ACOLIT: Un Progetto in Corso (original) (raw)

Questo saggio intende dare una testimonianza dell’attività di Pasquale Culotta nel suo ruolo di coordinatore di dottorato e del suo impegno scientifico in questo campo. Il corso di dottorato in Progettazione Architettonica con sede amministrativa a Palermo si attiva nel novembre del 1992, ma l’impegno di Pasquale Culotta nell’ideazione e costruzione di questo corso si rivela estremamente deciso e determinante ben prima dell’attivazione e prima di assumerne (nel 1996) il ruolo di coordinatore. Trainante risulta la sua convinzione sull’importanza strategica e sulle potenzialità della costruzione di una scuola di alto livello, radicata localmente ma mai localistica, dedicata ad un numero limitato di discenti, interessati e fortemente motivati verso l’attività di ricerca nel campo del progetto di architettura. Erigere questa scuola significava perseguire la difficile costruzione di una comunità collaborante che, alimentandosi della diversità nelle provenienze e negli atteggiamenti disciplinari, fosse al tempo stesso espressione di una indiscutibile comunanza di ideali e di fondamenti. Parallelamente allo sviluppo, a livello nazionale, di un l’articolato dibattito sulla più opportuna configurazione di questa modalità didattica e di ricerca, anche il corso di dottorato palermitano fu inizialmente animato al suo interno da un vivace confronto tra opinioni diversamente orientate, attente da un lato, a perseguire una prospettiva di ricerca prevalentemente teorica o, dall’altro, tese piuttosto a privilegiare un lavoro diretto sul corpo del progetto e “attraverso” il progetto, da esplicitare successivamente all’interno dell’oggetto specifico del lavoro di tesi. La dialettica partiva dall’eventualità della scelta se conferire ai corsi di dottorato un’attitudine prevalentemente applicativa e se, all’interno di questa ipotesi, la natura applicativa avrebbe riguardato gli aspetti prevalentemente analitici e puramente scientifici (fondati sul reperimento di dati certi e inediti che fossero dimostrabili, confrontabili e ripetibili), oppure se ci potesse essere spazio per i procedimenti di conoscenza fondati sulla sintesi (che, per loro natura, sono impliciti nel progetto di architettura). Si trattava poi di capire se i corsi si sarebbero dovuti orientare sulla formazione di futuri docenti o piuttosto di futuri ricercatori e, in tal caso, di individuare quale sarebbe potuto essere il percorso didattico più idoneo per l’acquisizione di un rigoroso metodo scientifico in questo campo di ricerca. In questo contesto la posizione di Pasquale Culotta si mantiene sempre attenta, nel garantire un equilibrio di sostanza e non di circostanza, a puntare gradualmente e con coscienza verso l’obiettivo di riportare al centro del discorso il progetto di architettura, sperimentando gradualmente, con pazienza e costanza, quale dovesse essere il ruolo assunto dallo stesso in questo percorso di addestramento, e riuscendo così a «... far compiere al giovane dottorando procedure tali da rendere essenziale e chiaro il praticare “metodo e disciplina” ... ogni qualvolta si intendano conseguire obiettivi ed esiti efficaci e significativi». A partire dal XV ciclo l’intuizione iniziale di Pasquale Culotta, condivisa dall’intero collegio, viene messa pienamente in atto. Si trattava di mantenere fermo ed evidente, anche e soprattutto nel corso di dottorato, un “punto di vista”, specifico e singolare, che riguarda il progetto di architettura e che fa riferimento a metodi, tecniche e principi, ben precisi e definiti, che lo distinguono con inequivocabile chiarezza da qualsiasi altro approccio di natura prevalentemente critico/analitica. Il progetto è portato così realmente al centro del percorso di ricerca, individuandolo come strumento di ricerca e creando così un corto circuito virtuoso tra teoria ed esperienza, tra critica e pratica, tra analisi e sintesi.