Rilke, Hölderlin, Celan (original) (raw)

Elisabetta Potthoff, 2022

Abstract

Non così ingenui, come spesso si pensava, sono gli scritti del primo Rilke. Certo vi si scorge l'intenzione di conquistare in modo accattivante i lettori, ma nel contempo alcune annotazioni, segnalate senza enfasi, indicano più ambiziosi progetti di evoluzione poetica. Così il racconto Passeggiate in Boemia (Böhmische Schlendertage) non si limita a citare castelli, più o meno conosciuti, dove si può scoprire qua e là qualche inaspettato capolavoro: un ritratto di Dürer o un paesaggio di Ludwig von Hofmann, ma menziona anche impressioni e autori che, quasi inavvertitamente, svelano i suoi progetti e gli obiettivi che vorrà perseguire come poeta.(1) Infatti, con particolare attenzione viene osservato un salone delle maschere, un tema che svilupperà in innumerevoli variazioni: dal costume che il piccolo Malte vorrà indossare davanti allo specchio per trovare, con angosciosa ambiguità, ma anche nascondere il proprio volto. Similmente nella poesia che ritrae la Duse (Bildnis, Neue Gedichte) l'attrice, finito il suo ruolo, col mazzo di fiori lanciato dal pubblico vorrà nascondere il proprio volto. Continuando questo suo libero vagare, Rilke, quasi confessandosi, cita Nietzsche, autorevole voce che esprime un tratto caratteristico della sua personalità. Attraverso le parole del filosofo, infatti, l'autore dichiara di appartenere a quel tipo di uomini definiti 'storici' , ovvero persone che, deluse dalla realtà, per sentirsi protette, si rifugiano nel passato sperando di trovarvi insieme alle proprie radici nuovo vigore creativo. Ecco le parole di Nietzsche: 'Vogliamo definirli uomini storici; lo sguardo al passato li sospinge con forza verso il futuro, infiamma il loro coraggio e credono che il meglio debba ancora accadere….'. In conclusione poi il pensatore sottolinea che il significato, per ciascuno di questi uomini, affiorerà con sempre maggiore chiarezza nel corso della loro esistenza.(2) Allora, nella vita di Rilke, tormentato dai moti contrastanti della fuga in avanti ma sospinto poi verso il passato per cercare saldo ancoraggio, ogni castello avrà appunto il valore di un rifugio protetto perché storica testimonianza. Le sue Elegie sono Duinesi, ovvero dedicate al tempo stesso a un luogo, Duino, al castello che lo domina, e alla nobildonna che lo possiede, Marie von Thurn und Taxis. Il viaggio interiore vuole raggiungere lontananze ma ha bisogno anche, qui ed ora, di un ubi consistam. Ecco infine questa disinvolta passeggiata boema dischiudere tanti temi destinati, col tempo, a divenire centrali per Rilke. La lettura di Nietzsche continua sotterranea sino a quando la conoscenza di Lou Andreas Salomè, che del filosofo incontrato a Roma nel 1882 era stata non solo intima amica, ma anche studiosa, come dimostra il libro dedicato alle sue opere(3). Pertanto nel 1878, quando esce la seconda versione della Nascita della tragedia dallo spirito della musica, scritta nel ritiro di Sils Maria in Engadina, Rilke subito la leggerà. Rispetto alla prima versione (1872) la successiva è resa ancora più rilevante dal nuovo sottotitolo: grecità e pessimismo, così come dall'aggiunta di una introduzione: Saggio autocritico. Allontanatosi da Wagner e da una musicalità che ottunde invece di svegliare lo spirito, il filosofo, attraverso la sua autocritica, invita il lettore a 'percorrere nuovi nascosti sentieri e nuove danze' parole che quasi anticipano Zarathustra. Si ricerca dunque una nuova espressività che includa musica e gesto dando a quello artistico un valore in sintonia col proprio tempo, tanto che potremmo prenderci la libertà di leggere il sottotitolo come: 'grecità e modernismo'. Infatti, vi si palesa la tensione alla ricerca di un 'dio sconosciuto' :' Peccato che quello che avevo allora da dire non l'abbia detto in poesia'(4).

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