Il Platonismo di Ermia di Alessandria. Uno studio sugli In Platonis Phaedrum Scholia (original) (raw)
2022, Il Platonismo di Ermia di Alessandria. Uno studio sugli In Platonis Phaedrum Scholia. Prefazione di Claudio Moreschini, Paolo Loffredo Editore, Napoli
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Difesa della retorica e ‘riscrittura’ di Platone nei Discorsi Platonici di Elio Aristide
Rhetorica, 2008
Riassunto Nei Discorsi Platonici Elio Aristide risponde alle critiche che Platone ha mosso contro la retorica nel Gorgia; evitando programmaticamente di trasformare il proprio confronto con Platone in uno scontro frontale, Aristide cerca piuttosto di reinterpretare il testo platonico, di correggerlo, e di impostare la propria difesa riutilizzando espressioni, argomentazioni ed esempi che sono tratti da Platone stesso. Attraverso l'analisi di alcuni casi specifici si cercheranno di chiarire le modalità di questa strategia di “riscrittura” che Aristide mette in atto allo scopo di avviare un'approfondita riconsiderazione del rapporto tra retorica e filosofia.
Educazione e Pederastia nell’Atene di Platone
La pederastia* si presenta, nella storia degli studi a riguardo, come un oggetto controverso e biplanare: controverso, giacché irriducibile alle categorie morali sottese all'esperienza erotica nell'età moderna e tuttavia prodotto di un popolo cui si è riconosciuto -e si riconosce? -un ruolo fondante nei confronti della civiltà occidentale 1 ; biplanare, in quanto pertinente, almeno in alcune sue manifestazioni, a due àmbiti dell'esperienza -l'amore e l'educazione -che la cultura cui apparteniamo ha imparato a tenere distinti.
L'immagine di Platone diffusa nel secolo scorso presso i filosofi di tradi-zione continentale o ermeneutica è prevalentemente negativa, o quantomeno assai controversa. Voci autorevoli hanno contribuito in diversi modi, magari anche contro le loro stesse intenzioni, a generare una diffidenza profonda nei confronti di questo pensatore, sino al punto di considerarlo, in qualche caso, come il principale nemico da abbattere per correggere le distorsioni, eticamen-te e politicamente non indifferenti, che hanno caratterizzato la storia mille-naria della filosofia occidentale. Una trentina di anni fa il filosofo americano Richard Bernstein ha ironicamente descritto il Platone metafisico e dualista come «il cattivo a cui possiamo imputare tutto ciò che in seguito è andato storto nella razionalità occidentale. Questo è il Platone che viene attaccato e "decostruito" da Nietzsche, Heidegger, Derrida, Rorty». Per poi aggiunge-re però che c'è anche l'"altro" Platone... che è il grande difensore del dialogo parlato e scritto-che è sempre aperto a nuove svolte e non conosce chiusura definitiva 1. Ai nomi qui citati da Bernstein ne possiamo facilmente aggiungere parecchi altri, come Popper, Deleuze, Strauss, Vattimo: anche se poi l'opposi-zione non è in tutti così univoca, e le valutazioni vanno fatte di volta in volta. Emblematico in proposito è il caso di Heidegger. Fino a che la mole cospicua dei corsi universitari d'anteguerra era poco o parzialmente nota, sul rapporto tra Platone e Heidegger dominava indisturbata la famigerata conferenza del 1942 sull'essenza della verità, l'unico studio sul filosofo ateniese pubblicato 1 R. Bernstein, La nuova costellazione. Gli orizzonti etico-politici del moderno/post moderno, Feltrinelli, Milano 1994, pp. 56-57. Su questa valutazione "americana" di Platone cfr. anche A. Fuyarchuk, Gadamers's Path to Plato, Wips & Stock, Eugene (Oregon) 2010, p. xiii: «[Plato's teaching] is a conservative, which has been construed by some to entail capitalist. militant, and elitist values that hold social justice in contempt. No one in the history of thought could be a greater threat to the values of individual liberty, the right to private property, and equality enshrined in the American constitution than the apologist for a philosopher-king, noble lies, and propertyless guardian class».
Malgré les recherches des soixante dernières années, qui ont fortement contribué à accroître notre connaissance de l’Académie, l’école que Platon fonda, aux alentours de 387 av. J.C., reste encore pour nous en grande partie mystérieuse. Son organisation institutionnelle, sa structure pédagogique et son rapport même aux écrits de Platon, notamment, n’ont pas encore révélé tous leurs secrets. L’Académie de Platon (et après lui) fut-elle une école, un centre de recherches, une bibliothèque et une maison d’édition, ou bien tout cela à la fois ? Une chose est sûre, cependant : être membre de l’Académie, du vivant de Platon comme après sa mort, n’a jamais signifié souscrire à une orthodoxie qui aurait permis de faire l’économie de la discussion et du débat d’idées. Il suffit d’examiner les principes fondamentaux des philosophies de Speusippe, Xénocrate et Polémon, successeurs immédiats (dans cet ordre) de Platon après sa mort, pour s’en convaincre. Ainsi, Speusippe abandonna l’hypothèse des Formes intelligibles au profit d’une ontologie des Nombres, tout en développant considérablement le champ d’application de la méthode platonicienne de division. Xénocrate, après lui, tenta de régler les problèmes soulevés par la philosophie de Speusippe mais chercha à réconcilier celle-ci avec la doctrine de Platon et à retrouver les Formes platoniciennes tout en retenant de Speusippe une doctrine mathématique des principes. Le double souci d’orthodoxie et d’innovation de Xénocrate se marqua par ce que nous savons de sa lecture du Timée à partir duquel il semble avoir développé une cosmologie et une épistémologie propres. Son successeur à la tête de l’Académie, Polémon, dont on a longtemps pensé qu’il ne s’était intéressé qu’à l’éthique, fit de même en élaborant sa propre théorie physique dont l’influence sur le stoïcisme fut capitale. Les trois premiers scholarques de l’Académie ne furent donc pas de pâle figures soucieuses de préserver la parole du maître (on ne sait même pas dans quelle mesure ils conservèrent ses écrits et il y a fort à parier qu’ils ne songèrent jamais à conserver le moindre autographe de Platon !), encore moins des gardiens du temple autoritaires : ils furent, comme le fondateur de leur école, d’authentiques philosophes, soucieux de la vérité de leurs démonstrations et du sérieux de leurs interprétations.
Rilanciato con una significativa presa culturale nelle accademie, nella letteratura, nelle discussioni d'amore, nel genere della concordia Platonis Aristotelisque, sostenuto da un vivace dinamismo editoriale e ambiziosamente volto a farsi strada nell'insegnamento universitario, il platonismo conosce nella cultura italiana della seconda metà del XVI secolo un momento di ampia quanto effimera fortuna. 1 Negli anni in cui a Firenze Francesco de' Vieri, detto il Verino secondo, tentava di far rivivere i fasti della restauratio ficiniana, con un lettorato festivo su Platone e la contestuale pubblicazione del Compendio della dottrina di Platone in quello che ella è conforme con la Fede nostra, 2 a Ferrara si andava concretizzando una rinascita platonica sotto l'egida di Francesco Patrizi 1 Per quanto riguarda la diffusione universitaria del platonismo si vedano SCHMITT 1976,
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Archivio di Storia della Cultura, XXXIV (2021), pp. 3-29, 2021
In this article we will consider a new case of dialogue between Platonism and Christianity in Alexandria in the first half of the fifth century A. D., which has as its main figures the Neoplatonist Hermias and the Patriarch Cyril. After an analysis of the historical and philosophical context of the city of the Pharos, we will move on to sift through Hermias’ Commentary on Plato’s Phaedrus, so as to reveal how Cyril’s anti-subordinationist lexicon did penetrate into Hermias’ text. Indeed, Hermias makes use of the subordinationist formula, reprimanded by Cyril, in order to convey Socrates’ subordinate role to the gods. In this way, we will show, on the one hand, that Hermias cannot possibly be regarded as a mere spokesperson of Syrianus, as the vulgate states, and, on the other, that the figure of Socrates has been tailored on the model of Christ’s one in order to facilitate the integration between Christians and Pagans in Alexandria in the first half of the fifth century A. D.
'Platonismo' e 'Platonismi' nella Tarda Antichità
'Platonismo' e 'Platonismi' nella Tarda Antichità, «ΚΟΙΝΩΝΙΑ» 43 (2019), pp. 451-458, 2019
Referee. Prima della pubblicazione, tutti i saggi sono sottoposti a peer review obbligatoria da parte di due referee. Il referaggio è a doppio anonimato. Il giudizio del referee potrà essere a) positivo, b) positivo con indicazione di modifiche, c) negativo. In caso di due referaggi nettamente contrastanti, il testo verrà inviato ad un terzo referee.
The International Journal of the Platonic Tradition, 2015
In his commentary on Plato’s Cratylus, Proclus (5th century ad) interprets the dialogue not as a mere work on logic or linguistics, but as having a full psychological and theological import. Late ancient Platonists had already proposed a similar reading for another Platonic dialogue, i.e. the Parmenides. In that case too they rejected the logical interpretation, and aimed to find in the text the description of the hierarchy of reality, particularly of the highest beings. As a result, the Parmenides was seen as the accomplished expression of Plato’s theology. Proclus too draws a comparison between the Cratylus and the Parmenides in order to stress their theological significance. He also contrasts Plato’s dialectic (which he considers as a synthesis of logic and ontology/theology) with Aristotle’s dialectic (which he sees as mere logic). Proclus’ interpretation of dialectic is best understood if it is compared to the doctrines of his master Syrianus and of one of his co-disciples, i.e...
'Platonismo' e 'Platonismi' nella Tarda Antichità, «ΚΟΙΝΩΝΙΑ» 43 (2019), pp. 451-458.
ΚΟΙΝΩΝΙΑ, 2019
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L'eleutherìa tra Erodoto e Platone: alcune considerazioni
Agorà n. 1 - ISSN 3035-2371, 2024
In queste pagine saranno presi in considerazione due brani, uno di Erodoto e l'altro di Platone, che hanno in comune il tema dell'eleutherìa, la libertà. I brani sono impaginati in modo da simulare la seconda prova dell'esame di stato per il liceo classico
Platonismo e astrologia a Bisanzio nel IX secolo: il caso del Perì Katarchôn di Massimo
Platonismus und Esoterik in byzantinischem Mittelalter und italienischer Renaissance, 2013
Dieses Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. © 2o13 Universitätsverlag Winter Heidelberg GmbH Imprimé en Allemagne • Printed in Germany Druck: Memminger MedienCentrum, 87700 Memmingen Gedruckt auf umweltfreundlichem, chlorfrei gebleichtem und alterungsbeständigem Papier Den Verlag erreichen Sie im Internet unter: www.winter-verlag-hd.de Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.d-nb.de abrufbar. Gedruckt mit Unterstützung der Deutschen Forschungsgemeinschaft.
Idea della lettera – Platone come philos del ponos
L'elaborato tenta di tradurre, leggere e interpretare la settima epistola come lo sforzo tutto platonico di affrontare tre crisi della filosofia e storia auto-biografica di Platone: la crisi politica caratterizzata dal difficile rapporto di comunicazione con il tiranno siracusano Dionisio II; la crisi linguistica, dove la politica tirannica corrisponde ad una retorica prettamente manualistica e sofistica; la crisi pedagogico-etica, dove la filosofia deve intervenire epistolarmente per riconoscere a se stessa e ad altri – ai cosiddetti Dionei – i rischi di incomunicabilità, di fallimento politico e di vuoto paideutico. Lo stesso rischio di una filologia che, volendo essere filosofica, si riscopre, proprio nello studio di un testo così complesso come quello della settima, incapace di logos e di scienza: si riscopre forse, nella sua stessa crisi decisionale, in-autentica?