra il mondo dei vivi e quello dei morti

Dalle pendici innevate himalayane alle terre bagnate dal fiume giallo; dalle pianure percorse dal vento della Mongolia ai ghiacci artici; gli studi di folklore orientale hanno dischiuso un panorama vastissimo fatto di decine e decine di versioni della favola di Cenerentola. Ambienti diversi, con costumi, lingue, fogge, entità magiche diverse, ma un’unica matrice, un unico senso intrinseco, una struttura riconoscibile che porta la protagonista, femminile, a formarsi durante un viaggio periglioso e fantastico. La versione europea più nota ci racconta di una fanciulla che da serva agli ordini di due sorellastre ed una matrigna grazie a degli aiutanti magici si reca al ballo del principe.

Rodolfo Vantini e un’erma di Moretto in Campidoglio

Civiltà Bresciana, nuova serie, anno V (2022), n. 2, 2022

Rodolfo Vantini, appassionato di di Moretto, decide di far collocare nella Protomoteca Capitolina un'erma del pittore bresciano del Cinquecento. Questo sarà l'ultimo di una serie di monumenti voluti da Vantini dedicati al pittore.

Paratesti bruniani tra teatro e dialogo filosofico. Il caso de La cena de le Ceneri

La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena, Atti del XVI Congresso Nazionale Adi, Sassari-Alghero, 19-22 settembre 2012, a cura di G. Baldassarri, V. Di Iasio, P. Pecci, E. Pietrobon e F. Tomasi, Roma, Adi editore, 2014. , 2014

L’intervento si propone di evidenziare le costanti nei paratesti delle opere italiane di Giordano Bruno, a partire dal Candelaio – unico testo dichiaratamente per la scena – fino agli ultimi dialoghi filosofici, seguendo una sottintesa teatralità e la radicale deflagrazione dei generi più volte denunciata dallo stesso autore. L’ispirazione complessiva che anima le sette opere si avverte infatti già nei sonetti proemiali, nelle lettere dedicatorie o negli argomenti; spiccano soprattutto una nutrita serie di invarianti formali, tipiche della prosa di Bruno, e la presenza di alcuni tra i suoi più importanti tòpoi filosofici e dialettici. In questo senso appare esemplare il paratesto de La Cena de le Ceneri, il cui carattere ibrido è dimostrato anche dai numerosi adattamenti per il palcoscenico in tempi recenti. Se la vivacità linguistica è assoluta protagonista della lettera a Michel de Castelnau, le più innovative tesi del nolano emergono nell’esposizione – non solo riassuntiva – dell’argomento dei cinque dialoghi, per arrivare a una conclusione che è anche dichiarazione di una personale poetica della rappresentazione.

A proposito di F. Ferretti, Narratore notturno. Aspetti del racconto nella ‘Gerusalemme liberata’, (Pisa, Pacini, 2010)

Le Centre pour la Communication Scientifique Directe - HAL - Inria, 2011

Quello di Francesco Ferretti è un libro che contiene molto più di quello che promette. Contrariamente a quanto possono fare pensar il bel titolo e il sottotitolo un po' forsteriano (Aspetti del racconto…), non si tratta solo di un'analisi narrativa ma di un ambizioso saggio interpretativo sulla Gerusalemme liberata. Un saggio anzi, che analizza l'intera produzione narrativa tassiana prendendo come punto di osservazione quel momento di precario equilibrio rappresentato dal poema che siamo abituati a chiamare Gerusalemme liberata: il testo cioè che Tasso lascia interrotto nel 1575-76 e che viene pubblicato cinque anni dopo contro la sua volontà. Ferretti ci racconta la storia degli aggiustamenti successivi, degli spostamenti insensibili grazie ai quali questo equilibrio si definisce, ma anche del suo progressivo sfaldarsi sotto l'azione di critiche esterne e dubbi dell'autore. Va prima di tutto salutata una scelta controcorrente rispetto a una tendenza della critica tassiana degli ultimi anni: la tendenza che ha privilegiato l''ultimo Tasso' come oggetto di accertamenti filologici non prorogabili e di indagini erudite spesso preziose-anche se si può trovare che la massa di conoscenze prodotte da questi studi tenda a restare, con qualche eccezione, criticamente inerte. Con scelta opposta, scelta storiografica e insieme appassionatamente critica, Ferretti torna alla Liberata, e meglio ancora alla fase iniziale, sorgiva del progetto narrativo tassiano: una fase di cui riesce a isolare e a restituirci intatta l'audacia teorica, la fresca e fattiva intelligenza. Quello che emerge dal libro è insomma un Tasso giovane, tra i venti e i trent'anni, le cui idee e i cui esperimenti impongono di essere presi sul serio, di essere analizzati con esigenza o entusiasmo. Prima di vedere in dettaglio come Ferretti definisca la specificità di questo momento giovanile, è opportuno descrivere brevemente i caratteri essenziali del suo studio. Forse il modo migliore per farlo è riciclare a nostra volta la formula critica con cui il grande classicista Friedrich Klingner parlava dell'Eneide, e che l'autore applica alla Liberata: «massima libertà nel massimo ordine» (p. 258). Cominciamo dall'ordine. Il libro è strutturato in due grandi parti (intitolate rispettivamente Verosimiglianza e Costruzione del racconto), ma la seconda è abbastanza nettamente bipartita, col risultato che la struttura d'insieme arieggia la tripartizione retorica classica (ripresa da Tasso stesso nei suoi Discorsi dell'arte poetica) in inventio, dispositio ed elocutio. Questa partizione è interpretata da Ferretti in modo duttile e criticamente incisivo: in ognuno dei tre ambiti lo studioso individua infatti una questione cruciale e la esplora in profondità, senza vietarsi incroci, digressioni e sconfinamenti. Più che le tre parti del discorso, insomma, tre sguardi che convergono sullo stesso oggetto illuminandolo da diversi punti di vista. Vengono così definiti quelli che sono per lo studioso gli ingredienti essenziali del progetto tassiano, quelli che ne definiscono meglio l'originalità. A orientare e a vincolare l'invenzione poematica è soprattutto il criterio del 'verosimile', inteso peraltro, come vedremo, in accezione abbastanza ampia. I fenomeni della dispositio si declinano nella fattispecie di una 'composizione' intesa come «montaggio di sequenze drammatiche» (p. 225). E le ricerche formali del Tasso epico trovano secondo Ferretti un punto di convergenza nel valore dell''energia', cioè l'evidenza e l'efficacia sensibile dello stile narrativo. Sono scelte incisive, si diceva, ma niente affatto limitanti. Muovendo da questi punti di

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Fenaroli e la Nobile Accademia di Musica dei Cavalieri

"Fedele Fenaroli. Il didatta e il compositore", atti del convegno nazionale (Lanciano, 15-16 novembre 2008), a cura di Gianfranco Miscia, prefazione di Guido Salvetti, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2011, pp. 143-169, 2011

Rossini, Torvaldo e Dorliska | Fonti

Torvaldo e Dorliska, dramma semiserio in due atti di Cesare Sterbini, musica di Gioachino Rossini, 3 voll., Pesaro: Fondazione Rossini • Milano: Casa Ricordi, I: Commento critico, pp. 15-92., 2007